Sono partiti per il Camino de Santiago de Compostela con un dubbio: "Conoscendo la cucina spagnola, da vegani avremmo dovuto tirare avanti a pane e vino?". Ecco il racconto di due fratelli che hanno voluto condividere con noi la loro esperienza sul famoso cammino.
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Sono partiti per il Camino de Santiago de Compostela con un dubbio: “Conoscendo la cucina spagnola, da vegani avremmo dovuto tirare avanti a pane e vino?”. Ecco il racconto di due fratelli che hanno voluto condividere con noi la loro esperienza sul famoso cammino.
Il Camino de Santiago, itinerario spirituale tra i più conosciuti al mondo, è un insieme di rotte di pellegrinaggio che, da vari punti di partenza, raggiungono la città di Santiago de Compostela, in Galizia, Spagna nord-occidentale, luogo in cui sono venerate le reliquie di Giacomo, apostolo di Cristo.
Ogni anno, migliaia di pellegrini, di fede cristiana e non, si incamminano sulle vie di Santiago seguendo la capasanta, o conchiglia di San Giacomo, attraversando paesaggi bucolici e città storiche e ricalcando le stesse rotte dei pellegrini del Medioevo. Le motivazioni sono molteplici e chi deciderà di intraprendere questo viaggio insolito lo potrà verificare nei molti momenti di condivisione e nelle amicizie che si vengono a creare sul Camino.
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Mia sorella ed io siamo partiti senza specifiche vocazioni spirituali, da amanti della vita all’aria aperta, del trekking e dell’opportunità di poter vedere così tanti luoghi e paesaggi ad un ritmo più lento, dipendendo unicamente dalla forza delle nostre gambe e delle nostre menti.
Siamo partiti, tuttavia, con un dubbio: come sarebbe stata l’alimentazione sul Camino? Conoscendo la cucina spagnola, avremmo potuto intraprendere un viaggio di oltre 880 chilometri da vegani?
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L’autore del Codice Callistino, il più noto manoscritto medievale sul Camino, nel quinto libro (una sorta di guida dell’epoca), loda la carne, il pesce, il pane ed il vino di molte località del Camino francese. Avremmo dovuto tirare avanti a pane e vino?
Per fortuna, nonostante gli eccellenti vini de La Rioja e il pane caldo delle panaderíes, il Camino, dopotutto, si è rivelato per la sua vera natura: un percorso plasmabile secondo le proprie esigenze, credenze e scelte di vita.
I vegani sono sicuramente in forte minoranza sul Camino (ne abbiamo incontrati cinque in 29 giorni!) e non si può certo dire che essi siano accolti a braccia aperte in tutti i locali, ma con l’utilizzo di alcuni strumenti che internet offre, una minima conoscenza dello spagnolo e molta pazienza e buona volontà il Camino è un’esperienza aperta a tutti coloro che hanno scelto di non consumare più derivati animali.
Camino de Santiago de Compostela, consigli per vegani
Innanzitutto bisogna tenere in considerazione che in moltissime località troverete supermercati ed alimentari; in essi abbiamo avuto modo di acquistare tutto ciò di cui avremmo avuto bisogno (attenzione al pane che talvolta contiene latte in Spagna!).
Le maggiori guide (oltre al foglio informativo distribuito presso l’ufficio di Saint-Jean, punto di partenza del Camino francese) riportano quali ostelli lungo il camino siano attrezzati con cucine (su ventinove sere, anche per ragioni di budget, abbiamo cucinato ventiquattro volte). Talvolta le cucine possono essere affollate e poco attrezzate (soprattutto in alta stagione) ma noi ci siamo portati qualche utensile di emergenza che non appesantisse troppo lo zaino.
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Un piatto semplice, come una pasta e fagioli, o un riso e verdure, oppure un brodo vegetale (attenzione agli ingredienti delle zuppe già pronte – spesso contengono grasso animale o panna), sono abbastanza semplici da preparare se non si arriva troppo tardi in ostello.
Come è semplice, allo stesso modo, reperire nei supermercati frutta e verdura fresca, frutta secca, biscotti vegan, barrette proteiche, latte e yogurt di soia, e, in Galizia, anche merendine industriali e empanadas vegan! Noi, addirittura, ci eravamo portati quasi un chilo di affettati vegan!
