Tamera, la Guerra in Siria e gli Amanti nel Lago

Cosa lega Tamera, la guerra in Siria e delle persone che si amano in un laghetto? L’acqua.

Infatti senza l’acqua Tamera non esisterebbe nel desertico sud del Portogallo; se non ci fossero state carenze idriche forse la guerra in Siria non sarebbe accaduta (o sarebbe stata meno grave della tragedia attuale); nell’acqua l’avvicinamento affettuoso tra i corpi delle persone è più facile.

“L’acqua sta alla natura, come l’amore sta all’essere umano” Dieter Duhm, Terra Nova.

Addentriamoci nella scoperta del potere dell’acqua esaminando caso per caso quelli citati:

Tamera e l’acqua:

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La comunità – biotopo di cura di Tamera non sarebbe mai esistita se la prima fase materiale della sua fondazione non fosse stata quella di costruire secondo i principi della natura un sistema di ritenzione delle acque (water retention landscape).

Il nostro modello di sviluppo ci ha abituati a fregarcene (uso il termine più popolare per trasmettere anche la violenza e superbia dell’atteggiamento) della Natura: la tecnologia può fare tutto. Non c’è acqua? La portiamo da centinaia di chilometri di distanza con dighe e condotte, grazie a ingegneria, tonnellate di metallo e carburante, sfruttamento di mano d’opera a basso costo.

Costa molto? Non è un problema se quel costo è per l’impresa-oligarchia che svolge il lavoro un guadagno. Facile da capire: è un costo per la collettività ed un guadagno per pochi. Basta convincere culturalmente e mediaticamente la collettività ( o costringerla se se ne hanno i mezzi repressivi-militari).

Nella realtà “vera” (purtroppo tocca usare oramai questa precisazione) l’acqua esiste quasi ovunque salvo negli ambienti veramente estremi e in ogni caso è un elemento preponderante nel Pianeta.

Il punto è che abbiamo smesso di conoscerla e comprenderla:

“We humans have the knowledge of how to transform deserts and semi-deserts back into living landscapes traversed by fresh spring water streams. In most cases desertification is not a natural phenomenon but the result of incorrect water management on a global scale.

Deserts do not arise because of a lack of rain, but because humans treat water in the wrong way.” Bernd Walter Müller, 2011.

A causa dell’attività umana, gran parte delle terre emerse oggi possono essere paragonate ad una pelle (quella della Terra-Gaia) rinsecchita e indurita (vuoi per la cementificazione, vuoi per la distruzione delle foreste e della vegetazione naturale, che è una sorta di spugna per l’acqua) sulla quale l’acqua scivola via. Non dimentichiamo che in molte zone ritenute oggi aride comunque continua sempre a piovere, solo che l’acqua invece di essere assorbita dalla pelle-suolo, ci scivola sopra, causando tra l’altro inondazioni, smottamenti, allagamenti e quanto ben sappiamo dalla cronaca.

Quando poi quest’acqua arriva ai fiumi, trova più che dei fiumi con le loro anse, dei canali rettilinei e dalle sponde spesso impermeabili (cemento) con la conseguenza di accumularsi, acquisire velocità e trasportando tutti i detriti che incontra, fino a volte a “rompere gli argini” e a creare ulteriori danni.

Il punto fondamentale è il seguente: l’acqua c’è (come c’è l’energia solare e ci sono le risorse alimentari vegetali) ma non si ferma dove dovrebbe perché l’attività umana ha spogliato la terra dello strato di humus che è fondamentale per il ciclo completo dell’acqua, grazie alla funzione fondamentale di assorbirla e trattenerla.

Le tecniche di water retention landscapes voglio proprio ovviare a questa mancanza dell’humus, del terreno-spugna, per trovare i modi per far comunque rimanere l’acqua piovana e re innescare il processo vitale che porta alla nuova formazione di un terreno-spugna morbido e fertile (acqua-vegetazione-terreno fertile grazie alla decomposizione della vegetazione, in semplicità estrema). È insomma una sorta di terapia per guarire i terreni aridi, non una soluzione per creare bacini d’acqua da sfruttare.

Un esempio di questa possibilità è appunto Tamera, dove grazie all’impegno di specialisti (e visionari) nel campo della permacultura e della conoscenza dell’acqua si sono realizzati dei bacini per raccogliere l’acqua piovana e per farla circolare tra loro, sfruttando la gravità, e penetrare liberamente nella terra. Come per naturale (e prevedibile) magia, attorno a questi bacini, rivoli d’acqua e pozze, ha iniziato a crescere la vegetazione, sempre più complessa e ricca. Da qui la vegetazione ha iniziato a espandersi dove i semi iniziavano a trovare terreno fertile e umido e il terreno ha iniziato a trattenere la pioggia, in un processo lento ma di enorme forza espansiva. Appunto, l’acqua sta alla natura come l’amore all’uomo.

Ma, se l’acqua smette di cadere dal cielo, allora i problemi sono ancora più gravi, come vedremo al prossimo punto:

La Guerra in Siria e l’acqua:

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“fa molto discutere un articolo pubblicato sui “”Proceedings of the National Academy Sciences””: uno studio in cui si mette in diretta correlazione l’innescarsi della guerra civile in Siria con la siccità che, dal 2006 al 2011, ha colpito il Paese. Un cambiamento climatico (causato dall’uomo, Ndr) che, secondo la rivista, “ha aggravato i disordini sociali, facendoli sfociare in una rivolta aperta”. la Repubblica, Carmine Saviano, 25 Marzo 2015

A chi vorrà dedicare qualche tempo alla lettura dell’interessante articolo, risulterà chiaro che la crisi idrica siriana precedente alla guerra sia stata causata da due fattori, entrambi legati alle attività umane: il cambiamento climatico creato dall’effetto serra e la cattiva gestione delle risorse idriche in Siria. Questo ha causato la peggiore siccità mai documentata nel Paese e causato l’esodo circa 1,5 milioni di persone verso le periferie delle città: in otto anni la popolazione urbana siriana è aumentata del 50% (sarebbe come dire che la popolazione di Milano dal 2008 oggi fosse aumentata di circa 600.000 persone, povere e senza mezzi, nella periferia in insediamenti illegali. Immaginate i problemi sociali?).

A questo aggiungete il tracollo dell’agricoltura, l’aumento dei prezzi e certamente la situazione politica del paese e non sarà difficile capire perché la “rivoluzione” siriana si sia inacerbita nelle periferie urbane e perché ancora oggi le periferie urbane sono i luoghi dell’insorgenza e i campi di battaglia. Sopravvivenza unita a motivazioni politiche divergenti: in una parola, guerra.

E la Siria non è un caso unico: anni fa lessi un interessante saggio (2050. Il futuro del nuovo Nord, Smith Laurence C.) sulle conseguenze dei cambiamenti climatici in atto. Nell’appendice trovai una delle informazioni più interessanti: il Pentagono ritiene che i cambiamenti climatici rappresenteranno nel prossimo futuro (anni, non secoli) la fonte di minaccia maggiore alla sicurezza degli USA e non tanto a causa di inondazioni o uragani ma per gli sconvolgimenti geopolitici che causeranno (siccità carestie, inondazioni, migrazioni, collassi economici di paesi a rischio): leggi, guerre causate dal fattore acqua o per l’acqua (a questo proposito, sapete che la prossima missione militare Italiana in Iraq sarà per difendere una diga?).

La Storia insegna che i popoli si ribellano o accettano la guerra, quando la loro sopravvivenza è minacciata. Cosa vi è di più necessario alla vita che l’acqua (a parte l’aria)? Pertanto, date alcune condizioni politico-sociali critiche (purtroppo molto comuni oggi nel mondo), la mancanza di acqua crea un immediato pericolo di morte e rende possibile quel salto psico-culturale che permette lo scoppiare di una guerra (o io o tu).

Secondo diversi studi (consigliamo di visitare https://www.drought.gov/gdm/current-conditions ) le aree già critiche in cui sono possibili a breve delle siccità (mancanza di acqua) gravissime sono: il Corno d’Africa, Haiti, Sud Africa, Chad, India, Mongolia, Marocco. Colombia, Papua Nuova Guinea, Russia.

E’ importante capire che questa equazione “mancanza d’acqua = guerra” non è sempre valida o un destino. In una situazione di crisi incombente le comunità hanno comunque una scelta diversa (vedi ad esempio le tecniche di water retention landscapes citate), basata sulla cooperazione, sulla solidarietà, sulla fiducia…sull’amore insomma:

Gli amanti nell’acqua

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Finiamo questo percorso seguendo il flusso dell’acqua ritrovandoci alla fonte: la nostra esistenza personale inizia nell’acqua del ventre materno ed è naturale che tale elemento ci attragga a livelli sottili, simbolici, psicologici. Nell’acqua siamo abituati a immaginarci allo stato naturale, nudi e privi degli orpelli sociali. L’acqua è l’origine di tutta la vita sulla Terra e ogni goccia d’acqua è più antica del nostro stesso pianeta (provenendo dallo spazio esterno e dalle precedenti fasi della formazione dell’Universo). La maggior parte della nostra massa corporea è acqua e, se è dibattuto se alla morte noi si perda l’anima, è certo che perdiamo l’acqua fino a rinsecchirci in ossa di pura sostanza minerale. Lo vediamo pertanto anche in noi: l’acqua e la terra creano quel terreno fertile che è la nostra vita, una volta separati la vita cessa.

E se, come nella citazione iniziale, l’acqua è per la natura, ciò che l’amore è per l’uomo, non vi pare perciò’ naturale che il luogo migliore in cui amarsi senza preconcetti e con la naturalità più profonda sia l’acqua?

Per saperne di più sui water retention landscapes: http://www.verlag-meiga.org/sites/verlag-meiga.org/files/Water_engl.pdf

Per apprendere le tecniche di water retention landscapes: http://terra-nova-school.org/participate-join/

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