Coronavirus: primo caso in tribù remota dell’Amazzonia, è un 15enne. Si teme sterminio degli indigeni

Il coronavirus arriva anche in una delle tribù più remote della Terra, nel cuore dell'Amazzonia brasiliana. Un ragazzo di 15 anni è in terapia intensiva

Anche le tribù più remote del mondo stanno facendo i conti col coronavirus, rischiando seriamente la scomparsa. La tribù amazzonica di Yanomami, che vive tra Brasile e Venezuela purtroppo ha registrato il primo caso di contagio. Un ragazzo di soli 15 anni è stato infettato dal Covid-19.

Il giovane indigeno dal 3 aprile è ricoverato in gravi condizioni in terapia intensiva al General Hospital di Roraima, lo stato più settentrionale del Brasile.

Inizialmente risultato negativo, ha continuato a lamentare i sintomi tipici allarmando la comunità. Dopo essere stato sottoposto a un secondo esame è risultato positivo. Secondo il Segretariato speciale brasiliano per la salute indigena, il ragazzo è stato ricoverato in un’unità di terapia intensiva dopo essersi presentato con respiro corto, febbre, mal di gola e dolore al pet

Si ritiene che la tribù Yanomami sia la più grande popolazione indigena in Brasile e occupa oltre 200 villaggi. Si tratta di una comunità remota ma il coronavirus è arrivato anche lì. Il ragazzo era tornato nella riserva di Yanomami di 26.000 abitanti, sulle rive del fiume Mucajaí, a marzo quando la sua scuola aveva interrotto le lezioni a causa della diffusione del virus.

La nuova diagnosi ha suscitato il timore che le comunità indigene in Amazzonia non saranno in grado di resistere a uno scoppio significativo di casi di COVID-19.

Dopo il 15enne, altri 7 membri della tribù hanno contratto il coronavirus negli stati amazzonici di Pará, Amazonas e Roraima. I medici brasiliani temono che le comunità indigene del paese affrontino una crisi senza precedenti.

Gli anziani della comunità sono più vulnerabili agli effetti letali del Covid-19 e le loro morti priverebbero le tribù dei capi, col rischio di disordini interni. Per affrontare l’epidemia e contenere gli eventuali contagi, i membri di alcune comunità si stanno dividendo e isolando in piccoli gruppi.

La dottoressa Sofia Mendonça, ricercatrice dell’Università Federale di San Paolo, ha spiegato:

“Esiste un rischio incredibile che il virus si diffonda attraverso le comunità native e li stermini. Si ammalano tutti, perdi tutti gli anziani, la loro saggezza e organizzazione sociale. È il caos”.

Il presidente della Federazione delle organizzazioni indigene di Rio Negro (Foirn) Marivelton Baré ha affermato che alcune comunità locali sono “in preda al panico”.

“Dovremo portare il cibo nei villaggi in modo che non si espongano durante questo momento critico.”

Ai membri delle comunità è stato detto di usare smettere di condividere gli utensili per mangiare e di isolare coloro che sono stati infettati dal virus.

“Siamo particolarmente preoccupati per i popoli incontattati perché il coronavirus potrebbe portare al loro sterminio” ha detto Celia Xakriaba, leader indigena brasiliana. “Siamo consapevoli che la pandemia è una crisi per l’intera umanità, ma sappiamo bene che non moriranno tutti i brasiliani. Al contrario, per noi popoli indigeni, il virus costituisce una concreta minaccia di sterminio.”

Prima che i casi fossero confermati, l’Associazione Hutukara Yanomami aveva avvertito che i minatori che continuavano a muoversi nella foresta pluviale rappresentavano un rischio significativo per gli indigeni.

“Questa è una grave minaccia per la nostra salute. Hanno barche, elicotteri e aeroplani, e quindi invadono le nostre terre senza la nostra autorizzazione, portando malattie e distruzione nelle terre forestali”, aveva detto l’Associazione prima ancora che il coronavirus piombasse anche in queste terre remote. “Le autorità devono adottare misure urgenti per prevenire questa circolazione illegale”.

Secondo l’agenzia federale per gli affari indigeni, Funai, nell’Amazzonia brasiliana sono noti 107 gruppi indigeni che non hanno alcun contatto con il mondo esterno. Tuttavia, taglialegna illegale, cacciatori e missionari evangelici operano nei loro territori.

“Se le loro terre fossero protette adeguatamente dagli esterni, i popoli incontattati sarebbero relativamente al sicuro dalla pandemia da Covid19.” ha detto Sarah Shenker, la campaigner di Survival per i popoli incontattati. “Ma molti dei loro territori in questo momento sono invasi e saccheggiati dagli attori del traffico del legname, dell’estrazione mineraria e dell’agro-business – incoraggiati dal presidente Bolsonaro che ha praticamente dichiarato guerra ai popoli indigeni del Brasile. Dove ci sono degli invasori, il coronavirus potrebbe sterminare interi popoli. È una questione di vita o di morte.”

Fonti di riferimento: Survival, BBC News, Sbs

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