Prima di partire, inoltre, abbiamo consultato l’applicazione HappyCow, cercando locali e negozi nelle principali città del Camino (Pamplona, Logroño, Burgos, León, Santiago de Compostela) per concederci magari un pranzo al ristorante piuttosto che un panino (molti dei ristoranti offrono menù a pranzo che sono molto più convenienti rispetto a cenare à la carte).
Camino de Santiago de Compostela, dove mangiare vegetariano e vegano
Alcuni di questi locali sono interamente vegan (Baratza Kafea a Pamplona, Camino Vegano a Logroño, Gaia a Burgos – chiuso fino a Natale per lavori, Entre Pedras a Pamplona) vegetariani con opzioni vegan (Restaurante Sarasate a Pamplona, El Sol a Logroño, Cardamomo a Burgos, L’Union a León) o negozi vegan (Begin Vegan a Logroño, Ecoespazo Vitriol a Sarria, Herbas Tenda Vegana a Pamplona), senza contare poi i molti negozi biologici che spesso sono ben forniti. L’unica accortezza è quella di controllare attentamente gli orari di apertura ed i giorni di riposo.
Vi potrebbe capitare, poi, con un occhio attento, di poter trovare offerte vegan in luoghi inaspettati, come il chiosco (Aprile – Ottobre) sull’Alto del Perdón, dopo Pamplona, che vende anche panini e hamburger vegani dinanzi al famoso monumento ai pellegrini, oppure il Bar Ruiz di Tardajos poco prima di avventurarsi nelle mesetas castigliane, o in un anonimo bar vicino al museo archeologico di Cacabelos, dopo Ponferrada, dove abbiamo mangiato un ottimo hamburger di tofu affumicato. Oppure, lungo il Camino, dove veri amanti del Camino hanno messo su chioschi improvvisati, dove si paga solo con un’eventuale offerta, e si può assaporare il gusto dell’ospitalità!
Camino de Santiago de Compostela, alberghi e ostelli vegan friendly
Infine gli albergue o ostelli del Camino. Sul Camino sono venuto a conoscenza di un sito molto interessante e molto utile per vegetariani e vegani che mi ha permesso poi di pianificare le nostre tappe successive: si tratta del sito Heart of the Camino.
Heart of the Camino è un sito che si autodefinisce una comunità virtuale per chi ha fatto l’esperienza del Camino e chi la vuole intraprendere ed include un’utilissima sezione (e poster in pdf scaricabile) con gli ostelli vegetarian e vegan-friendly.
Una risorsa pratica e semplice, da salvare sullo smartphone o stampare. Tra quelli visitati da noi, meritano sicuramente una sosta l’Albergue Verde di Hospital de Orbigo (cena vegan con donazione, sessioni di yoga), Monte Irago di Foncebadón (colazione vegan a buffet), El Refugio a La Faba (cuoca italiana e ottimo hamburger di lenticchie in un’atmosfera magica), El Beso di A Balsa (un albergue fuori dal tempo in un minuscolo villaggio circondato dai boschi galleghi) e il Do Sol e Da Lua a Fisterra (sul Camino de Finisterre).
Non pretendo assolutamente che questa brevissima guida sia esauriente ma mi auguro che sia uno strumento per chi desidera intraprendere un’esperienza unica, tenendo fede ai propri valori, valori che però più di una volta, sono stati scossi dalla violenza nei confronti degli animali (ho assistito ad una corsa di tori a Puente de la Reina per tentare di comprenderne l’importanza nella cultura spagnola, rafforzando unicamente il mio ripudio di questa tradizione obsoleta e crudele).
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Mia sorella ed io abbiamo percorso il Camino anche per sensibilizzare le persone sulle questioni etiche e ambientali legate all’alimentazione (e all’adeguatezza della dieta vegana in campo sportivo, avendo percorso gli 880 chilometri da Sainte-Jean a Fisterra in 29 giorni di cui 27 e mezzo di cammino effettivo), privilegiando un’alimentazione frugale e locale, raccogliendo fondi per due organizzazioni che si occupano proprio di questo: i progetti in Etiopia di A-Well-Fed World e la Palestinian Animal League, raccolta fondi che è ancora aperta.
Non ci resta che augurarvi, Buon Veg Camino!
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Jan Claus Di Blasio