Parchi nazionali a rischio chiusura con la spending review. Domani la manifestazione

La spendind review si abbatte anche sui nostri parchi nazionali, che rischiano di chiudere per mancanza di fondi. Per contenere la spesa pubblica il governo Monti prevede tagli trasversali entro il prossimo 31 ottobre: una decisione che fa vacillare ben 24 Parchi Nazionali, con tutto ciò che comporta in termini di occupazione diretta (60 dipendenti) e di indotto (oltre 12.000 posti di lavoro).

La spendind review si abbatte anche sui nostri parchi nazionali, che rischiano di chiudere per mancanza di fondi. Per contenere la spesa pubblica il governo Monti prevede tagli trasversali entro il prossimo 31 ottobre: una decisione che fa vacillare ben 24 Parchi Nazionali, con tutto ciò che comporta in termini di occupazione diretta (60 dipendenti) e di indotto (oltre 12.000 posti di lavoro).

Ma questo è solo l’ultimo dei provvedimenti che negli ultimi anni ha ridotto all’osso il funzionamento dei parchi nazionali italiani: dopo la riduzione dei bilanci si prevede un taglio del 10% sul personale non dirigenziale, che si va a sommare ai tagli già applicati negli scorsi anni, per un totale del 45%.

Risultato?

Interi uffici che seguono attività di ricerca scientifica, di salvaguardia del territorio e di promozione dello sviluppo sostenibile, che già oggi lavorano in condizioni difficili, precarie e a rischio, verranno spazzati via!

Ma i nostri parchi costano così tanto da rientrare nella spending reviw?

Niente affatto! Secondo la Rappresentanza Sindacale Unitaria del Parco Nazionale Gran Paradiso, i parchi italiani costano come un caffè all’anno e per di più hanno un ritorno di 34,6 miliardi di euro!

A confermarlo è un recente studio di Unioncamere in cui emerge che nel 2011 il valore generato dalle imprese private presenti nei comuni dei 24 parchi sia proprio di questa cifra. Una somma di denaro che contribuisce in modo sostanziale allo sviluppo delle economie locali e rappresenta un importante gettito fiscale nei confronti dello Stato stesso.

Morale?

Il guadagno che si otterrà tagliando circa 60 posti di lavoro negli Enti Parco è irrisorio per la spesa della Pubblica Amministrazione, specie se confrontata con la perdita dell’efficienza e l’efficacia delle azioni dei Parchi.

Ma c’è di più: nel totale delle aree protette dislocate nel nostro Paese gli occupati sono circa 4.000 (di cui 760 nei parchi nazionali), che si vanno a sommare ai dipendenti e ai collaboratori di cooperative, associazioni, agenzie ed altri soggetti che impegnano circa 12.000 addetti, impegnati in servizi e attività importantissime per una società, come divulgazione, educazione ambientale, ala ricerca scientifica, turismo sostenibile e consapevole, valorizzazione delle risorse e risparmio energetico.

Ma a rischiare è anche il turismo green e slow di cui il nostro Paese va ancora (per poco) molto fiero: ogni anno circa 155 milioni di persone visitano le aree protette italiane e ciò permette di registrare un incremento delle presenze turistiche pari al 14% del totale. In breve, l’ecoturismo aiuta la crescita economica e il dato è particolarmente rilevante se pensiamo che in un periodo come questo si tende a tagliare su tutto.

Senza considerare poi il valore etico e ambientale dei parchi nazionali del nostro Paese: un patrimonio costruito da chi ci ha preceduto e che la politica si permette di spazzare via con un colpo di spending review!

I dipendenti dei Parchi nazionali naturalmente non ci stanno, come quelli del Gargano, che contestano:

La spending reviewhanno fatto sapere in una notaconsentirà un guadagno irrisorio per la spesa Pubblica (circa 60 posti di lavoro), in confronto alla perdita dell’efficienza ed efficacia delle azioni dei parchi. Personale con un’età media al di sotto dei 40 anni è ben lontano dal prepensionamento; se attivate le procedure di mobilità le esperienze e professionalità attualmente esistenti non potranno essere sostituite, perché i posti resi vacanti saranno soppressi.

Tutti i risultati – hanno continuato i rappresentanti dei dipendenti del Parco del Gargano – raggiunti con fatica negli ultimi decenni, tutte le energie profuse e le risorse economiche investite per la tutela e lo sviluppo di aree di grande valore ambientale, spesso marginali, saranno rese vane. Senza la strategica azione capillare degli Enti Parco, i territori protetti saranno nuovamente oggetto di speculazione e sfruttamento indiscriminato, rischiando di cancellare le politiche ambientali richieste dalla stessa Unione Europea e sottoscritte dal nostro Paese.

È ancora immaginabile un paese in cui si rinuncia per legge alla tutela ambientale violando in tal modo anche il dettato costituzionale!

Per tutti questi motivi è stata indetta domani una manifestazione a Roma davanti al ministero dell’Ambiente per chiedere a Clini, e per suo tramite al Governo e al Parlamento che si adoperino per il raggiungimento di tre obiettivi immediati e fondamentali:

– l riconoscimento della specificità dei Parchi nazionali, compensandone integralmente il taglio di personale disposto dalla spending review;

– l’istituzione urgente di una Commissione presso il Ministero dell’Ambiente che stabilisca le effettive necessità per il funzionamento dei parchi nazionali

– la definizione di una strategia nazionale per le Aree Protette, a seguito di un confronto con tutti gli attori, anche tramite un’apposita conferenza nazionale per le aree protette.

Mentre in tutto il mondo si riconosce la necessità di incrementare le aree protette ed efficientarle, in Italia, come al solito, si va in senso opposto.

Verdiana Amorosi

Foto: Parco Nazionale del Gargano

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