La qualità della vita migliore? Sta “in provincia”. Con buona pace dei milioni di persone che abitano nelle grandi città. E' la fotografia scattata da Legambiente, e contenuta nel dossier Ecosistema urbano 2010, l'annuale report che l'Associazione ambientalista promuove tenendo conto degli indici di sostenibilità delle città del nostro Paese.
La qualità della vita migliore? Sta “in provincia”. Con buona pace dei milioni di persone che abitano nelle grandi città. È la fotografia scattata da Legambiente, e contenuta nel dossier Ecosistema urbano 2010, l’annuale report che l’Associazione ambientalista promuove tenendo conto degli indici di sostenibilità delle città del nostro Paese.
Nella ricerca effettuata per il 2010, la palma di città più eco friendly d’Italia va a Belluno, davanti a Verbania, che – per inciso – si sono scambiate le posizioni raggiunte nel documento di Legambiente pubblicato nel 2009, con Parma classificatasi ancora una volta al terzo posto, davanti a Trento (sesta nel 2009), Bolzano (che “scende” di una posizione), Siena (anch’essa calata di un punto), La Spezia (che invece ha guadagnato una posizione), Pordenone, Bologna (confermata al nono posto) e Livorno. Come negli anni scorsi, sono le città “minori” (quelle che non superano i 100mila abitanti) ad essere state individuate come i centri “migliori”.
Piccole città crescono, grandi centri… crollano
I 103 capoluoghi di provincia sono stati studiati attraverso le indicazioni giunte da 125 “voci” che costituiscono gli elementi utili per la valutazione della qualità complessiva della vita: efficienza del sistema di trasporti pubblici, ampiezza della superficie verde per ciascun abitante, efficienza della rete idrica e di acque depurate, qualità dell’aria, presenza, dislocazione e lunghezza delle piste ciclabili , diffusione degli impianti di energie rinnovabili, efficacia nella raccolta e gestione dei rifiuti e della differenziata.
In proporzione, ci sono città che andrebbero premiate non tanto per avere raggiunto, nella classifica di Legambiente, delle posizioni “al vertice” sulla propria sostenibilità, quanto per il vistoso balzo in avanti compiuto in questo senso. A nord o a sud, non fa differenza.
È il caso, ad esempio, di Pordenone, classificata in ottava posizione (al “numero 37” nel 2009), di Oristano, classificata in 22. posizione (era 74. l’anno scorso), di Avellino (in 29. posizione dopo essere salita dall’80. posto del 2009), di Sondrio, salita di ben 38 posizioni (dalla 73. dell’anno scorso alla 35. del 2010), Isernia (quest’anno 52. dopo essere stata 95.).
Il “premio”, per questi capoluoghi, ha riguardato dei risultati concreti ottenuti nel miglioramento del trasporto pubblico, della qualità dell’aria, nella depurazione delle acque.
Tuttavia, la sorpresa, più che nel “premio” ai centri meno popolosi, sta tutta nel crollo delle città più popolose. Scorrendo la classifica, infatti, fra le prime posizioni non c’è nemmeno l’ombra di un capoluogo di regione fra quelli che, di solito, “fanno peso” nei sondaggi. Niente Roma, che… brilla per la sua presenza addirittura al 75esimo posto (l’anno scorso era alla posizione “numero 62”), principalmente per colpa delle pessime condizioni del traffico veicolare, ma non solo. Si punta il dito (e sono parole dei dirigenti regionali di Legambiente) sull’incapacità di migliorare la qualità della vita dei suoi cittadini: “Roma – afferma Cristina Avenali, direttore di Legambiente Lazio – si ritrova ripiegata su sé stessa, bloccata da politiche ambientali che non progrediscono”.
Anche Milano non se la passa molto bene: immediatamente alle spalle della Capitale, la metropoli lombarda ha perso 17 posizioni dall’anno scorso (ma non è iniziato proprio a Milano, nei mesi scorsi, l’ecopass esteso ai veicoli a gasolio Euro 4?), a causa del peggioramento nella qualità dell’aria, anche se rispetto a Roma la quantità di rifiuti differenziati è più elevata.
In fondo alla classifica c’è sempre il sud
Purtroppo, a chiudere la graduatoria ci sono per la maggior parte i capoluoghi di provincia meridionali. E si nota, in negativo, il “primato” della Sicilia, che negli ultimi venti posti in classifica presenta ben otto capoluoghi e la ben triste situazione di Catania, ultima assoluta (103. posizione: come nel 2009) e, cose che è ancora più importante, protagonista negli ultimi anni di un costante declino: 94. nel 2007, 101. nel 2008 e ultima l’anno scorso.
Piergiorgio Pescarolo
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