Alla scoperta di Orgosolo il borgo sardo dei murales da vivere però a passo lento, assaporando il territorio con tutti e 5 i sensi
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Orgosolo è un piccolo paese nel cuore più selvaggio della Sardegna, in provincia di Nuoro famoso in tutto il mondo per i suoi potenti e suggestivi murales che l’hanno resa una delle mete dell’entroterra più visitate dell’isola. Il borgo, di quattromila e 500 abitanti, è una perla rara che si si erige non solo come testimone della storia attraverso i muri delle sue strade, ma anche come punto di partenza per una crocevia di sentieri che, percorsi nei secoli da “pastori, santi e briganti” tornano oggi ad essere attraversati dagli appassionati di trekking, cammini ed ecoturismo.
Il Supramonte, la selvaggia catena montuosa che abbraccia il Paese, caratterizzata da imponenti formazioni calcaree, canyon profondi e vasti altopiani rappresenta, infatti, un paradiso per chi ama camminare e uno degli ecosistemi più affascinanti della Sardegna. La flora e la fauna, molte delle quali endemiche, hanno trovato rifugio in questo habitat, offrendo spettacoli naturali unici. Ma queste montagne non sono solo natura selvaggia, sono anche e soprattutto storia: dalle numerose testimonianze nuragiche, alle antiche tracce dei pastori, passando per le grotte utilizzate come luoghi di culto, esse raccontano una Sardegna antica, legata alla sua terra e alle sue tradizioni. Perché camminare a Orgosolo significa tuffarsi in un mosaico di storie, leggende e tradizioni: ogni passo, ogni sentiero ha qualcosa da raccontare.
Noi abbiamo avuto il piacere di farlo all’interno dell’evento “Noi camminiamo in Sardegna” organizzato dall’Assessorato regionale del Turismo della Regione Sardegna, con la collaborazione della Conferenza episcopale sarda, di Terre di mezzo e “Fa’ la cosa giusta!”, Cipnes e il Gist e con il patrocinio del Ministero del Turismo che, giunto alla seconda edizione, ha come obiettivo quello di promuovere il turismo slow inserendo i numerosi cammini e destinazioni sarde nelle reti nazionali e internazionali di percorsi a piedi. Dei 15 itinerari proposti noi abbiamo percorso per tre giorni quello, appunto, di Orgosolo vivendo un’avventura inaspettata per l’anima che risveglia e cattura ogni senso. Un’avventura che comincia tra i vicoli del borgo dove sono proprio i muri che iniziano a raccontarla…
Trekking urbano: i murales di Orgosolo
La prima cosa da fare sicuramente a Orgosolo è camminare tra le sue stradine, non solo del centro storico, alla scoperta dei suoi meravigliosi murales. Nel percorso per riuscire ad ammirarli tutti potete avvalervi delle audioguide, noleggiabili nella piazza del paese, di una guida locale che saprà ammaliarvi con tutti gli aneddoti relativi a ciascun dipinto o semplicemente iniziare a passeggiare guidati dal vostro istinto.
I murali di Orgosolo sono molto più di semplici dipinti su un muro. Sono testimonianze viventi della storia, della cultura e delle tensioni di un popolo. Riflettono la resistenza e la resilienza dei sardi di fronte alle sfide, e rimangono una potente testimonianza dell’importanza dell’arte come mezzo di espressione e resistenza.
I murali di Orgosolo, un piccolo paese nel cuore della Barbagia, in Sardegna, sono diventati, nel corso degli anni, un simbolo potente della resistenza culturale, della storia e delle tensioni sociali. Questi vibranti dipinti murali, che adornano le pareti di molti edifici del paese, sono molto più che semplici opere d’arte: sono un commento visivo sulle sfide, sulle speranze e sui sogni del popolo sardo.
Storia e origini
Sebbene alcune fonti sostengano che l’arte muraria in Sardegna abbia origini antiche, i murali di Orgosolo come li conosciamo oggi sono un fenomeno relativamente recente. La loro nascita può essere datata intorno intorno alla fine degli anni Sessanta, un periodo di grande fermento politico e sociale in Italia e in tutto il mondo.
