Il Panda gigante, nonostante sia classificato come carnivoro, si ciba quasi esclusivamente di bambù; come mai?
Il Panda Gigante (Ailuropoda melanoleuca), quel grande orsacchiotto che intenerisce bimbi ma anche adulti, simbolo del Cina (dove è definito “tesoro nazionale” tanto da essere raffigurato sulle monete d’oro cinesi) e logo del WWF, appartiene all’ordine dei carnivori e alla famiglia degli Ursidi; ma come mai allora, nonostante la tassonomia, la sua dieta è essenzialmente quella di un erbivoro?
Il Panda gigante si nutre quasi esclusibamente di bambù (anche fino a 38 chili al giorno, pari a circa il 40-45% del suo peso); solo 1% della sua alimentazione è rappresentata da altre piante o da cibi di origine animale (uova ed insetti).
Alcune sue caratteristiche fisiche lo aiutano a cibarsi di questo alimento piuttosto duro:
– presenta due mascelle molto forti che gli permettono di rompere e masticare il bambù (e che gli attribuiscono quella faccia tonda e guance “paffute”)
– nella sua cavità orale è presente una sorta di muco che protegge la mucosa mentre spezza le canne di bambù
– è dotato di un “pollice” che in realtà non è un vero e proprio dito, ma che deriva dallo sviluppo dell’osso sesamoide radiale del polso e che gli permette di afferrare il bambù (sembra avere quindi sei dita)
Anche la dieta del suo antenato sopravvissuto circa due milioni da anni fa (un panda “nano”, la cui altezza infatti era circa la metà dell’attuale Panda gigante) era a base di bambù. Questo però rappresentava anche alimento del Gigantopiteco, vissuto nella stessa epoca, così che i due entrarono in competizione nell’approvvigionamento del cibo. Il Gigantopiteco è scomparso circa 200 mila anni fa, forse a causa della caccia dell’uomo.
Un tempo il Panda gigante viveva in tutto il sud ed est della Cina, oltre che nei vicini Myamar e Vietnam settentrionale, mentre ora è confinato nelle fitte foreste di bambù e conifere dei rilievi montuosi della Cina sud-occidentale, nelle province del Sichuan, Shan-si Gansu. Tale confinamento è dovuto allo sviluppo della popolazione umana e all’estensione dei suoi insediamenti, con il conseguente selvaggio disboscamento di tali foreste; inoltre tale scarsità di cibo spinge il Panda gigante a continui spostamenti rendendolo più esposto al bracconaggio e ai pericoli legati alle infrastrutture costruite dall’uomo. Tutti questi elementi (oltre ad un tasso di natalità molto basso: un cucciolo ogni due anni). fanno sì che questo animale sia uno tra quelli con un maggiore rischio di estinzione.
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