Il Giardino dell'Impossibile è un incantevole percorso storico-naturalistico alla scoperta dell’opera degli antichi cavatori di tufo di Favignana.
Una terra brulla e un vento che non si placa mai, cunicoli di tufo a perdita d’occhio e ciottoli, gallerie e ipogei. Non è un caso che questo luogo abbia preso il nome di Giardino dell’Impossibile, un vero e proprio progetto di recupero urbanistico sulla meravigliosa isola di Favignana, in Sicilia, in un posto dove si credeva che nulla mai sarebbe cresciuto.
E invece qui, nella più grande delle Egadi, il Giardino dell’Impossibile è un posto magico che conta ormai oltre 40mila metri quadrati di orto botanico, la metà dei quali si trovano sotto il livello della strada, con 300 specie provenienti da tutto il mondo.
Da dove nasce tutto ciò?
Le cave di tufo ormai inattive, dove una volta gli antichi mastri cavatori, i cosiddetti “pirriaturi”, scalpellando la pietra estraevano dalla roccia blocchi di varie dimensioni utilizzati soprattutto per la costruzione delle case degli isolani, sono state trasformate proprio in giardino botanico, dando vita a un originale percorso storico-naturalistico sensoriale ricco di profumi e colori.
Proprio lì, dove l’uomo ha trasformato col suo lavoro il paesaggio e lasciato vasti scavi a cielo aperto, dedali gallerie, grotte e cunicoli, Maria Gabriella Campo, figlia non a caso di un cavatore, ha dato avvio a un’opera unica nel suo genere, convertendo una delle antiche cave di tufo dismesse in un paradisi di piante.
Era il 2001 quando, con un intervento di bonifica delle cave di Villa Margherita, Maria Gabriella si oppose nel vero senso della parola a tutti quei pareri di chi le diceva che sarebbe stato “impossibile” fare attecchire qualcosa “tra questi spazi poco fertili e ostili”.
Fu lei a farsi artefice di un’operazione di riqualificazione non solo di quanto abbandonato materialmente nel territorio, ma anche del patrimonio storico lasciato dai “pirriaturi”, “testimonianza di una vita sociale diversa dalla nostra, vissuta nel segno di una laboriosità ingegnosa che affascina attraverso la suggestione degli scavi ora informi ora geometricamente realizzati”, racconta Maria Gabriella Campo.
Proprio durante i processi di lavori di bonifica sono emersi moltissimi scorci di particolare suggestione paesaggistica grazie a quali si può conoscere più da vicino quella che è stata l’opera dei pirriaturi e ripercorrere le tracce dei diversi sistemi di taglio nelle varie epoche estrattive. Oltre alla grande cava a cielo aperto, tagliata con mezzi meccanici negli anni 1950-60, non ci si può perdere una visita a quelle risalenti al 700 ed 800 “a galleria” e a “grotta”, che rappresentano le varie tipologie estrattive.
“Sono certa che la conoscenza di questi luoghi particolarissimi e la loro unicità possa contribuire ad aumentare l’apprezzamento per l’isola di Favignana, già nota e amata per la bellezza del suo mare e delle sue coste”, conclude Maria Gabriella, la cui “opera” ha avuto anche il giusto riconoscimento.
Nel 2010, infatti, i “Giardini Ipogei di Villa Margherita” sono stati iscritti nel Libro delle Espressioni del R.E.I.L. Isole Egadi come alta espressione del patrimonio culturale dell’umanità.
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Germana Carillo
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