La notizia è un po’ datata (2009), ma la ripropongo all’interno del mio blog perché di questi tempi fra pranzi e cene fuori, vacanze, belle giornate potrebbe capitare di imbattervi in questo “amletico” dubbio.
La notizia è un po’ datata (2009), ma la ripropongo all’interno del mio blog perché di questi tempi fra pranzi e cene fuori, vacanze, belle giornate potrebbe capitare di imbattervi in questo “amletico” dubbio.
Studi scientifici (condotti da un’equipe di ricercatori giapponesi) pubblicati sulla rivista “Journal of Agricolture and Food Chemistry” hanno dimostrato che il vero responsabile di questo mancato abbinamento sia il contenuto di ferro, mediamente maggiore nei vini rossi rispetto a quelli bianchi.
Più alto è il contenuto di ferro maggiore è il retrogusto spiacevole riscontrato e, con tutta probabilità, alla base di ciò potrebbe esserci una reazione chimica che avviene tra il ferro ed un acido grasso insaturo presente nel pesce.
Ciò non significa che tutti i rossi siano da evitare (anche perché, diciamocelo, i giapponesi non sono certo famosi per essere bravi sommelier). Come rilasciato in un’intervista al “Corriere della Sera”(9.11.2009), dall’allora presidente dell’Associazione Italiana Sommelier, l’importante è che nessuno dei due sapori sovrasti l’altro «come un matrimonio perfetto». Gli abbinamenti giusti si riconoscono «Studiando e provando, diventa del tutto naturale capire quando si raggiunge l’equilibrio perfetto».
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