Sotto al mare, accanto al mitico Castel dell'Ovo di Napoli, è venuto alla luce il tracciato sul quale è chiaro il passaggio di carri 25 secoli fa.
Le tracce archeologiche del primo porto di Napoli: la scoperta sotto il Castel dell’Ovo
Venuto alla luce il tracciato sul quale è evidente il passaggio di carri circa 25 secoli fa. Napoli ha un passato che il resto del mondo può invidiare, fatto di mille storie e di civiltà che si sono susseguite, che hanno creato strati su strati di città una diversa dall’altra, via via cuori pulsanti di culture millenarie. È questa Napoli e quello che c’è sotto di essa, sotto il suo splendido mare e le sue strade affollate.
Grazie al progetto “Sea Research Neapolis” (SeaReN), alcuni sub hanno realizzato nei giorni scorsi una scoperta archeologica di altissimo valore scientifico: accanto al Castel dell’Ovo, nello specchio d’acqua di fronte via Partenope e a una profondità di 10 metri, sono stati infatti ritrovati i resti di quello che si pensa essere il primo insediamento di Partenope datati VI-V secolo a.C.
Gli esperti attribuiscono questi resti al primo porto della città di Napoli. Ad essere venuti alla luce, di fatti, sono il tracciato di una strada, sulla quale si vedono le impronte del passaggio di carri, e quattro gallerie scavate nella crosta tufacea, due delle quali collegate.
Se finora si è pensato che Castel dell’Ovo sorgesse su un imponente isolotto di tufo, Megaride, formato da due faraglioni uniti tra loro da un arco naturale, probabilmente ora ci si dovrà ricredere: Megaride secoli fa era una piuttosto penisola che ospitava un approdo sicuro per chi rientrava dai viaggi nel Mediterraneo.
Lo spirito del progetto SeaReN si fonda sulla interdisciplinarietà della ricerca, geologica, storica e geografica insieme. Nato dalle immersioni dell’archeologo Filippo Avilia, SeaReN è finanziato dalla Iulm di Milano con la collaborazione della Soprintendenza ai Beni Archeologici di Napoli, Marenostrum ed Elleesse Italia srl.
Germana Carillo