Sappiamo cosa fare in caso di terremoto?

Quest’estate, durante il terremoto del Centro Italia, che ho ben avvertito dal quarto piano della mia casa a Roma, mi sono comportata meglio rispetto a quello del 2009 de L’Aquila, ho riconosciuto subito il pericolo e mi sono messa diligentemente sotto lo stipite della porta in un muro portante di casa. Ma, a parte questo, niente altro.

Qualche settimana dopo il terremoto, durante la Social Media week di Roma, ho assistito a un workshop con Titti Postiglione, capo dell’Ufficio emergenze della Protezione Civile, che ha iniziato il suo intervento con una domanda a noi in sala: “Quanti di voi si sono informati se nel proprio comune esiste un piano di emergenza in caso di terremoto?”

Nessuno ha alzato la mano.

E dire che, qualche tempo fa, mi ero data il buon proposito di informarmi, ma poi il tempo passa e… e niente, non l’ho mai fatto.

Ho riproposto la domanda sui miei profili Facebook e Twitter. Su Twitter, sotto forma di un sondaggio: il risultato è stato “no” per l’89%. Su Facebook la domanda era aperta, ho ricevuto 24 risposte, di cui, approssimativamente, 5 persone hanno detto che sì, si erano informati, anche se non tutti avevano trovato risposta o ne erano certi. Tra i “no, non mi sono informata” ho purtroppo letto anche risposte di grande (e grave) leggerezza: “Vivo a Roma, vale lo stesso?” (beh, tutta l’Italia è a rischio sismico, informarsi non fa male), oppure “In caso di terremoto vado a vedere” (potrebbe essere troppo tardi ma ok).

Mettersi sotto lo stipite della porta, preparare una borsa con un kit di emergenza, uscire di casa una volta passata la scossa, sono comportamenti giusti, ma potrebbe essere importante anche sapere che cosa fare una volta usciti di casa e con la nostra borsa di emergenza in mano. E allora perché non ci informiamo? Perché, nonostante l’Italia sia un paese fragile ed esposto a molti rischi naturali, continuiamo a vivere il pericolo con estrema leggerezza e superficialità?

Rinnovo quindi, soprattutto a me stessa, l’invito a guardare il sito www.iononrischio.it della Protezione Civile, c’è scritto tutto quello che dobbiamo sapere.

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