Chi ha avuto la fortuna di visitare Parc Guell a Barcellona e ammirare le splendide creazioni di Antoni Gaudì, non potrà non notare quanto colori e forme siano riprese nell'italianissimo Giardino dei Tarocchi. Per costruire il parco artistico iniziato nel 1979 e completato nel 1996, l'artista franco-statunitense Niki de Saint Phalle, infatti, si è ispirata proprio all'architetto spagnolo.
Chi ha avuto la fortuna di visitare Parc Guell a Barcellona e ammirare le splendide creazioni di Antoni Gaudì, non potrà non notare quanto colori e forme siano riprese nell’italianissimo Giardino dei Tarocchi. Per costruire il parco artistico iniziato nel 1979 e completato nel 1996, l’artista franco-statunitense Niki de Saint Phalle, infatti, si è ispirata proprio all’architetto spagnolo.
Il Giardino dei Tarocchi che si trova in una frazione di Capalbio (GR), si chiama così perché al suo interno l’artista ha costruito le ventidue figure rappresentate nelle carte. Grosse strutture in acciaio ricoperte di vetri colorati, specchi e ceramiche preziose incastonati tra loro come tasselli di un grande mosaico.
Per più di diciassette anni il giardino è stato un laboratorio di idee in cui Niki de Saint Phalle affiancata dal marito Jean Tinguely e da un equipe di nomi dell’arte contemporanea come Rico Weber, Sepp Imhof, Paul Wiedmer, Dok van Winsen, Pierre Marie ed Isabelle Le Jeune, Alan Davie, Marino Karella e altri, hanno creato le statue ispirate agli arcani maggiori dei tarocchi.
Un lavoro lungo e minuzioso completamente autofinanziato dall’artista e costato circa 10 miliardi delle vecchie lire. Ma i colori vivaci e intensi, la predominanza dei contrasti cromatici non è ispirata solo al maestro Gaudì. A colpo d’occhio è facile rivedere le forme di Matisse, Picasso, Kandinskij e Klee.
Aperto al pubblico nel 1998, il parco prevede diversi percorsi che si estendono per due ettari, durante il cammino si trovano incisi messaggi e pensieri dai significati simbolici e a tratti esoterici. Il portale d’ingresso, creato dall’architetto ticinese Mario Botta, in collaborazione con Roberto Aureli è costituito da una lunga muraglia in tufo con un’apertura circolare al centro, quasi a sottolineare il passaggio dal mondo reale a quello onirico del giardino.
Camminando si ha l’impressione di immergersi in una favola in cui gli amanti, la papessa, l’imperatore, la temperanza, le stelle, la luna, il mondo tanto per citarne alcuni, da ciclopiche sculture alte tra i 12 e 15 metri si trasformano in statue cariche di significato. Un’opera unica che, seppur troppo ispirata a Parque Guell, lega alla perfezione arte, natura e spiritualità.
Dominella Trunfio
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