Quello che le pupille dicono di te, a tua insaputa

Le nostre pupille parlano di noi: quando si dilatano, quando si restringono svelano i nostri stati emotivi e mentali. Le conseguenze nella comunicazione con l'altro.

Tieni sempre sott’occhio le tue pupille? No, non si sta parlando in senso metaforico di oggetti o persone che ami ma del foro al centro dell’iride che permette l’ingresso della luce nel bulbo oculare. Specialmente se ti trovi di fronte ad una donna o, in generale, a persone con gli occhi chiari (spontaneamente più attente ai segnali pupillari), proprio quella parte dei tuoi occhi potrebbe infatti rivelare informazioni che tu non vorresti, invece, condividere con nessuno.

Ad esempio: se ti è stato affidato un compito intellettivo per te molto impegnativo, le tue pupille si dilateranno. Più l’incarico è difficile, tanto più il loro diametro aumenterà: la conferma viene dalla ricerca di Hess e Polt, pubblicata su un numero di Scienze del 1964. Quindi: la pupilla si allarga, si allarga, si allarga.

Ma se il carico comincia a diventare troppo pesante, allora torna indietro, si restringe: quando la portata del compito supera del 25% le capacità personali e il cervello è ipersaturato, il segnale della pupilla – secondo un’altra ricerca, condotta da Poock nel 1973 – è inequivocabile. L’apertura torna alle sue dimensioni originarie.

Una grande pupilla è anche segno di interesse vivace, reale; nel 1977, i ricercatori Bianco e Maltzman in un esperimento hanno fatto ascoltare dei brani estratti da tre libri: un racconto erotico, una pagina con contenuti emozionali “neutri” e la descrizione di una mutilazione. I risultati, in sintesi: gli occhi dei partecipanti si sono dilatati ad ogni inizio storia ma hanno mantenuto l’apertura (quindi l’interesse) solo nella prima e nell’ultima lettura. Appena 10 secondi dopo l’inizio del brano “neutro”, le pupille sono ritornate come prima. Insomma: cala la palpebra, a volte… ma anche la pupilla. E si restringe ancor di più davanti ad immagini scioccanti, raccapriccianti, inquietanti, disgustose.

Se arriva un dolore fisico improvviso, le pupille si dilatano. Lo stesso accade quando si vedono le foto di politici vicini al proprio orientamento (si chiudono rapidamente, invece, appena compaiono rappresentanti dei partiti “avversari”).

Parlando di sostanze: alcool e oppiacei fanno diventare la pupilla piccolissima; anfetamina, cocaina, LSD la aprono tantissimo (anche più di 6,5 millimetri, come ha rivelato una ricerca di Richman del 2004).

Un gruppo di lavoro guidato da Bernick nel 1971 ha consentito di dimostrare che quando un uomo o una donna sono sessualmente eccitati, i loro occhi, anzi pupille, si dilatano. Eccome se si dilatano. E se i maschi, in particolare, percepiscono le donne (con pupille ampie) come più femminili e sensuali, il viso di chiunque appare più bello, più armonioso e più felice se lo sguardo è aperto.

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Riassumendo: tipicamente le pupille si allargano quando per noi la situazione è bella, interessante, piacevole, stuzzicante o impegnativa ma gestibile, oppure c’è un primo allarme e bisogna fare attenzione, avere tutto sotto controllo, vedere bene cosa sta succedendo. Al contrario si restringono, fanno passare meno luce, quando c’è qualcosa che non vogliamo affrontare, perché “troppo” gravoso, spiacevole, doloroso.

Diciamocelo: nella maggior parte dei casi non è per nulla facile riconoscere “consapevolmente” il movimento delle pupille altrui o la variazione rispetto ad una condizione di “normalità”; però – come ha evidenziato uno studio recente realizzato leggendo le immagini delle risonanze magnetiche funzionali – a livello inconscio notiamo la differenza, elaboriamo questa informazione non verbale e, istintivamente, di conseguenza, ci può venire spontaneo di avvicinarci o allontanarci, fidarci o meno dell’individuo che abbiamo davanti.

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Ps: per questo le lenti scure sugli occhiali sono una piccola barriera nella comunicazione: non consentono il contatto visivo, dunque l’accesso a tutte le informazioni più intime. Ed ecco spiegato pure il leggero, quasi impercettibile disagio che si può avvertire parlando faccia a faccia con una persona che indossa gli occhiali da sole.

Sotto sotto in fondo c’è l’amigdala, pronta ad avvisarci: “occhio, non si sa mai”!

Anna Maria Cebrelli

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