Coppedè: lo stravagante e misterioso quartiere delle fate di Roma

Ovunque si volga lo sguardo Roma offre delle bellezze architettoniche ma c’è un quartiere in particolare dove lo scenario diventa surreale e a tratti stravagante. E’ il quartiere Coppedè, 26 palazzine e 17 villini inglobati nel quartiere Triste.

Ovunque si volga lo sguardo Roma offre delle bellezze architettoniche, ma c’è un quartiere in particolare dove lo scenario diventa surreale e a tratti stravagante. È il quartiere Coppedè, il quartiere delle fate: 26 palazzine e 17 villini inglobati nel quartiere Triste.

Disegnato dall’architetto e scultore fiorentino Gino Coppedè, l’omonimo quartiere è stato definito da molti come un esperimento fiabesco, un ponte tra incanto e stupore.

Questo angolo stravagante realizzato tra il 1915 e il 1927, venne concepito da Coppedè come un vero e proprio villaggio, che rimase però incompiuto dopo il misterioso suicidio del suo creatore.

Coppedè appare oggi come un mix di stili, dove simbologie rinascimentali, edicole sacre, lampadari neogotici, stemmi barocchi, archi trionfali romani, spunti liberty, torri gotiche e via dicendo, convivono alla perfezione.

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L’ingresso al quartiere è in via Dora, dove si viene accolti dall’arco ornato da mascheroni, efebi e affreschi con cavalieri medievali, il tutto illuminato da un lampadario in ferro battuto. La prima vista sono i Palazzi degli ambasciatori, anche qui, un tripudio di stemmi, mosaici e personaggi mitologici.

Camminando si scorge la Nike alata, circondata da aquile e la Madonnella, ma sicuramente cuore di Coppedè è piazza Mincio con la Fontana delle rane, chiamata così proprio per la presenza di questi animali. Ci sono ancora il Palazzo del Ragno che deve il suo nome al mosaico in bianco e nero e il Villino delle fate, tre edifici che omaggiano Firenze, Roma e Venezia attraverso simboli e personaggi che rimandano alle tre città italiane.

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È possibile vedere infatti, Dante e Petrarca accanto alla cupola di Santa Maria del Fiore di Firenze, la Lupa capitolina, simbolo di Roma, dipinta insieme a Romolo e Remo su un balconcino, vicino al Leone di San Marco, fronteggiante un veliero, emblemi veneziani.

Nel cuore del quartiere c’è l’albero della vita, insieme a torrette, cortili e logge che rendono l’ambiente affascinante e misterioso allo stesso tempo, tant’è che qui Dario Argento ha dato vita ai suoi film horror Inferno e “L’uccello dalle piume di cristallo” ma sono state girate tante altre scene de “Il profumo della signora in nero” di Francesco Barilli, “Ultimo tango a Zagarolo”di Nando Cicero e “Audace colpo dei soliti ignoti” di Nanni Loy con Vittorio Gassman.

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Insomma, un luogo perfetto dove immergersi per ossigenarsi un po’ dal caos romano!

Dominella Trunfio

Foto: Valentina Nicita/Facebook

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