Spartani d'Italia: la storia di Taranto raccontata nel Museo Ipogeo Spartano Bellacicco
Alla scoperta della Puglia, sono arrivata anche a Taranto, che mi ha riservato altre “sorprese ipogee”, dopo quella degli antichi frantoi che ho visitato in Salento.
Le mie amiche tarantine, quando ho chiesto loro cosa non potevo perdermi (cibo a parte) della “Città dei due mari”, non hanno avuto dubbio: dovevo assolutamente visitare il Museo Spartano, il luogo che ha reso ancora più orgogliosi i tarantini delle loro origini. Giovanna Boldi, appassionata della storia del luogo, già il giorno prima mi aveva accompagnata a visitare Saturo, il luogo dove arrivarono gli spartani che fondarono la città..
In questo bellissimo ipogeo situato a pochi passi dal mare a Taranto Vecchia, i coniugi Bellacicco hanno riportato alla luce e valorizzato con sapienza la storia della città dalla sua fondazione, con particolare riguardo alle radici spartane. Avere come guida il Dottor Marcello Bellacicco è stato il valore aggiunto al fascino del luogo. Con sapienza e spirito è riuscito a trasmetterci l’amore per la sua città e, con esso, cultura, mitologia, aspetti naturalistici e particolarità archeologiche. Le sue storie ci hanno portato avanti e indietro nel tempo, collegandoci con fili invisibili ai trascorsi della città sovrastante e al suo presente, nel quale ancora riecheggiano antiche sonorità filologiche ed il turismo culturale prende sempre più piede.
La struttura , in posizione centrale rispetto all’isola del centro storico, rappresenta un crocevia con le altre strutture ipogee del borgo antico che formano nel loro complesso il sistema della Taranto Sotterranea che abbraccia un periodo di 2720 anni di storia.
Gli studi storici, archeologici e geologici riportano come data di prima edificazione dell’ipogeo al periodo di fondazione della città di Taranto (706 a.C.) quando i Parteni guidati da Falanto scavarono i banchi di roccia per costruire le prime edificazioni e fortificazioni.
Chi erano i parteni? Cosa ci facevano gli spartani in Italia?
Sparta era una delle più grandi e influenti polis della Grecia antica, sorta al centro della Laconia nel Peloponneso intorno al X secolo a.C. Anche grazie a celeberrimi film, come “300” ormai tutti conoscono i guerrieri spartani e le loro incredibili gesta militari, dovute al fatto che venivano cresciuti fin da bambini come guerrieri.
Strabone, nella sua “Geografia”, racconta che negli ultimi decenni dell’VIII secolo a.C., durante le lunghissime guerre messeniche, Sparta rischiava di non avere più una giovane generazione di guerrieri, in quanto non nascevano più bambini essendo assenti gli uomini. I governatori della città allora acconsentirono che i Perieci (cittadini che non godevano di tutti i diritti politici propri degli Spartiati), fossero autorizzati a unirsi alle donne e a procreare figli di Sparta, detti poi ‘Parthenii’ e discriminati al rientro degli Spartani “purosangue”.
Venne il momento in cui questi Parteni, guidati da Falanto, organizzarono una sommossa, per ottenere dall’aristocrazia i diritti loro negati: la sommossa fallì e i rivoltosi, non potendo essere condannati a morte al pari degli schiavi, furono obbligati a lasciare la città alla ricerca di nuove terre.
Prima di partire, Falanto consultò l’Oracolo di Delfi alla ricerca di un responso circa il proprio futuro; l’oracolo di Apollo, tramite la Pizia, così sentenziò:
“Popolate la grassa terra degli Iapigi e siate la loro rovina.”
Falanto chiese anche un segno dal cielo dal quale capire quando sarebbe venuto il momento opportuno e l’oracolo sentenziò:
“Quando vedrai piovere dal ciel sereno, conquisterai territorio e città.”
Raggiunte le terre degli Iapigi, i Partheni attraccarono al promontorio di Saturo, dove Falanto, tra mille vicissitudini, ad un certo punto si trovò a giacere tra le braccia delle moglie Etra piangente. Lui, ricordando l’oracolo e sentendo il viso bagnato di lacrime, ricordò il che il nome della moglie aveva il significato di “cielo sereno” e capì che quello era il luogo in cui fondare la sua città: guidò i suoi verso l’entroterra e fondò Taranto.
Vi consiglio vivamente di ascoltare questa ed altre storie direttamente dalla voce del Dottor Marcello Bellacicco, che ho ascoltato per ben tre ore senza rendermi conto che il tempo passasse.Il suo modo unico di coinvolgere gli ascoltatori è una manna per tutti gli studenti che visitano quotidianamente l’ipogeo e hanno la fortuna di assistere ad una lezione di storia in un luogo che racchiude nelle mura le testimonianze dello scorrere dei secoli: il racconto è talmente divertente e coinvolgente, che non dimenticheranno facilmente le nozioni apprese.
Onore a chi, come i coniugi Bellacicco, ha sacrificato tempo e denaro per diffondere e salvare la cultura e nel museo ospita le opere di artisti ispirati dalle visite e dalla storia.
Il restauro della struttura, durato sei anni, e la sua gestione, sono stati realizzati dalla famiglia Bellacicco senza finanziamenti pubblici o privati.
Nel 2007 ha ricevuto il riconoscimento da parte del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali mediante apposizione di espositore all’ingresso della struttura.
Consiglio a tutti una visita e la visione del video che ho girato col Dottor Bellacicco: non ve ne pentirete!
Buon viaggio!
Sitografia:
http://www.filonidetaranto.it/p/ipogeo-spartano-bellacicco.html