Akarmara: la città mineraria che la natura si è ripresa in solo 20 anni

Gli alberi e la vegetazione hanno invaso case e vie: benvenuti ad Akarmara un territorio caucasico rivendicato dalla Georgia, ma di fatto indipendente che negli ultimi anni è diventata una foresta.

Gli alberi e la vegetazione hanno invaso case e vie: benvenuti ad Akarmara un territorio caucasico rivendicato dalla Georgia, ma di fatto indipendente che negli ultimi anni è diventata una foresta.

Akarmara, si trova in Abkhazia nell’Europa orientale, un tempo era una città mineraria, ma negli anni Settanta tra guerra e cambiamento economico, la città è stata vittima dello spopolamento.

È così, che la natura è tornata ad essere padrona di ciò che gli apparteneva invadendo la cittadina che oggi ha solo 35 abitanti. Ma in un reportage de El Pais, gli abitanti non sembrano curarsene.

“Se questa è una città fantasma, allora siamo zombi”, dice Igor Kishmaria, un residente.

Qui la vita scorre lenta e il tempo sembra essersi fermato: le mucche pascolano sulla ferrovia dismessa, davanti alla fabbrica abbandonata. Nelle strade muschio e ortensie si alternano vivacemente. Le finestre, i tetti, sono un tripudio di natura. Ci sono alcuni bambini e tanti turisti attirati dalla città fantasma.

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Negli ultimi anni, l’Abkhazia è diventata l’obiettivo di fotografi e artisti internazionali alla ricerca degli scenari di “civiltà scomparse”.

Nel 1942, quando il bacino Donbass in Ucraina fu occupato dalla Germania nazista, l’URSS aveva cominciato a sfruttare carbone dalla fabbrica locale e Tkarchal era stata dichiarata “città”.
Col tempo Abkhazo, che allora all’epoca era asservito alla repubblica sovietica della Georgia, è stato riconosciuto come stato indipendente dalla Russia.

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I prigionieri di guerra tedeschi aiutarono a costruire la città, che negli anni ’70 aveva 25.000 abitanti e un alto tenore di vita, ma negli anni ottanta, gli scambi economici tra i territori dell’URSS sono crollati e la città è diventata spopolata.

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Dominella Trunfio

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