La sindrome del bambino tiranno o del figlio imperatore: un problema comportamentale che riguarda i bambini da piccoli all'età dell'adolescenza. Come intervenire.
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Addio autorità genitoriale: i piccoli arroganti tiranni crescono. E agiscono di conseguenza (tra le mura domestiche o in pubblico): comandando, facendo in modo di averla sempre vinta.
Utilizzano urla, insulti, umiliazioni, aggressioni anche fisiche nei confronti dei propri genitori (e poi, all’occorrenza, anche con gli altri adulti – come parenti, insegnanti o educatori – che entrano nella loro vita quotidiana).
Non si tratta di meri “capricci” ma di un disturbo del comportamento: la “sindrome del figlio imperatore”.
I dati, secondo alcuni studi condotti soprattutto in America e in Spagna, sono preoccupanti: il fenomeno riguarda un numero sempre più importante di bambini e adolescenti ed è in crescita anche in Italia.
Cos’è
Forte impulsività, scarso affetto per i genitori, mancanza di coscienza, poca empatia e motivazione, aggressività incontrollata, capacità di manipolare, insofferenza alle regole e al mancato soddisfacimento dei propri desideri: sono alcune delle manifestazioni tipiche di questa sindrome che assume picchi di violenza in particolare nell’adolescenza (periodo già di per sé “sensibile” a causa dei cambiamenti che avvengono – nei giovani – a livello fisiologico, sessuale, emotivo e psicologico e dei processi di ricerca di una propria identità e indipendenza rispetto ai genitori).
Secondo molti pediatri la sindrome deriva in parte da cause genetiche ma un ruolo importante lo giocano i fattori familiari e ambientali, tra cui l’imperante cultura materialista e consumistica, in cui si tende a fornire risposte materiali e si dà meno spazio a tempo, condivisioni affettive e un’educazione “approssimativa” e distante, che non accompagna e sostiene (gli studi rivelano che si tratta quasi sempre di famiglie con genitori troppo permissivi o disinteressati ai propri figli oppure, al contrario, iperprotettivi, che – per rendere felice il proprio bambino o per evitare qualsiasi conflitto o problema – non sanno dire di no).
Questa incapacità di fondo (o disattenzione o difficoltà) ad amare e sostenere i figli, in modo adeguato, nel loro processo di crescita conduce inevitabilmente ad una loro risposta che è, in fondo, di sopravvivenza: da “dittatori” ristabiliscono infatti, seppur in modo alterato e inappropriato, la centralità della loro richiesta di amore e autentica visibilità.
Come riconoscerla
La sindrome del bambino tiranno (o imperatore) evidenzia quindi:
- un edonismo profondo: il bambino cerca il suo piacere, non ha sviluppato alcun senso del dovere e del rispetto degli altri o dei compromessi di una vita di comunità;
- un grande egocentrismo che non si plasma e modifica crescendo: non sviluppano empatia e sentimenti verso gli altri;
- una bassa capacità di tollerare le frustazioni e i fallimenti: per questo non sopporta che i suoi desideri non vengano soddisfatti e, in tal caso, può “esplodere” con comportamenti anche aggressività;
- grande capacità di manipolazione dei genitori; abilità nell’individuarne i punti deboli per usarli a loro favore;
- poco senso di responsabilità personale, incapacità di ammettere e imparare dai propri errori (e le loro conseguenze) e di farne tesoro, di apprendere dall’esperienza;
- scarse abilità sociali;
- aggressività anche fisica, specialmente nei confronti della madre
- un’infelicità di fondo.
Come agire per arginarla
Come agire, in questi casi? In generale, per prevenire la sindrome del bambino imperatore è necessario ripristinare, con affetto e costanza, delle linee educative: un lavoro che i genitori dovranno fare insieme (senza contrasti o visioni differenti perché, se ce ne sono, il figlio ne approfitterà immediatamente), allargando questo nuovo “modello” anche alle persone che normalmente si prendono cura dei bambini.
In termini pratici, si può tradurre così:
- stabilire regole e limiti (in base all’età e alla maturità del bambino)
- creare nuove routine: orari per mangiare, fare i compiti, piccoli aiuti in casa in base all’età, andare a dormire
- indicazioni precise su come regolare il tempo libero, le conseguenze di comportamenti sbagliati
- insegnare a gestire le emozioni in modo assertivo
- migliorare la loro autostima per aiutarli ad affrontare ogni situazione o problema in modo positivo.
Si tratta di un nuovo cammino verso i valori e l’amore, il rispetto della propria famiglia, l’appartenenza ad una comunità e la condivisione della solidarietà e dell’impegno reciproco. Non serviranno le minacce, le urla e tantomeno schiaffi: piuttosto sarà importante fissare delle regole, valide per ogni membro familiare, nel rispetto dei differenti ruoli e posizioni, che tutti devono iniziare a rispettare. Se la situazione fosse particolarmente impegnativa, occorrerà richiedere un supporto professionale di un educatore o uno psicologo.
Va da sé che la strada non sarà breve: l’educazione è “una gara di fondo”; ma attenzione, amore, presenza potranno piano piano realizzare la differenza e contribuire alla trasformazione del bambino: da tiranno a saggio imperatore di se stesso, pronto a rimettersi in discussione, in relazione empatica con gli altri. Più felice non solo nel presente ma anche, poi, da adulto.
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Anna Maria Cebrelli