Oltre 5400 km di acque di balneazione sono classificate come "eccellenti" in Italia. Si tratta del 95% del totale dei mari italiani
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Le acque di balneazione di Puglia e Sardegna sono le migliori di Italia, con una percentuale che arriva al 99,7 per cento. Per la prima volta il Sistema nazionale per la prevenzione ambientale pubblica contemporaneamente i risultati del monitoraggio frutto del lavoro di tutte le Agenzie.
I mari italiani sono puliti. Per il 2020, oltre 5400 km di acque di balneazione sono state classificate come “eccellenti”. In altre parole, circa il 95% di tutte quelle classificate ed esaminate gode di ottima salute.
Buone notizie arrivano dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, che ha reso noti i nuovi dati riguardanti le acque di balneazione. Queste ultime comprendono non solo le acque marine, ma anche quelle dolci superficiali, correnti o di lago, in cui la balneazione è espressamente autorizzata o non vietata.
Considerando gli oltre 6mila km di mare che bagnano le coste del nostro Paese, secondo l’ultima analisi, ben 5400 sono classificate come eccellenti. Per ciascuna di esse, almeno una volta al mese per tutta la durata della stagione, le Arpa/Appa effettuano campionamenti e analisi per tutelare i bagnanti. E i risultati sono davvero incoraggianti.
“Dal 2010, con il Decreto legislativo 30 maggio 2008 n. 116 e con la successiva pubblicazione del Decreto Ministeriale 30/3/2010 (G. U. del 24 maggio 2010 S.O. 97), l’Italia ha recepito la Direttiva europea 2006/7/CE sulle Acque di Balneazione che regola la materia. Tale normativa è finalizzata alla protezione della salute umana attraverso il monitoraggio di due indicatori di contaminazione fecale (enterococchi intestinali ed escherichia coli). Per ciascuna “acqua di balneazione” sono individuati i punti di monitoraggio rappresentativi della qualità dell’intera area. Complessivamente in una stagione balneare le agenzie ambientali effettuano oltre 24.000 campionamenti e altrettante analisi di laboratorio per determinare la presenza dei due parametri microbiologici che indicano la qualità dell’acqua di balneazione, per un totale, quindi, di oltre 48.000 determinazioni analitiche” spiega l’SNPA.
All’inizio di ogni stagione balneare le acque vengono poi classificate come: Eccellenti, Buone, Sufficienti e Scarse. E quello che ci attende quest’estate, coronavirus permettendo, è un mare di qualità. Questa classificazione avviene sulla base di uno specifico algoritmo che tiene conto degli andamenti statistici dei dati di 4 anni, che determinano il giudizio di qualitàdelle acque di balneazione.
Le regioni migliori
Ad eccellere, in particolar modo, sono Sardegna e Puglia che vantano il 99,7% di chilometri di coste balneabili “eccellenti”. Oltre a essere le due regioni con i dati migliori sono anche quelle con la maggior estensione di costa: la Sardegna ne ha 1.400 km, la Puglia 800.
Anche altre regioni vantano acque una classificazione ottimale. Oltre a Sardegna e Puglia altre 7, nell’ultima analisi, hanno registrato oltre il 90% di km di acque di balneazione eccellenti: Toscana, Emilia-Romagna, Liguria, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Basilicata e Sicilia. In quest’ultima regione però il dato è relativo a 5 province su 8, visto che non è stato possibile reperire i dati delle province di Agrigento, Catania e Messina.
In Italia va meglio che in Europa
Nel nostro paese, i risultati sono al di sopra della media europea, come risulta anche dall’ultimo rapporto disponibile dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, relativo al periodo 2015-2018. Secondo il documento, in Europa le acque di balneazione eccellenti sono l’85% e molti paesi al di sotto di questa percentuale.
Bene anche i laghi
Anche le acque dolci sono eccellenti. Secondo la nuova analisi, i laghi vantano 390 chilometri di acque di balneazione classificate come “eccellenti”.
“Questi dati però non devono farci riposare sugli allori. La qualità delle acque di balneazione costituisce un indicatore significativo del carico di acque non depurate che arrivano in mare dai corsi d’acqua. Aree non servite da fognature, allacci alle fognature mancanti, insufficiente funzionamento del sistema depurativo, ecc. determinano apporti di contaminazione fecale, e non solo, che richiedono azioni di risanamento di carattere strutturale. L’attenzione deve essere sempre molto alta a tutti questi aspetti” spiega l’Snpa.
Fonti di riferimento: SNPA
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