Da un lato un ingegnere visionario, Giorgio Rosa, dall'altro una piattaforma in mezzo al mare diventata anche se per poco tempo una micro-nazione indipendente. Un esperimento di libertà, la cui storia viene raccontata anche in un film
Conoscete la vera storia dell’Isola delle Rose sorta per poche settimane al largo della spiaggia di Rimini e ideata dall’ingegnere Giorgio Rosa?
Nel 2020 è ritornata alla ribalta grazie al film diretto da Sydney Sibilia, che ha ricevuto 11 candidature ai David di Donatello e ottenuto 3 vittorie con un brillante Elio Germanio e la miglior attrice non protagonista Matilde De Angelis, ma forse in pochi sanno, che l’Isola delle Rose è esistita davvero. Anche se per poco.
Giorgio Rosa nasce il 7 maggio del 1925 a Bologna. A 25 anni si laurea in ingegneria e la sua tesi ha come protagonista una vettura costruita da lui.
È un visionario, un creativo. Lavora in Ducati, poi come perito al Tribunale di Bologna e infine come insegnante. Sposa Gabriella Clerici, donna brillante, esperta in diritto internazionale e altrettanto rivoluzionaria.
Rosa è inquieto, non trova la sua dimensione nella società fino a quando matura l’idea di costruire un’isola al largo delle coste di Rimini, fuori dalle acque territoriali italiane. Un’idea apparentemente folle che viene sposata però non solo dalla moglie, ma anche dall’amico Maurizio Orlandini.
Nel 1968, l’anno dei movimenti di contestazione politica in Europa e in Italia, l’Isola delle Rose vede la luce: un’isola artificiale, costruita in acciaio a partire dal 1964. Nella realtà è una palafitta di 400 mq che diventa una sorta di micro-nazione, si autoproclama infatti Stato indipendente, si dota di una lingua ufficiale, ovvero l’esperanto, di un governo, di una moneta e di un’emissione postale. Eppure non viene mai riconosciuta come nazione indipendente.
Fin dalla sua comparsa l’idea comune era che l’isola artificiale non fosse altro che una radio pirata, in realtà la piattaforma era un progetto imprenditoriale che voleva la nascita di hotel, negozi etc, anche se in tanti pensavano ospitasse spie e missili russi.
La primavera riminese del 1968 vide traffico marittimo dalla costa italiana verso l’Isola delle Rose e viceversa, destando crescente preoccupazione da parte delle forze dell’ordine italiane. Secondo il governo, Rosa voleva raccogliere i proventi turistici senza il pagamento delle relative tasse, dato che l’Isola delle Rose era facilmente raggiungibile dalla costa italiana.
Presto la Repubblica Italiana dispose un pattugliamento di motovedette della Guardia di Finanza e della capitaneria di porto vicino alla piattaforma, impedendo a chiunque, costruttori compresi, di attraccarvi, di fatto ottenendo un blocco navale.
In quel momento l’Isola delle Rose aveva soltanto un abitante stabile, Pietro Bernardini, che, dopo aver naufragato nel mare Adriatico durante una tempesta, raggiunse la sicurezza della piattaforma dopo 8 ore in mare; successivamente prese in affitto la piattaforma per un anno. Ma non solo.
Nel corso dell’estate del 1968 pare che la micro-nazione si fosse dotata (o avesse intenzione di dotarsi) di una propria piccola stazione radiofonica in onde medie, presumibilmente al fine di disporre di un mezzo d’informazione per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla propria causa e per contrastare le azioni repressive del governo italiano.
Ma così come venne costruita, l’Isola delle Rose se ne andò. L’esperienza della micro-nazione terminò il 26 giugno 1968, la definitiva demolizione nel febbraio seguente avvenne con due tonnellate di esplosivo.
Finì così questo esperimento di libertà che come dicevamo all’inizio è stato ripercorso nel film L’incredibile storia dell’Isola delle Rose dove la fantasia si intreccia con la realtà e che oltre alle 11 candidature ai David, ha ottenuto anche sette nomination ai Nastri d’argento 2021. Quattro le vittorie: Migliore attore a Elio Germano, Miglior commedia, Migliore scenografia e Miglior casting director.
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