Oltre a essere uno dei simboli di Lucca, la Torre Guinigi è unica nel suo genere perché, sulla sua cima, c’è un piccolo giardino pensile con tre aiuole in cui sono piantati lecci secolari.
Oltre a essere uno dei simboli di Lucca, la Torre Guinigi è unica nel suo genere perché, sulla sua cima, c’è un piccolo giardino pensile con tre aiuole in cui sono piantati lecci secolari.
Non si sa esattamente quando esso venne realizzato, ma in un’immagine contenuta nelle Croniche di Giovanni Sercambi (secolo XV), si può vedere che vi era una torre coronata d’alberi. Ciò che importa è che dall’alto di questo angolo verde, si può ammirare tutta la città e lo scenario è davvero mozzafiato.
Costruita nella seconda metà del XIV secolo dai Guinigi, famiglia di ricchi mercanti, la Torre medievale in pietra e mattoni – che si trova tra via Sant’Andrea e via delle Chiavi D’Oro – è l’unica delle oltre 250 costruite rimasta intatta nel tempo.
Alta 45 metri, per raggiungerla bisogna salire 25 rampe di scale per un totale di oltre 200 gradini ma lo sforzo, alla fine viene ripagato dalla vista di un panorama che incornicia Lucca alle sue montagne: le Alpi apuane, gli Appennini e il monte Pisano.
La Torre Guinigi è poi una delle poche testimonianze rimaste delle numerose torri e campanili che nel Trecento fiorirono in città, è un esempio di architettura romanico-gotica lucchese, costruita in cotto e ornata di trifore, quadriforme, stemmi, cornici e targhe.
Racchiuse tra le sue mura ci sono antiche leggende, uno fra tutte è quella secondo cui, l’albero più alto che fu piantato da Paolo Guinigi perse tutte le sue foglie quando il mercante (catturato da Francesco Sforza), morì imprigionato nel castello.
C’è poi la storia che vede i lecci come simbolo della rinascita e quella legata all’amore tra Paolo e la moglie Ilaria. Il mito dice che lo spirito della donna morta di parto aspetti assieme al fedele cagnolino, sotto l’ombra del loro albero, di rincontrare il marito. Ciò avrebbe, quindi, impedito a chiunque di distruggere la Torre e il giardino.
Dominella Trunfio
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