Un team di scienziati che studiano i Pfas hanno stilato un elenco di prodotti di uso comune in cui non ci aspetteremmo di trovarli
Torniamo a parlare ancora una volta di Pfas, sostanze subdole, invisibili e pericolose, presenti in molti prodotti di uso comune. E non immaginate neppure in quanti! A svelarci dove si trovano (e parliamo di oltre 200 tipologie di prodotti) sono alcuni ricercatori che studiano proprio i Pfas da diversi anni, supportati dal Global PFAS Science Panel.
I Pfas sono purtroppo ovunque e tutti, chi più chi meno, siamo esposti a queste sostanze che possono influire negativamente sulla nostra salute in molti modi. Diversi studi hanno evidenziato infatti che i Pfas possono favorire la comparsa di cancro ai reni e ai testicoli, colesterolo alto, colite ulcerosa, malattie della tiroide, danni al fegato, basso peso alla nascita, risposte immunitarie ridotte e questi sono solo alcuni dei potenziali effetti negativi.
È troppo sottovalutato il fatto che queste sostanze siano presenti, anzi onnipresenti, in molti prodotti di uso comune. Quali sono? Sul The Guardian, Juliane Glüge, Martin Scheringer e Gretta Goldenman, ricercatori che studiano i Pfas, hanno fatto sapere di aver trovato tracce di tali sostanze in più di 200 tipologie di prodotti.
“Le migliaia di sostanze chimiche note come PFAS (sostanze per- e polifluoroalchiliche) sono chiamate ” forever chemicals” (sostanze chimiche per sempre, n.d.r) a causa della loro estrema resistenza alla degradazione, chiamata “persistenza”. Ognuno di noi porta queste sostanze chimiche nel proprio corpo e le persone continueranno ad essere esposte per le generazioni a venire” scrivono gli scienziati.
I ricercatori hanno deciso di verificare l’ampiezza dell’utilizzo di queste sostanze chimiche per capire meglio se effettivamente tutti questi usi siano realmente necessari. Quello che hanno scoperto lo definiscono “inquietante”.
“I Pfas sono utilizzati in quasi tutti i settori industriali e in una gamma di prodotti di consumo molto più ampia di quanto ci aspettassimo. Complessivamente, abbiamo trovato Pfas in più di 200 categorie di utilizzo. Conoscevamo già i Pfas in schiume antincendio, refrigeranti, batterie agli ioni di litio, tappeti, tessuti impermeabili, cere da sci, contenitori di carta e cartone per fast food, forme per muffin, sacchetti per popcorn e filo interdentale”.
Ma anche tanti altri oggetti insospettabili nascondono la presenza di Pfas e i ricercatori hanno stilato un elenco.
Pfas, ecco dove non ti aspetteresti di trovarli:
- Erba sintetica
- Munizioni
- Conservazione dei libri
- Lubrificanti per biciclette
- Corde da arrampicata
- Lenti a contatto
- Cosmetici (praticamente in tutti: lozioni per il corpo, fondotinta, fard, trattamento per cuticole, crema per gli occhi, matita per gli occhi, ombretto, mascara, rossetto, crema idratante, struccante, smalto per unghie, polvere, shampoo, creme per capelli, balsami, lacca per capelli, mousse per capelli, crema da barba , crema solare)
- Filtri per vini
- Linee per la pesca
- Rivestimenti per corde di chitarra e tasti di pianoforte
- Finestre delle serre
- Igienizzanti per le mani
- Telefoni cellulari (cavi isolati, circuiti stampati-semiconduttori, rivestimenti per schermi con fluoropolimeri resistenti alle impronte digitali)
- Packaging farmaceutico
- Celle fotovoltaiche
- Lubrificanti per accordatura di pianoforti
- Pesticidi utilizzati per tenere lontane le zanzare
- Toner e inchiostro da stampa
- Bonifica del suolo
- Trattamento e purificazione dell’acqua
- Rivestimenti delle pale dei mulini a vento
Che cosa si può fare per arginare questa situazione? Gli scienziati sono molto chiari e scrivono:
“La via da seguire dovrebbe essere quella di regolamentare tutti i PFAS come classe. Siamo incoraggiati dagli sforzi di diversi paesi europei per sviluppare un regolamento che eliminerà tutti gli usi non essenziali di PFAS all’interno dell’Unione Europea entro il 2030. Ma dobbiamo anche cambiare la percezione tra i consumatori, all’interno dell’industria e in altri produttori di PFAS paesi, inclusi gli Stati Uniti”.
Avevano ragione comunque a definire la situazione “inquietante”.
Fonte: The Guardian
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