L’Islanda, si sa, è famosa per i geyser, ma con Vellir si è proprio superata: nella zona occidentale dell’isola, c'è un geyser nel mezzo di un fiume, dove fino a non molto tempo "esplodeva", generando spettacoli naturali impressionanti.
L’Islanda, si sa, è famosa per i geyser, ma con Vellir si è proprio superata: nella zona occidentale dell’isola, c’è un geyser nel mezzo di un fiume, dove fino a non molto tempo “esplodeva”, generando spettacoli naturali impressionanti. E ora si accende solo se “innescato” da sapone.
Questi getti di acqua e vapore improvvisi che sembrano provenire “dal nulla” affascinano da sempre e la piccola isola islandese ne è piena, tanto che la stessa parola deriva da Geysir, noto come il geyser più antico e “residente” proprio sul suolo islandese.
Ammirazione “estetica” a parte, il fenomeno è un’evidente testimonianza dell’energia geotermica, e che gli studiosi ritengono una manifestazione del vulcanesimo secondario: in particolare se il sottosuolo ha una struttura “a sifone”(con rocce permeabili circondate da impermeabili, in presenza di una camera magmatica) l’acqua si scalda e, risalendo, fuoriesce con getti spettacolari. Un termosifone naturale che “esplode” appena si riempie.
Foto: Reykholt, Wikimedia Commons via Wondermondo
Ma chi l’ha detto che tutto ciò non possa avvenire sotto un fiume? Vellir ce lo dimostra: nella zona geotermica di Reykholt, che comprende anche gli spettacolari geyser Deildartunga e sorgenti termali, si è formato un cono di argilla cementata e ghiaia che si innalza per quasi 2 metri sopra il torrente, sul quale ci sono diverse “sorgenti” ma una è particolarmente attiva, con acqua costantemente bollente (circa 100°C), spruzzi di 10-15 litri al secondo e diametro di circa 1 metro.
Ci sono state “eruzioni” fino a 1,5 m di altezza alla fine del XIX secolo e dopo un terremoto, avvenuto nel 1896, Vellir spruzzò anche fino 11 m. Comunque dopo due anni il singolare geyser era tornato quello di prima.
Purtroppo però (o per fortuna) Vellir è ora inattivo, o meglio si attiva solo se viene aggiunto sapone, una pratica inquinante che va assolutamente evitata. E su questo ci sono delle comprovate esperienze: durante gli studi americani effettuati sul “capostipite” Geysir si notò che, gettando sapone nel cratere, le eruzioni avvenivano più frequentemente e con un’intensità maggiore. Ma gli effetti furono terribili.
L’espediente venne infatti utilizzato per attirare turisti e per creare scenari spettacolari per servizi pubblicitari, ma il sapone rovinò irrimediabilmente la colonna calcarea. Nonostante possa essere meraviglioso ammirare getti d’acqua, e da Vellir addirittura provenienti da un fiume, auguriamoci dunque di non vedere mai questo spettacolo.
Ma niente paura: l’Islanda non ci farà mancare veramente nulla.
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Roberta De Carolis