Il primo murale risale al 1969 e fu realizzato da un gruppo di anarchici milanesi che erano in visita nel paese impegnato proprio in quel periodo nella cosiddetta rivolta di Pratobello contro l’espropriazione di 5000 ettari di terra da parte dello Stato italiano per la costruzione del Poligono di tiro per la NATO. Quel primo disegno era essenzialmente un commento politico che esprimeva solidarietà con le lotte della popolazione, ma si rivelò in seguito la miccia che diede avvio allo sviluppo di una vibrante tradizione di pittura muraria a Orgosolo.
Fu il pittore Francesco del Casino, chiamato ad Orgosolo per insegnare nella locale scuola media a raccogliere quella miccia e a trasformarla in un vero e proprio incendio di creatività e denuncia. La sua presenza in paese come educatore lo mise in una posizione unica per interagire con la comunità e comprenderne le dinamiche e le tensioni. Iniziò così a dipingere murali, dapprima con i suoi studenti e successivamente da solo o con la collaborazione di altri artisti. Questi primi lavori erano influenzati dalle tensioni e dai conflitti del periodo, tra cui la lotta per i diritti civili, il movimento studentesco e l’opposizione alla guerra in Vietnam.
Nei decenni successivi, artisti locali e visitatori hanno continuato a dipingere murali nel paese, trasformandolo in quello che oggi è considerato un vero e proprio museo a cielo aperto.
Temi e Simbolismo
I murali di Orgosolo coprono una vasta gamma di temi. Alcuni raffigurano eventi globali, come le guerre, le rivoluzioni e le lotta per i diritti umani e delle donne. Altri sono più strettamente legati alla storia e alla cultura della Sardegna, tra cui la resistenza alla dominazione esterna, la lotta contro la soppressione culturale e l’importanza della lingua sarda. Ma anche la figura dell’immigrato, visto prima di tutto dalla prospettiva di emigrante.
Uno dei temi ricorrenti è la critica verso le istituzioni e l’ingiustizia. Molti murali mostrano, ad esempio, la dura vita dei pastori, la lotta contro la malavita e il rapimento, fenomeni purtroppo noti in Sardegna. Non mancano poi gli avvenimenti che hanno fatto la storia come l’11 settembre (sia cileno che americano) o la pandemia del 2020, ma anche personaggi simbolo, da Garibaldi a Gino Strada passando per De Andrè. In un mix di colori e di stili che passano dal cubismo al surrealismo o che riprendono i codici espressivi dei muralisti messicani degli anni ’20.
Non solo murales, verso un turismo più slow
Col passare degli anni, i murales sono diventati la principale attrazione turistica di Orgosolo. Visitatori da tutto il mondo vengono a vedere questi potenti dipinti, trasformando ciò che una volta era un paese isolato in una delle destinazioni più visitate dell’entroterra sardo. Tuttavia, il turismo ha anche portato sfide. Mentre molti abitanti del paese lo percepiscono come una fonte essenziale di reddito, altri temono che l’arrivo di masse di visitatori possa minare la cultura e le tradizioni del territorio. Per questo, dal alcuni anni, si sta cercando di attrarre e di puntare su un altro tipo di turismo che ai pullman carichi di visitatori “mordi e fuggi” della costa, contrapponga un’esperienza più immersiva capace di integrarsi con la comunità locale, soggiornando più giorni in uno dei vari Bed &Breakfast e facendosi guidare in uno dei tanti percorsi di trekking e itinerari alla scoperta dell’essenza più vera della Barbagia. A passo lento, con rispetto e discrezione. Tutto l’anno non solo in estate.
Trekking a Orgosolo: camminare tra storia, natura e tradizione
Orgosolo e le sue montagne offrono un’esperienza unica agli amanti del trekking con percorsi che immergono i visitatori tra panorami mozzafiato, tesori archeologici, antiche chiesette e centenarie tradizioni. Un crocevia di sentieri percorsi, nei secoli, da pastori, santi e briganti tutti da scoprire. Il Supramonte, poi, che costeggia quasi fosse una sentinella, il paese, custodisce segreti e storie in ogni sua pietra e in ogni suo tornante.
