Cari amici di “C’era una volta…”, oggi leggiamo insieme un’altra fiaba green scritta dalla talentuosa Nara Marrucci.
Questa volta niente streghe, giganti o castelli incantati, ma soltanto delle verdure litigiose e la forza conciliante della natura. La storia di un paese, Montaspro, che per una serie di eventi diventerà Monteamoroso.
Buona lettura a tutti…
C’era un paesino, in montagna, che si chiamava Montaspro.
Lì gli asparagi crescevano dritti e liberi, senza padrone, fitti nel sottobosco come gli aghi di un porcospino e gareggiavano fra loro a chi crescesse più alto. Le punte degli asparagi arrivavano a bucare il cielo. Ma l’ultima fila sfiorava piante di tipo differente. Finocchi selvatici, erbette e cicorie giovincelle e selvatiche.
Tra le verdure però non correva buon sangue. Doveva essere una questione d’individia e rivalità. Le une credevano d’essere più belle e forti e utili degli altri e viceversa. Gli uni credevano d’essere i padroni della montagna e viceversa. Invece di adattarsi a stare insieme da buoni vicini – cosa che avrebbe giovato ad entrambi – si facevano dispetti continui.
Gli asparagi guardavano con rancore i finocchi e le cicorie e pensavano quanto sarebbero stati felici senza di loro. Queste ultime guardavano con rabbia gli asparagi che davano loro fastidio.
Le scaramucce non si contavano più e Montaspro diventava giorno dopo giorno sempre più aspro… finché un giorno di fine estate arrivò da chissà dove una grandine colossale che fece un fracasso inaudito e rovinò tutte le verdure.
Ma il fragore della grandine aveva sobillato il vento Anemo ormai assopito da anni dentro una grotta ben nascosta nel bosco. Il vento si arrabbiò parecchio per essere stato disturbato nel sonno e decise di uscire per controllare la situazione.
Cominciò come un soffio di venticello sottile e crebbe all’impazzata in vento furibondo, sfogando la sua sulle piante della montagna che erano rimaste e di cui conosceva da tempo le inimicizie.
“Uuuuuhhhh… quel rumore assordante mi ha svegliato…” ululava Anemo e, come le onde sulla superficie del mare, piegò tutte le piante da un lato e poi dall’altro, fece cozzare forze contrarie, scatenò una baraonda che fece tremare persino le radici delle piante. Solo allora tutte le verdure si abbracciarono forte per proteggersi a vicenda e quell’abbraccio fu il segno di un affetto nuovo.
Anemo si placò; urlò ancora che adesso tornava a dormire e che nessuno osasse disturbarlo più, ma sotto sotto sorrideva. E si richiuse nella sua grotta.
Cosa fece cosa non fece quel vento pazzo…i semi delle piante volarono ovunque, caddero in ogni dove. Le verdure crebbero mescolate far loro.
Fu così che Montaspro divenne Montamoroso. Il prodigio fu talmente grande che il vento Anemo può dormire tuttora un sonno di pace.
Fine