Al posto dei giocattoli loro imbracciano i kalashnikov, sono oltre 250mila i bambini coinvolti in conflitti in tutto il mondo e oltre un miliardo, quelli che vivono nei 42 paesi in guerra.
Al posto dei giocattoli loro imbracciano i kalashnikov, sono oltre 250mila i bambini coinvolti in conflitti in tutto il mondo e oltre un miliardo, quelli che vivono nei 42 paesi in guerra.
I bambini sono usati come messaggeri, combattenti, facchini, cuochi e spie, mentre le bambine sono abusate e violate. In comune hanno un’infanzia negata e la violazione di qualsiasi diritto.
Sono i dati Unicef a mostrare un quadro inquietante della condizione che i minori vivono nelle zone in cui sono in corso conflitti.
Il problema è più grave è sicuramente quello africano, ma non sono immuni dal fenomeno anche Asia e America che reclutano minori nelle forze armate. Bambini e adolescenti dagli 8 ai 16 anni che vivono tra munizioni e armi, trattati brutalmente e puniti al pari degli adulti.
Anche le bambine sono reclutate e soggette a stupro e violenze sessuali, in Etiopia secondo le stime, formano il 30% delle forze di opposizione armata. Nel Sud Sudan, nel 2016 sono stati reclutati 1300 minori e dall’inizio del conflitto oltre 17mila.
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Nello stesso paese, a queste vanno aggiunte altre drammatiche cifre: 2.342 i minori uccisi o mutilati, 3.090 quelli rapiti, 1.130 quelli vittime di abusi sessuali.
I bambini si ritrovano così a maneggiare armi automatiche e leggere, non chiedono soldi, sono facilmente malleabili nell’addestramento, hanno l’incoscienza del pericolo legata alla loro età. Per questo, fanno gola agli eserciti che durante il reclutamento distruggono i documenti in cui viene svelata la loro vera età.
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Succede poi che alcuni si arruolano come volontari, per esempio nelle Repubblica Democratica del Congo. Sono per la maggior parte delle volte orfani e ragazzi di strada che vedono l’entrata nell’esercito come un’alternativa o ancora bambini che si sacrificano per evitare che vengano inflitte violenze alle loro famiglie.
“Non possiamo aspettare la pace per aiutare i bambini intrappolati nelle guerre. Dobbiamo investire in interventi concreti per tenerli lontani dalle linee di combattimento, soprattutto attraverso l’istruzione e il sostegno economico alle famiglie” afferma il presidente dell’Unicef Italia, Giacomo Guerrera.
Da anni, l’Unicef promuove interventi per i minori e nel 2015 è riuscito a far rilasciare più di 10mila bambini da forze o gruppi armati, contribuendo a reintegrare in famiglia e nella società circa 8mila di loro.
Ma sono ancora tantissimi coloro che rimangono vittime o sono testimoni di indicibili crudeltà.
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I paesi in cui ci sono bambini soldato
- Afghanistan. I bambini sono reclutati e utilizzati come attentatori per suicidi, fabbricazione di armi e trasporto di esplosivi sia dai talebani che dalla Haqqani Network.
- Repubblica Democratica del Congo. I bambini dagli otto anni in su e a volte anche da prima vengono reclutati come combattenti, cuochi o facchini. Le bambine usate come schiave sessuali.
- Iraq e Siria. I bambini sono le vittime dei gruppi armati e dell’Isis, sono addestrati militarmente, presidiano posti di blocco, sorvegliano punti strategici. Sono utilizzati come attentatori suicidi e assistono alle esecuzioni.
- Sud Sudan. Nel 2016 sono stati reclutati 1300 minori e dall’inizio del conflitto oltre 17mila. A queste vanno aggiunte altre drammatiche cifre: 2.342 i minori uccisi o mutilati, 3.090 quelli rapiti, 1.130 quelli vittime di abusi sessuali.
- Repubblica Centrafricana. A otto anni i bambini sono reclutati e utilizzati da tutte le parti coinvolte nel conflitto, per prendere parte direttamente alle violenze etniche e religiose.
- Ci sono ancora Colombia e parecchie zone dell’America Latina e la maggior parte degli stati africani.
Dominella Trunfio