I cipressi sono il simbolo della Val d’Orcia, con i due boschetti di San Quirico che sono un’attrazione turistica irresistibile: ecco da dove viene questa tradizione
Il cipresso, con la sua presenza imponente e la sua storia millenaria, rappresenta uno dei simboli distintivi più iconici del paesaggio toscano. Se pensiamo alla Val d’Orcia, non possiamo non pensare a quegli agriturismi e poderi immersi nelle colline verdeggianti con davanti filari magnifici di cipressi.
E ancora sono i cipressi ad attirare tantissimi turisti e camminatori (da qui ricordiamo passa la Via Francigena) a San Quirico d’Orcia. Quei due boschetti – uno romboidale e un altro a semicerchio – che si trovano su una collinetta che domina la via Cassia, in località “I Triboli” poco fuori dal centro abitato sono ormai diventati una tappa imperdibile se ci si trova qui.
Il motivo è presto detto: spiccano come se fossero i padroni incontrastati di quelle colline dove non si vede pressoché nessun albero tranne che loro. E così, dopo una passeggiata in questi sentieri argillosi nei campi, il selfie è d’obbligo e l’innamoramento per questi luoghi è istantaneo. Ma per quale motivo i cipressi sono il simbolo della Val d’Orcia? Andiamo a scoprirlo.
È arrivato da noi grazie alle popolazioni etrusche e romane
Originario del Mediterraneo orientale, questo albero è stato introdotto in Italia centrale dalle antiche popolazioni etrusche e romane. Da allora, il cipresso ha svolto un ruolo multifunzionale, sia nella vita quotidiana che nella sfera simbolica e sacrale della cultura rurale toscana.
In Toscana, il cipresso non è solo un elemento ornamentale nei giardini e nelle proprietà fondiarie delle famiglie nobiliari, ma è anche un simbolo di profondo significato culturale e religioso. Tradizionalmente associato al culto dei defunti sin dall’epoca etrusca, il cipresso ha acquisito nel tempo valenze più ampie, diventando un augurio di vita e prosperità, tanto che spesso viene piantato in occasione della nascita di un bambino.
La forma slanciata e scura del cipresso conferisce al paesaggio una forte caratterizzazione visiva, sia quando è isolato che quando è parte di gruppi più estesi. Questa presenza imponente e la sua longeva storia sono evidenti anche nei siti religiosi e monumentali, dove il cipresso assume un ruolo sacrale e simbolico, rappresentando sia la vita che la morte.
Inizialmente delimitava i confini e segnalava strade e incroci
Nella cultura rurale toscana, il cipresso è stato utilizzato in molteplici modi pratici e funzionali. Oltre alla sua funzione di delimitazione dei confini tra terreni e di segnalazione di strade e incroci, il legno di cipresso è stato impiegato per la costruzione di mobili, infissi e pagliai. La sua resistenza e durabilità lo hanno reso prezioso anche come barriera frangivento nelle coltivazioni agricole.
Il cipresso ha una forza in sé che deriva dai contorni netti, dal colore scuro e dalla sontuosità che gli dà la verticalità, sia quando è solo che quando fa parte di un gruppo. Proprio per questa intensità e per il suo legame con la cultura e la tradizione toscani, è lui stesso a “creare” una percezione di paesaggio.
Non è dunque semplicemente un elemento distintivo del paesaggio toscano, ma anche un simbolo di connessione tra passato e presente, tra natura e cultura umana. La sua presenza continua a plasmare e arricchire il territorio, mantenendo viva una tradizione millenaria e contribuendo alla sua identità unica e riconoscibile e la presenza di migliaia di turisti ogni giorno lo conferma.
Non vuoi perdere le nostre notizie?
- Iscriviti ai nostri canali Whatsapp e Telegram
- Siamo anche su Google News, attiva la stella per inserirci tra le fonti preferite
Ti potrebbe interessare anche: