Siamo abituati a vedere le zone industriali come freddi esempi di architettura, in cui non si bada molto al lato estetico ma soprattutto, a quello funzionale. Per questo, il villaggio Leumann rappresenta, insieme a quello di Crespi d’Adda e di Schio, un’ eccezione.
Siamo abituati a vedere le zone industriali come freddi esempi di architettura, in cui non si bada molto al lato estetico ma soprattutto, a quello funzionale. Per questo, il villaggio Leumann rappresenta, insieme a quello di Crespi d’Adda e di Schio, un’ eccezione.
Questo quartiere operaio costruito alla fine dell’Ottocento a Collegno, piccolo comune vicino Torino è, infatti, a misura d’uomo e qui l’edilizia industriale si sposa alla perfezione con l’arte.
Le vetrate colorate, gli edifici in stile liberty, la chiesa, la scuola, la stazione, l’ufficio postale e le vie alberate si incorniciano tanto da decontestualizzare il piccolo borgo, dal resto del mondo.
Entrare nel villaggio voluto dall’imprenditore svizzero Napoleone Leumann significa fare un salto nel passato, lontani dal caos della città, dai mezzi di trasporto, dai condomini ma vicini, a una quotidianità fatta di rapporti umani e buon vicinato.
Leumann attento ai bisogni dei dipendenti del suo Cotonificio fece costruire attorno ad esso questo complesso residenziale. Al firmatario del progetto, l’ingegnere Pietro Fenoglio, chiese non solo case ma anche, una serie di strutture che permettessero loro di vivere bene.
L’imprenditore era convinto che per avere buoni operai fosse necessario garantire l’istruzione, così nella scuola del villaggio si insegnavano le attività artigianali accanto alla lingua italiana. L’asilo era invece di fronte all’ingresso della fabbrica, un servizio rivoluzionario per l’epoca che divenne poi modello anche per la Fiat.
Negli oltre 60 mila metri quadrati ci sono una sessantina di edifici e circa 120 villette con giardino che sin dal principio, avevano una toilette interna e l’acqua corrente, privilegi unici per le famiglie operaie della fine dell’Ottocento. L’affitto era circa un terzo rispetto alle case di ringhiera, questo permetteva di vivere in maniera dignitosa anche con salari bassi.
Oggi il villaggio è ancora abitato da alcuni ex dipendenti del Cotonificio ma la maggior parte degli alloggi, sono case popolari assegnate in base a una graduatoria.
Dopo la crisi degli anni Settanta e la chiusura in parte dell’azienda di Leumann, gli edifici sono diventati di proprietà del comune di Collegno che è tuttora, garante della salvaguardia del borgo restaurato sotto la guida della Sovraintendenza dei beni architettonici.
Col tempo il villaggio si è trasformato in una delle attrazioni turistiche della zona, l’Associazione Amici della Scuola Leumann gestisce le visite guidate con l’obiettivo di far scoprire la storia e i segreti di questa cattedrale nel deserto.
Dominella Trunfio
LEGGI anche:
I 30 posti abbandonati più belli al mondo
Fabbrica in disuso? Largo alla coltivazione idroponica della lattuga