Nei giorni scorsi ho avuto l’occasione di visitare un posto che mi ha colpito molto: l’ospedale delle foche di St. Pieterburen, a pochi chilometri da Groningen nel nord dell’Olanda. Questo centro ogni anno ospita centinaia di foche malate o orfane, le cura e le rimette in libertà.
Purtroppo anche questi splendidi e dolcissimi animali risentono dell’inquinamento dei mari e sono soggetti ad epidemie virali e batteriche. Diverse foche ogni anno rimangono spiaggiate sulle coste del mare del Nord, nei pressi della piccola cittadina olandese, ed è qui che prima vengono osservate per qualche giorno (per capire se hanno davvero bisogno d’aiuto) e poi portate nel centro ospedaliero a loro riservato.
I casi più frequenti sono quelli di cuccioli di foca approdati lungo la costa senza più la propria mamma e quindi bisognosi di nutrimento, e di esemplari più grandi rimasti incastrati e feriti dalle reti da pesca o con vermi nei polmoni (e dunque destinati alla morte se non ricevono cure adeguate).
Appena arrivate al centro, le foche per prima cosa vengono messe in “quarantena” per capire se e quanto sono malate e di conseguenza se possono essere potenzialmente pericolose per gli altri esemplari. Una volta valutata la situazione della foca con tutte la analisi necessarie, essa viene curata ed alimentata a seconda delle esigenze (in media ogni foca mangia 5 kg di pesce al giorno!) e piano piano spostata in vasche sempre più grandi prima del grande giorno in cui viene liberata nuovamente in mare.
E’ sì perché il bello di questo ospedale è che le foche non vengono trattenute per sempre ma, una volta terminate le cure, vengono liberate nuovamente in mare. “Sono animali selvaggi e liberi e come tali devono vivere”…si legge su un volantino che illustra le attività del centro. Una delle volontarie ci ha spiegato che la permanenza media delle foche nell’ospedale è di circa 3 mesi, il tempo di ristabilirsi appieno per poter riprendere la propria vita in mare.
Il centro “Zeehonden Creche” (questo il sito internet: www.zeehondencreche.nl) è gestito da volontari che arrivano da ogni parte del mondo, anche dall’Italia, e vive esclusivamente di donazioni private. Ecco perché se passate in Olanda vi consiglio di farci un salto… i biglietti d’ingresso e la possibilità data agli ospiti di “adottare una foca” con un contributo di pochi euro al giorno sono essenziali per portare avanti le attività del centro, che vi assicuro fa un ottimo lavoro!
Vi lascio con la gallery delle foto che ho scattato nell’ospedale (quella montagna di reti da pesca colorata che vedete è stata creata con i pezzi in cui erano rimaste incastrate molte delle foche ospiti!…).
Alla prossima
Francesca
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