Parchi Nazionali, lo scandalo delle nomine. In 12 parchi su 24 c’è un “deficit di governance” che non preannuncia tempi d’oro: tre parchi sono commissariati, tre sono senza un presidente, in sei mancano i consigli direttivi e in cinque non c'è un direttore
Parchi Nazionali: in Italia la metà sono “allo sbando”. In 12 su 24 c’è un “deficit di governance” che non preannuncia tempi d’oro: tre parchi sono commissariati, tre sono senza un presidente, in sei mancano i consigli direttivi e in cinque non c’è un direttore.
A lanciare la denuncia sono nove associazioni ambientaliste (Club alpino italiano, Centro turistico studentesco, Federazione nazionale Pro Natura, Italia Nostra, Legambiente, Lega italiana protezione uccelli, Mountain Wilderness, Touring Club Italiano e Wwf), che al ministro dell’Ambiente chiedono “un’azione immediata”.
Le associazioni reclamano un “intervento deciso, a cominciare dai tre parchi più esposti del Mezzogiorno”, ossia Vesuvio, Cilento e Sila, “da quasi due anni commissariati e privi di una guida autorevole e legittimata dal sostegno di un Consiglio direttivo inesistente al momento; tre parchi che costituiscono un presidio di legalità sul territorio”.
Nove parchi, affermano sempre le nove associazioni, non sono a regime: Val Grande, Dolomiti Bellunesi e Gran Sasso sono senza presidenti, ma retti dai vicepresidenti espressione delle comunità locali. Cilento, Vesuvio, Sila, Pollino, Alta Murgia e Cinque Terre sono senza consigli direttivi. Majella, Alta Murgia, Circeo, Pollino e Gargano non hanno i direttori, ma sono retti da ‘facenti funzione’ senza i titoli previsti dalla legge. Il parco storico dello Stelvio (istituito 80 anni fa), poi, “si è deciso di degradarlo e tripartirlo tra le Province autonome di Trento e Bolzano e la Regione Lombardia“.
Tre sono i punti principali che le associazioni chiedono vengano soddisfatti:
1. mettere tutti gli Enti parco nelle condizioni di poter operare a pieno campo sulla base degli strumenti di pianificazione e di programmazione che hanno a disposizione in un rapporto proficuo con il territorio e la cittadinanza;
2. procedere alla nomine dei presidenti scegliendo figure di alto profilo che soddisfino il criterio della competenza e vengano al più presto sanate le situazioni di affidamento a direttori “facenti funzione”, senza i titoli stabiliti dalla legge:
3. indicare obiettivi omogenei di tutela della biodiversità validi per i parchi nazionali su tutto il territorio, come già previsto peraltro nelle due Circolari Ministeriali del 28 dicembre 2012 e 21 ottobre 2013, in attuazione della Strategia Nazionale della Biodiversità, e che siano promosse azioni nazionali strategiche afferenti tra l’altro, ad esempio, alla Convenzione Europea del Paesaggio e alla Carta Europea Turismo Sostenibile.
Grazie alla sua posizione al centro del Mediterraneo, l’Italia vanta una grande varietà bioclimatica e fisica, che ha reso possibile un’ampia e variegata presenza di flora e fauna. Viene naturale, dunque, che il sistema dei Parchi Nazionali sia di vitale importanza, dal momento che rappresenta l’eterogeneità ambientale nazionale. E non solo, i parchi fanno bene all’aria che respiriamo e frenano il consumo di suolo: basti considerare che che nei territori dei soli Parchi vengono accumulate quasi 6 tonnellate di carbonio in più per ogni ettaro di superficie, rispetto al territorio nazionale. Senza contare che alcuni boschi hanno una capacità di accumulo raddoppiata rispetto alla maggior parte degli altri habitat.
Insomma, sarebbe davvero un peccato mortale sprecare una simile risorsa per una sporca questione di nomine.
Germana Carillo
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