Grazie al suo vasto territorio, questa destinazione rappresenta un paradiso per chi desidera unire la passione per la natura e la storia. Qui, si può passeggiare tra la densa macchia mediterranea, boschi di lecci centenari e, seguendo i sentieri tracciati da pastori e carbonai di antica memoria, si possono scoprire meraviglie come la dolina naturale di Su Sielhone, ma anche ammirare le costruzioni in pietra, le pinnettas, un tempo usate come rifugi.
Data la natura selvaggia e in parte impervia del Supramonte e, in generale di questi luoghi, è essenziale intraprendere questi sentieri con scarpe adatte, provviste di cibo e acqua, e, se possibile, in compagnia di una guida locale che conosca bene la zona. Anche perché la maggior parte di questi non è ancora ben segnalata.
Il sentiero dei pastori: sul Montes costeggiando le Faldes del Supramonte
Il primo itinerario che abbiamo percorso è quello che da Orgosolo si avventura attraverso il Montes per poi riscendere in paese costeggiando le faldes del Supramonte non senza aver ammirato il sito neolitico di Sirilò: circa 16 chilometri che si snodano attraverso fitte foreste di lecci che si alternano ad ampi pascoli fino a giungere sulla vetta da cui si aprono panorami sconfinati sulla vallata e sul lago.
Raggiunta la cresta del Montes, il sentiero si dirige verso est, iniziando a costeggiare le imponenti pareti del Supramonte che emergono maestose, con i loro strapiombi calcarei e le loro gole profonde. Dopo aver affiancato le faldas, il percorso inizia la sua discesa verso Orgosolo. Quest’ultima parte del cammino è caratterizzata da pascoli, aree coltivate e piccole chiesette sacre, offrendo uno spaccato della vita rurale sarda. Uno degli highlight di questo percorso è senza dubbio la visita al sito archeologico di Sirilò, che rivela tracce delle antiche civiltà che hanno abitato queste terre.
Domus de janas: le “case delle fate”, finestre sull’antico neolico di Orgosolo
Camminando nei sentieri percorsi dai pastori che attraversano la foresta del Montes, è possibile raggiungere il sito archeologico si Sirilò che ospita alcune delle più impressionanti Domus de janas, conosciute anche come ‘case delle fate’, uno degli esempi più evocativi e misteriosi del passato neolitico della Sardegna. Queste tombe preistoriche, scavate nella roccia dalle antiche popolazioni nuragiche, qui sono particolarmente affascinanti: la peculiarità di queste strutture a Orgosolo risiede nel fatto che sono state accuratamente scavate nella dura roccia granitica, un’impresa non da poco considerando gli strumenti primitivi dell’epoca. Il risultato sono camere sotterranee, spesso decorate con bassorilievi e simboli misteriosi, che sembrano invitare i visitatori a riflettere sulla vita e la morte, sul tempo e sull’eternità.
I sentieri del Supramonte, sulle orme dei Briganti
Le leggende di briganti e fuorilegge sono parte integrante della cultura di Orgosolo. I diversi sentieri che si snodano dal Supramonte ci portano attraverso gole e canyon, luoghi dove, secondo le storie, si rifugiavano i banditi. La combinazione di storia e natura fa di questi sentieri un’esperienza unica, un viaggio nel tempo e nella selvaggia bellezza di queste montagne. In particolare i percorsi del Supramonte che conducono ai monti Fumai e San Giovanni sono un’esperienza immancabile per chi visita Orgosolo e desidera scoprire la vera essenza della Sardegna. Entrambi partono dalla Foresteria di SardegnaForeste, base di partenza ideale per gli escursionisti che desiderano esplorare questi luoghi. Questo centro di accoglienza, immerso nella natura selvaggia della Sardegna, offre tutte le informazioni necessarie per intraprendere il trekking in sicurezza.
Noi abbiamo percorso il sentiero che conduce al Monte Fumai , sulle orme del Film “Banditi a Orgosolo”, ma è possibile anche avventurarsi verso il più noto Monte San Giovanni, la cui cima è anche un luogo di meditazione e riflessione non solo per il panorama mozzafiato, ma anche perché cuore di antiche leggende che narrano di santi eremiti, martiri e grotte misteriose.
