I soldi non fanno la felicità, però aiutano? Non è detto che i Paesi ricchi con popolazione benestante dal punto di vista economico siano davvero felici.
I soldi non fanno la felicità, però aiutano? Considerare i soldi come un mezzo per vivere meglio e da usare bene può essere un modo saggio per gestire il proprio denaro.
I problemi arrivano quando la società inizia a basare il proprio prestigio sul quantitativo di denaro accumulato. Eppure non è detto che i Paesi ricchi con una popolazione benestante dal punto di vista economico siano davvero felici. Vogliamo concentrarci soprattutto sulla prospettiva di voler ottenere una felicità duratura.
Progresso e accumulo di ricchezza non sono una garanzia di felicità, come dimostrano le illustrazioni di John Holcroft che abbiamo inserito in questo articolo. L’illustratore britannico si ispira alle pubblicità anni Cinquanta per criticare con la satira la nostra società avida e senza etica.
Il paradosso di Easterlin, chiamato anche paradosso della felicità, venne formulato nel 1974 da Richard Easterlin, un professore di economia dell’Università della California, membro dell’Accademia Nazionale delle Scienze.
Secondo Easterlin, la vera felicità delle persone dipende molto poco dalle variazioni di reddito e di ricchezza. Il paradosso di Easterlin è molto semplice da spiegare. L’esperto di economia ha osservato che quando aumentano reddito e benessere economico la felicità umana aumenta, ma solo fino ad un certo punto, e poi comincia a diminuire seguendo una curva ad U rovesciata.
A partire da questo paradosso, ecco che l’idea di misurare la felicità delle nazioni sulla base del Prodotto Interno Lordo (PIL) ha cominciato a vacillare. Le popolazioni dei Paesi industrializzati sembravano in realtà meno felici e più stressate di quanto ci si aspettasse dalle loro condizioni economiche positive.
Così alcuni esperti, pur continuando a tenere in considerazione il PIL, hanno cominciato a valutare il BIL, cioè il Benessere Interno Lordo degli abitanti di una certa nazione, città o regione. Secondo alcune valutazioni del BIL condotte qualche tempo fa dall’OCSE, il benessere della popolazione non dipende soltanto dal denaro a disposizione ma anche dai rapporti sociali, dalle condizioni ambientali, dalla salute, dall’istruzione, dalla partecipazione alla vita politica e dalle attività personali.
Economisti e psicologi hanno iniziato a domandarsi cosa renda davvero felici le persone e su cosa si basi la felicità. Il denaro è un bene che può essere presente al momento, che viene speso oggi e che potrebbe non essere più a nostra disposizione domani. Ecco una delle spiegazioni più semplici secondo cui la vera felicità, cioè una felicità duratura, non può basarsi (solo) sul denaro.
Ritenere che il denaro non faccia la felicità non significa demonizzare il denaro. Possiamo imparare a considerare il denaro di per sé come qualcosa di neutro, né positivo né negativo e a gestirlo al meglio per soddisfare i nostri bisogni.
Ci sono stati numerosi tentativi di spiegare il paradosso di Easterlin. Ad esempio, secondo la teoria dell’adattamento, quando acquistiamo un nuovo bene di consumo viviamo un miglioramento temporaneo ma poi la nostra sensazione di benessere ritorna al livello precedente. Questo perché ci adattiamo in poco tempo alla nostra nuova condizione e dopo un po’ desideriamo cambiare e avere di più. Pensiamo alla felicità di un appassionato di auto nel passare ad un mezzo più potente. All’inizio ci sarà soddisfazione ma dopo qualche anno il mezzo diventerà obsoleto o avrà dei problemi di funzionamento e arriverà il momento di sostituirlo.
Un’altra spiegazione per il paradosso di Easterlin è l’innalzamento del nostro livello di aspirazione al consumo. Ad un certo punto, dopo aver accumulato un determinato numero di beni, non siamo ancora soddisfatti e vogliamo sempre di più. La valutazione della felicità diventa molto soggettiva e nello stesso tempo legata a ciò che possediamo. Ci sentiamo felici dopo aver comprato un paio di scarpe nuove ma dopo qualche tempo questa sensazione di benessere svanisce e la tentazione di appagarci con un altro paio di scarpe diventa sempre più forte.
Forse il mondo in cui viviamo ci porta ad una percezione distorta della felicità. Il denaro e i beni materiali sono sempre qualcosa di transitorio, ecco perché una felicità duratura non può contare solo su di essi e dunque è presto spiegato il motivo per cui la felicità legata all’acquisto di nuovi oggetti tenderà a svanire presto.
In conclusione, denaro e beni materiali, da soli, non possono garantirci una felicità duratura. Per spiegare le motivazioni della felicità di una persona non possiamo soffermarci soltanto sul suo livello di ricchezza. Diventano importanti le sue relazioni sociali, i suoi legami con gli altri, le amicizie, la situazione famigliare, gli hobby e le passioni, lo stato di salute, il lavoro svolto e la stabilità emotiva.
Ciò non significa che i soldi non contino nulla, ma semplicemente che per vari motivi non possono garantirci una felicità profonda e completa. Immaginiamo di esserci impegnati per tutta la vita per guadagnare molto denaro. Nel frattempo però tutti gli altri aspetti della nostra esistenza sono andati a rotoli perché non ci siamo presi cura a sufficienza della nostra famiglia, delle relazioni con gli altri o della nostra salute.
Cosa avremo ottenuto? Molto denaro, una felicità parziale legata al patrimonio accumulato e ben poco altro di positivo.
Cosa vi rende davvero felici al di là del denaro?
Illustrazioni di John Holcroft
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