È uno degli angoli forse meno conosciuti e battuti dal turismo di massa di quella regione straordinaria che è la Sicilia, miscuglio incredibile di natura e mare, arte e archeologia, storia e prelibata enogastronomia. Eppure la parte più occidentale dell’isola, quella che da Trapani scende fino a Mazara del Vallo passando per Marsala offre una serie di inaspettate sorprese.
È uno degli angoli forse meno conosciuti e battuti dal turismo di massa di quella regione straordinaria che è la Sicilia, miscuglio incredibile di natura e mare, arte e archeologia, storia e prelibata enogastronomia. Eppure la parte più occidentale dell’isola, quella che da Trapani scende fino a Mazara del Vallo passando per Marsala offre una serie di inaspettate sorprese.
Gli amanti della natura e del mare troveranno in questo angolo dell’antica Thrinakie (il nome con il quale la Sicilia veniva chiamata nell’antichità, che significa “Isola a forma di tridente”) un paradiso tutto da scoprire.
A partire dagli scenari che fanno da sfondo a una delle grandi risorse del territorio: il sale. Lo spettacolo delle saline che costeggiano il blu intenso del mare è, infatti, davvero disarmante: atmosfere surreali punteggiate dalle affascinanti sagome degli antichi mulini a vento grazie ai quali si produceva in passato la forza motrice necessaria a riempire e svuotare le ampie vasche dove si “coltiva” il sale. Fra luglio e settembre, quando tutta l’acqua del mare è evaporata, si raccolgono a mano i preziosi cristalli che diventano, a seconda dello strato da cui vengono estratti, varie tipologie di sale più o meno pregiate. Assistere alla raccolta, con i salinari che depongono il sale in candidi cumuli l’uno affianco all’altro e l’abbagliante distesa bianca che luccica al sole, è davvero uno spettacolo da non perdere, come pure non ci si può perdere questi panorami all’ora del tramonto, quando tutto si tinge d’arancio.
Le saline sono protette dalla Riserva Naturale orientata delle Saline di Trapani e Paceco e dalla Riserva Naturale delle Isole dello Stagnone di Marsala. Qui oltre a poter fare visite guidate, anche navigando lungo i canali delle saline, è possibile anche dedicarsi al birdwatching. Non è, infatti, difficile imbattersi, soprattutto nel periodo delle migrazioni primaverili e autunnali, in cavalieri d’Italia, anatre selvatiche, falchi di palude, aironi e fenicotteri bianchi o rosa. Lasciatisi alle spalle questi magnifici ecosistemi, e dopo aver fatto una visita anche all’Isola di Mozia, avamposto fenicio all’interno della laguna dello Stagnone, come tale ricchissima di reperti archeologici, Marsala e Trapani, con i loro palazzi barocchi, le loro chiese, i caratteristici mercati del pesce, i caffè e i deliziosi ristorantini tutti da provare, rappresentano un degno modo per trovare un po’ di frescura e godersi le atmosfere e gli stili di vita piacevolmente lenti e goderecci dei siciliani.
Da entrambe le città ci si può imbarcare per raggiungere uno dei paradisi marittimi della Sicilia: le Isole Egadi, a non più di 30 minuti in aliscafo. Favignana, Marettimo e Levanzo fanno parte della Riserva Marina delle Isole Egadi e sono una vera apoteosi di colori e profumi. Il mare, dai fondali ricchissimi, assume sfumature di azzurri e di verde davvero incredibili e le coste isolane sono uno spettacolare susseguirsi di calette, scogliere e anfratti di cui andare alla scoperta possibilmente in barca.
Ma il trapanese non è soltanto natura. È anche scrigno ricchissimo di storia e archeologia. Gli scavi di Segesta, col suo magnifico tempio e il teatro greco, e Selinunte, con la sua acropoli, i suoi templi, le sue torri, le sue necropoli e i suoi templi, rappresentano due dei parchi archeologici in assoluto più importanti del Mediterraneo, testimonianze straordinarie di quelli che furono i fasti della Magna Grecia. Alcuni dei reperti ritrovati in queste aree, insieme a quelli ritrovati a Mozia, sono custoditi nel Museo Baglio Anselmi di Marsala, nel quale si trovano anche gli straordinari resti di una nave punica del II secolo a.C. Rimanendo in tema di archeologia una visita la merita assolutamente Mazara del Vallo, dove, nel museo allestito nella chiesa di Sant’Egidio, si trova il celeberrimo Satiro Danzante, rinvenuto nel 1998 durante una battuta di pesca nel canale di Sicilia. Un concentrato incredibile di grazia e perfezione scultorea, rarissimo esempio di scultura bronzea greca. Veramente stupendo! La cittadina, che raggiunse il massimo splendore sotto la dominazione araba, merita una visita anche per il sapiente recupero urbanistico del centro storico, la casbah, un intricato intreccio di strette stradine e vicoli ciechi.
Fra gli altri borghi da non perdere c’è anche Erice, la cittadella medievale arroccata su un’altura, alla quale si può accedere anche in funivia, da cui si gode una straordinaria vista sul mare. Da qui il passo è breve per arrivare a una delle altre grandi attrazioni del trapanese: la Riserva dello Zingaro, un’apoteosi di baie e calette e limpidissime acque nelle quali tuffarsi.
Ma in una terra di Sicilia non ci si può non tuffare anche nella ricchissima e gustosa enogastronomia che nel trapanese propone diverse singolarità. A partire dal Marsala, il ben noto vino liquoroso che proprio dalla città dei Mille prende il nome (a Marsala sbarcò, infatti, Garibaldi col suo equipaggio l’11 maggio del 1860). Lo si può degustare in varie cantine, fra cui le celeberrime cantine Florio, insieme con altri vini, olio, paste artigianali e formaggi. Una variegatissima gamma di prodotti tipici cui la città dedica ogni anno Siciliamo, un appuntamento che sta crescendo sempre più e che richiama numerosi visitatori anche dall’estero, spesso operatori import-export. Senza dimenticare infine i dolci (da non perdere le creazioni della Pasticceria di Maria Grammatico a Erice) e naturalmente il cous cous a cui è dedicato, dal 20 al 25 settembre, a San Vito Lo Capo il Cous Cous Fest durante il quale si ritrovano cuochi provenienti da ogni angolo del Mediterraneo e dell’Africa sub-sahariana.
Foto e testi: Vincenzo Petraglia