Il sentiero per il Monte Fumai, inizialmente lo stesso che conduce anche al Monte San Giovanni, si snoda attraverso fitte leccete e macchia mediterranea, offrendo al camminatore panorami mozzafiato e scorci inaspettati. La vegetazione è caratterizzata da specie tipiche della macchia mediterranea come cisti, mirto, lentisco e corbezzolo. Man mano che si prosegue, il percorso diventa più impegnativo, con tratti in salita e passaggi su superfici rocciose. Le formazioni calcaree tipiche del Supramonte offrono paesaggi rupestri unici, ricchi di grotte e doline fino a raggiungere il culmine dello stupore sulla vetta del Monte Fumai la cui vista spazia su gran parte del Supramonte, offrendo un panorama a 360 gradi sui monti, valli e, in lontananza, sul mare. Ma ciò che rende speciale il Monte Fumai non è solo la sua altitudine o la vista. Questa montagna è avvolta in un’atmosfera di sacralità e mistero. Nel corso degli anni, sono state ritrovate diverse testimonianze archeologiche, come domus de janas e menhir, che svelano la presenza umana in questi luoghi fin dall’antichità. Inoltre lungo il percorso poco prima dell’ultimo strappo fin sulla cima è possibile riposarsi e ammirare i tradizionali ovili e rifugi dei pastori oggi ristrutturati.
Le Pinnettas del Supramonte: l’architettura tradizionale della pastorizia sarda
In mezzo alla natura aspra e incontaminata del Supramonte, non è raro incontrare le cosiddette pinnettas, costruzioni tradizionali sarde utilizzate principalmente dai pastori come rifugi temporanei o come ovili per il bestiame. Dalle origini antiche, emergono lungo i percorsi, solitamente in prossimità di sorgenti o corsi d’acqua, come icone silenziose di un passato ancora vivido, testimoniando secoli di tradizioni pastorali e di uno stile di vita legato alla terra. L’interno, benché spartano, era organizzato per rispondere alle esigenze dei pastori: una zona per dormire, spesso rialzata rispetto al suolo, e uno spazio per cucinare.
Sebbene molte pinnettas siano state abbandonate con la modernizzazione dell’agricoltura e le mutate condizioni socio-economiche, negli ultimi anni si è assistito a un rinnovato interesse per queste strutture. Molte sono state restaurate e convertite in attrazioni turistiche, offrendo ai visitatori un’immersione autentica nella cultura pastorale sarda.
La chiave per vivere il territorio con tutti i sensi
In conclusione è stata un’esperienza che è riuscita davvero a trasmettere l’essenza della Sardegna più vera che è certamente mare , ma non solo. Un avventura che è riuscita a coinvolgere interamente tutti i 5 sensi. A partire dal gusto, letteralmente estasiato dalle numerose specialità sarde – culurgiones in primis – in cui ogni boccone racconta una storia di tradizioni e di passione.
L’udito è rimasto invece stregato dal profondo canto polifonico dei tenores del Supramonte, un’antica tradizione orale oggi Patrimonio UNESCO che risuona dai bar del paese fino alle vallate come un eco del passato.
Toccando con mano la seta delicata del copricapo tradizionale – detto su lionzu – il tatto ci ha connesso direttamente all’atavica tradizione dei filati colorati con lo zafferano e ricavati al baco allevato in loco. Una tradizione portata avanti, ad oggi, da un’unica famiglia orgolese e che rischia quindi di scomparire.
Camminando per gli storici sentieri l’olfatto è stato inebriato dai profumi intensi e contrastanti: gli odori della macchia mediterranea, rosmarino, mirto e lentischio, si fondono con quelli più terrosi e pastorali, mentre la vista è costantemente rapita dai panorami mozzafiato dei rilievi calcarei del Supramonte alle coste frastagliate, ogni angolo di questa terra sembra dipinto da un artista.
Questo luogo, selvaggio e imponente, è l’essenza stessa dell’isola, un cuore pulsante che racchiude in sé le sue radici più profonde. Tutte da scoprire, a passo lento e con lo stupore nell’anima.
Per maggiori info:
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