Tutti sanno che le bottiglie di plastica sono in grado di galleggiare. Perché, dunque, non utilizzarle per costruire una imbarcazione che sia in grado di solcare l'oceano? E' la conclusione alla quale è giunto David Rotschild, erede della dinastia di banchieri britannici, che partirà nei prossimi giorni, a bordo del Plastiki.
Tutti sanno che le bottiglie di plastica sono in grado di galleggiare. Perché, dunque, non utilizzarle per costruire una imbarcazione che sia in grado di solcare l’oceano? È la conclusione alla quale è giunto David Rotschild, erede della dinastia di banchieri britannici, che partirà nei prossimi giorni, a bordo del “Plastiki“.
Si tratta di un catamarano fabbricato interamente di bottiglie di PVC, e che servirà per una traversata oceanica che, da San Francisco, attraccherà dopo circa tre mesi di viaggio al porto di Sydney.
Per dare il via all’impresa, serviva un gran numero di bottiglie di plastica. Queste sono state reperite in tre anni, e ne sono state utilizzate 12 mila. A loro volta, le bottiglie sono state riempite di anidride carbonica: un trattamento che le ha rese più resistenti.
Ci si domanderà: ma non faceva prima, il giovane Rotschild, viste le proprie disponibilità finanziarie, a fondere le bottiglie di PVC per ottenere uno scafo più ortodosso? La risposta la fornisce lo stesso ideatore e patrocinatore dell’impresa: “Volevo puntare l’attenzione dell’opinione pubblica esclusivamente sulle bottiglie – spiega David Rotschild – E proporne un riutilizzo che andasse di pari passo con una delle più gravi emergenze ambientali: le centinaia di migliaia di uccelli e mammiferi marini che, ogni anno, muoiono dopo aver ingerito la plastica che noi umani gettiamo via“.
Risiederà anche in questo, una delle spiegazioni del nome dato all’imbarcazione? Il catamarano sul quale Rotschild salperà, fra pochi giorni, per la sua traversata oceanica è stato chiamato “Plastiki“. Chiaramente, si tratta di un omaggio al “Kon-Tiki“, la zattera con la quale il norvegese Thor Heyerdahl “tagliò in due” il Pacifico, nel 1947.
Rispetto a quest’ultima, tuttavia, il “Plastiki” si presenta altrettanto “grezzo” nell’aspetto esteriore, ma meglio organizzato dal punto di vista tecnologico. E non solo perché siano passato più di sessant’anni.
Oltre a un onnipresente PC che permetterà a Rotschild e i suoi compagni di avventura di restare collegati con la terraferma e di comunicare anche attraverso l’uso dei social network, ogni parte dell’imbarcazione è stata studiata per avere una funzione ecologica.
La vela è stata ricavata dalla plastica riciclata, l‘acqua da bere sarà raccolta da quella piovana; alcuni pannelli solari forniscono energia elettrica; in caso di emergenza (e per aiutare il fisico…) l’elettricità potrà essere prodotta pedalando da una cyclette.
Il concetto di “ecologia”, dunque, in questo caso viene applicato in toto. E, quanto all’utilizzo delle bottiglie di PVC per realizzare lo scafo di un ‘imbarcazione, beh: questo non è che uno dei tanti usi.
Nei mesi scorsi, a seguito di una indagine effettuata dal Corepla (Consorzio che si occupa della raccolta e del riciclo degli imballaggi in plastica) secondo la quale era emerso che, in Italia, il riciclo di contenitori in plastica appariva migliorato rispetto al 2008 ma sempre inferiore se paragonato ad altri Paesi europei, era stato evidenziato che le bottiglie di PVC possono essere riutilizzate in diversi modi.
C’è chi le ha utilizzate per confezionare abiti, chi per realizzare un telaio di bicicletta, chi per farne delle “tende” per la porta di casa o del negozio. Idee più ambiziose – e articolate – le hanno viste diventare delle case.
Come dire: le possibilità ci sono. Basta possedere della fantasia. E non farsi spaventare dalle prime difficoltà. Hai visto mai che, un domani, anche per la carrozzeria delle auto e per costruire imbarcazioni in serie…
Piergiorgio Pescarolo
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