I 100 siti Unesco che rischiano di scomparire per colpa dell’uomo

Oltre 100 siti naturali, patrimonio Unesco, sparsi in tutto il mondo sono a rischio e ancora una volta la colpa è dell’uomo. Lo rivela una ricerca australiana che racconta che negli ultimi 20 anni, l’essere umano sta distruggendo il 63% della natura.

Oltre 100 siti naturali, patrimonio Unesco, sparsi in tutto il mondo sono a rischio e ancora una volta la colpa è dell’uomo. Lo rivela una ricerca australiana che racconta che negli ultimi 20 anni, l’essere umano sta distruggendo il 63% della natura.

Secondo lo studio del team di ricercatori dell’Università del Queensland, di Wildlife Conservation Society (Wcs), dell’Università del Northern British Columbia e dell’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn), pubblicato sul Biological Conservation, 100 siti Unesco sono stati gravemente danneggiati dalla mano dell’uomo.

Come si legge nella ricerca, dal 2000 il 63% del patrimonio naturale ha visto un aumento della presenza dell’uomo in tutti i continenti, eccetto l’Europa.

Per arrivare a questa conclusione sono stati utilizzati i criteri riferiti alla cosiddetta ‘impronta umana’ ovvero fattori come agricoltura, aree verdi, urbanizzazione, deforestazione, costruzione di strade e infrastrutture industriali.

“Un sito naturale patrimonio mondiale dell’Unesco dovrebbe essere mantenuto e protetto completamente. Perdere il 10 o il 20% della propria superficie boschiva in due decenni è qualcosa di estremamente allarmante, che deve essere affrontato”, spiega l’autore della ricerca, James Allan.

Parole riprese anche dal coautore James EM Watson:

“Il mondo non avrebbe mai accettato se fosse stata abbattuta l’Acropoli, oppure se una coppia di piramidi fosse appiatta per costruire complessi residenziali o strade, ma in questo momento, in tutto il nostro pianeta, stiamo lasciando che molti dei nostri siti naturali patrimonio dell’umanità siano gravemente alterati”.

L’impressione, dunque, è quella che nonostante questi siti siano iscritti come alcuni dei più importanti e belli della Terra, nell’immaginario comune non vengano considerati tali.

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mappa siti unesco rischio

I siti patrimonio dell’Unesco più a rischio

Il continente più colpito è l’Asia, quello meno l’Europa, mentre tra i siti più bistrattati dall’uomo ci sono:

• il Parco nazionale di Yellowstone, in Usa
• il Waterton Glacier International, Parco della pace tra Canada e Usa
• il Parco nazionale Simien, in Etiopia
• il Manas Wildlife Sanctuary, santuario della fauna selvatica, in India
• il Chitwan National Park, in Nepal
• il Parco nazionale di Komodo, in Indonesia

Nello specifico il Parco Nazionale Statunitense di Yellowstone, il più antico e tra i più grandi ecosistemi della zona temperata rimasto al mondo, ha perso il 6% delle sue foreste negli ultimi due decenni, mentre quello della pace,il Waterton Glacier International, ha perso quasi un quarto della sua superficie forestale.

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mappa siti unesco rischio1

Ancora in pericolo è il santuario della fauna selvatica Manas in India, che si trova ai piedi della catena dell’Himalaya, dove vivono molti animali a rischio di estinzione, come il rinoceronte e l’elefante indiano.

Da non sottovalutare i rischi per il Parco Nazionale di Komodo in Indonesia, che ospita circa oltre 5mila esemplari di draghi di Komodo che non esistono in nessun’altra parte del mondo.

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Tra le vittime, anche la riserva della biosfera del Rio Platano in Honduras, che ha perso 365 chilometri quadrati (l’8,5%) di foresta dal 2000 a oggi.

In generale, comunque, fra i siti naturali che hanno delle foreste al loro interno, il 91% di quelli analizzati dallo studio ha in qualche modo subito perdite dal 2000.

mappa siti unesco rischio2

Il 57% di questi sono in Nord America, anche se buona causa dei danni è dovuta dal punteruolo del pino. Tra le cause, ci sono poi il bracconaggio, il turismo e i cambiamenti climatici.

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Uno scenario allarmante, per questo i ricercatori lanciano un appello:

“Adesso è arrivato il momento per la comunità globale di alzarsi e premere sui governi affinché si assumano responsabilità per la conservazione di questi siti. Bisogna fare sul serio”.

Dominella Trunfio

Foto

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