Vi siete mai chiesti da dove arrivano le extension di capelli veri? Effettivamente è molto difficile immaginare che dietro alle folte chiome dei colori più svariati si nascondano storie di povertà, di inganni e soprattutto di tradizioni religiose.
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Vi siete mai chiesti da dove arrivano le extension di capelli veri? Effettivamente è molto difficile immaginare che dietro alle folte chiome dei colori più svariati si nascondano storie di povertà, di inganni e soprattutto di tradizioni religiose.
Si trovano ormai in qualsiasi negozio, sono gettonatissime, e non solo tra le star di Hollywood. Sebbene molte provengano dal mercato cinese, è soprattutto quello indiano ad essere il più ambito.
Il viaggio delle extension inizia, infatti, laddove le donne possono vantare splendidi capelli forti, lucenti e lunghissimi, laddove qualcuno ha scoperto che venderli può valere una fortuna da oltre 250 milioni di dollari l’anno.
Le donne che offrono i loro capelli a Vishnu
Con i capelli sciolti, abiti luminosi e pelle colorata dall’hennè ogni anno, centinaia di donne (ma anche uomini) raggiungono a piedi i templi di Tamil Nadu e Andhra Pradesh per adorare Vishnu alla quale offrono in dono i loro capelli.
Il tutto è ovviamente legato a tradizioni indù, ce ne sono differenti. Secondo una delle tante, la divinità maschile dopo un colpo d’ascia in testa, perse parte dei suoi capelli e l’angelo Nila Devi gli offrì qualche ciocca delle sue. Un gesto così apprezzato che da quel momento in poi, mito vuole, che chiunque doni i suoi capelli a Vishnu riceva in cambio un miracolo o la realizzazione dei propri desideri.
Secondo il documentario “Hair India”, i pellegrini indù donano i loro capelli nel tentativo di purificarsi. Il protagonista è sempre Vishnu. La tradizione dice la divinità abbia chiesto un prestito per pagare il suo matrimonio e che i fedeli debbano contribuire a sanarlo offrendogli i loro capelli.
Secondo un’altra tradizione, poi, le donne si rasano per mettere da parte la loro vanità, come la quarantenne Punari Aruna, accompagnata al tempio da 25 parenti. “È la quinta volta che dono i miei capelli, perché offrendoli al dio cedo il mio ego”.
E fin qui non ci sarebbe nulla da discutere. Ogni popolo rispetta le proprie tradizioni, il proprio credo, sia esso induista, musulmano, cattolico. Qui comincia il lato oscuro della storia delle extension: nel momento in cui questo sacrificio religioso si trasforma in un business.
Da sacrificio religioso a business mondiale
Ogni mese i templi indù raccolgono tonnellate di capelli umani perché chiunque, almeno una volta nella vita, si rivolge a Vishnu per chiedere qualcosa in cambio. Ad esempio che il raccolto vada bene, che la figlia si sposi, che gli animali siano in salute. Si tratta inb maggioranza di donne che vivono nella povertà più assoluta.
Il maggior centro di raccolta del mondo è il tempio di Tirupati, dedicato a una reincarnazione della divinità maschile, dove vengono tagliate e smistate oltre 70 tonnellate di capelli l’anno.
I capelli vengono tagliati nei “luoghi della felicità”, al secolo nelle Kalyankattan, 18 grandi stanze dove oltre 650 di barbieri sono pagati una miseria per rasare completamente i capelli delle persone in fila.
Una coda interminabile composta da donne, uomini e tantissimi bambini. Il taglio avviene in maniera netta e veloce: si entra con capelli lunghissimi e si esce con la testa completamente calva. Seduti sul pavimento, i barbieri tagliano prima la coda di cavallo con le forbici, subito dopo usano il rasoio e infine, lavano la testa per pulirla dal sangue. I fedeli aspettano anche cinque ore in fila, poi sperano nella benedizione divina, dopo aver mostrato il risultato alla statua di Visnu.
Quei capelli che un tempo venivano ammassati a terra e poi bruciati subito dopo il taglio vanno oggi a creare ciocche di extension e parrucche (quelli degli uomini, spazzole). Secondo un report pubblicato su The Guardian, il desiderio occidentale di avere capelli lunghissimi e folti ha portato alla creazione di un vero e proprio business senza scrupoli.
Nel giro di pochi giorni, infatti, le tonnellate di capelli donate senza scopo di lucro vengono portate al porto di Chennai da li, arrivano in Gran Bretagna, America e Francia sottoforma di extension. E ovviamente, dei lauti guadagni, niente va a coloro che donano i loro capelli che spesso, vengono ingannati con la promessa che i soldi ricavati dalla vendita, serviranno a scopo benefico per finanziare orfanotrofi e ospedali.
“Per esempio, abbiamo finanziato l’educazione dei bambini attraverso la costruzione di scuole. Abbiamo distribuito circa 30mila pasti gratuiti ogni giorno per i poveri”, sostengono dal tempio Tirumala.
La verità però è che spesso i guadagni finiscono nelle tasche di commercianti senza scrupoli.
Il lungo viaggio dei capelli che si trasformano in extension
I capelli vengono ammassati in cesti e deposti in un grande magazzino, vengono poi venduti online alle aziende che trattano capelli umani. Una tonnellata è pari alla donazione di circa 3mila donne, ma non c’è pericolo che il mercato vada in crisi.
Se non vengono acquistati da aziende produttori di extension o parrucche, i capelli finiscono per riempire materassi. I sacchi di yuta vengono venduti per 200 o 400 euro al chilo. Una volta decolorati, tinti e cuciti insieme in piccole ciocche, inizia la distribuzione in tutto il mondo, con prezzi che arrivano anche a 2mila euro per una testa completa.
Tra le aziende che acquistano dai templi c’è anche la Great Lenghts, che ha sede a Roma. Qui, dopo averli lavati, i capelli vengono stirati a mano, legati in fasci per iniziare i vari trattamenti specifici a Nepi.
A questo punto, la riflessione potrebbe partire da un presupposto: assodato che le extension piacciono e vengono molto usate, si potrebbe ormai approfittare delle tradizioni per offrire un guadagno alle proprietarie dei capelli e non per sfruttarle e basta. Acquistare così si trasformerebbe in qualcosa di equo e solidale e non in un business in cui, tanto per cambiare, ci guadagnano in pochi. E non certo i bisognosi.
Allo stato attuale, le ciocche di capelli che vengono donate ai templi costituiscono solo il 20% del totale dei capelli provenienti dall’India e per questo si teme che il resto sia frutto di violenze e intimidazioni perpetrate soprattutto tra i bambini. E quindi, per rispondere alla domanda iniziale: dietro le extension si nasconde l’ennesima storia di sfruttamento e di povertà.
Dominella Trunfio