Da due studi preliminari condotti in Spagna emerge come il grosso carico del lavoro in casa (e non) durante la pandemia ricada ancora una volta sulle donne
Le prime inchieste condotte in Spagna durante la fase di lockdown e che vedono protagoniste le famiglie alle prese con il lavoro e la gestione dei figli, mostrano che gli uomini partecipano di più in casa, ma che l’onere principale continua a ricadere sulle donne. Queste sono anche le più flessibili nel lavoro e nelle altre attività di cui si occupano.
Con le scuole e le mense chiuse, i nonni isolati e magari senza neppure una babysitter che dà una mano, le famiglie alle prese con il lavoro da casa e contemporaneamente la gestione dei bambini si trovano in un momento di estrema difficoltà. Ve ne avevamo parlato in un articolo proprio ieri.
Diverse indagini in corso stanno valutando l’impatto che la pandemia ha avuto (e avrà) sulla distribuzione dei compiti in casa e sull’uguaglianza di genere. I primi risultati non sono particolarmente incoraggianti: gli uomini partecipano un po’ più, ma il carico principale continua a ricadere sulle donne.
E’ questo fondamentalmente quanto emerge da uno studio preliminare condotto in Spagna dagli economisti Lídia Farré e Libertad González, che hanno pubblicato un articolo con i risultati ottenuti su Nada es Gratis, blog di economia spagnola.
L’indagine mostra una variazione nella distribuzione dei compiti durante il lockdown. La partecipazione degli uomini aumenta un po’ in tutto: dalla pulizia della casa alla crescita dei figli, dal preparare pranzo e cena a fare lavatrici. Tale aumento, tuttavia, non compensa la crescita del lavoro non retribuito che è ricaduto sulle famiglie a causa della pandemia e le donne continuano a essere coloro che gestiscono la maggioranza dei compiti.
In Spagna, le donne dedicano in media il 56% del loro tempo a compiti non retribuiti, mentre gli uomini solo il 30%.
Sottolineano le autrici che, andare a fare la spesa o comprare beni di prima necessità è l’unico compito che gli uomini eseguono più delle donne (ma guarda caso è anche l’unico che richiede la necessità di uscire di casa oltre che una delle poche motivazioni per farlo in tempi di pandemia!).
Questo studio si basa su osservazioni relative a circa 5.500 persone, ma il campione non è del tutto rappresentativo perché ottenuto tramite sondaggi volontari. Farré e González stanno continuando le indagini per avere informazioni più ampie e dati più definitivi.
Anche i docenti del Dipartimento di sociologia e antropologia sociale dell’Università di València (UV), Cristina Benlloch ed Empar Aguado, insieme al politologo-avvocato Anna Aguado, stanno portando avanti un’indagine per scoprire in che modo il confinamento dovuto al coronavirus abbia influenzato il telelavoro e la divisione dei compiti all’interno delle famiglie. Anche in questo caso, quello che sta emergendo è che le donne in smart working sopportano la maggior parte dello stress derivante da questa situazione.
Se sono mamme, poi, questo è ancora più vero considerando che dall’indagine emerge che il monitoraggio scolastico dei figli e delle figlie in età scolare viene svolto soprattutto dalle madri, un fattore che è diventato un “elemento di ansia e stress aggiunto” al già difficile compito di lavorare da casa.
Spesso poi le donne tendono a facilitare gli orari di telelavoro del proprio partner mostrando loro una maggiore flessibilità: Come sottolinea Cristina Benlloch:
“è normale per le madri il telelavoro nelle prime ore del mattino, ritardando il momento di andare a letto o alzandosi prima del resto dei membri della famiglia. (…) in alcuni casi devono cercare di facilitare il lavoro o il telelavoro dei loro partner, nel caso in cui l’orario di lavoro della coppia sia rigido”.
Anche questo studio evidenzia come, in alcune coppie, ci sia una “maggiore volontà” da parte degli uomini di svolgere compiti che in genere prima non li riguardavano, come fare lavatrici, cucinare, fare la spesa o condividere più ore di gioco con i bambini.
Lo studio, alcune delle cui conclusioni sono state pubblicate in un articolo sulla piattaforma di divulgazione scientifica “The Conversation”, come il precedente, è stato condotto tramite interviste telefoniche e indagini online a partecipazione volontaria.
Anche se si tratta di studi preliminari da confermare, dalle indagini effettuate emerge con chiarezza un quadro che fa notare come questa pandemia stia accentuando le già tristemente presenti disparità di genere. E in Italia purtroppo la situazione è molto simile.
Fonti di riferimento: Nada es Gratis / L’Avanguardia
Leggi anche: