Il suo sapore dolce e speziato è frutto di lunghe contaminazioni. L’origine del pan sorc è legata agli scambi tra il Friuli e Vienna.
Ci troviamo a Gemona, ai piedi delle Prealpi Giulie. La frontiera con la Slovenia è vicina, quella con l’Austria anche.
La regione era una tappa obbligata per chi viaggiava verso l’Europa centrale.
Ai tempi dell’impero asburgico, molti friulani lavoravano nei forni della capitale austriaca e assorbivano le abitudini d’oltralpe. Quando tornavano a casa, innestavano la loro esperienza, fatta di nuovi sapori e nuove fragranze, nelle usanze locali.
E’ così che è nato il pan sorc, una pagnotta preparata con farina di mais (sorc in dialetto) di varietà “cinquantino”, farina di segale e di frumento, fichi secchi e, a volte, uvetta e semi di finocchio.
Ogni famiglia di questa zona lo cucinava secondo la propria ricetta, cuocendolo nei forni comuni dei paesi o presso i forni delle famiglie più abbienti. Il pan sorc era il pane del Natale: si mangiava durante le feste o si regalava ai bambini.
A partire dagli anni Sessanta, il mais cinquantino è diventato sempre più raro nei campi del gemonese. I gusti alimentari sono cambiati piano piano e il pan di sorc è diventato raro.
Per salvare questo pane tradizionale, Slow Food l’ha inserito nel catalogo dell’Arca del Gusto. In collaborazione con l’Ecomuseo delle Acque del Gemonese, è nato anche un progetto di Presidio per tutelarlo.
Per saperne di più, visita il sito www.fondazioneslowfood.it
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