Cucinare le pale di fico d'India come fanno in Messico: una verdura buona e ricca di proprietà benefiche. Ecco la ricetta dei Nopales.
Chi non conosce i frutti succosi del fico d’India? Il suo nome scientifico è Opuntia ficus-indica (L.) Mill., 1768) è una pianta succulenta della famiglia delle Cactaceae, originaria del Messico ma naturalizzata in tutto il bacino del Mediterraneo e nelle zone temperate di America, Africa, Asia e Oceania.
Ma in questo articolo non vi parlerò dell’utilizzo culinario dei frutti, bensì di quello delle pale, che scientificamente si chiamano cladodi e sono il fusto della pianta, modificato per trattenere acqua nei climi aridi: non si tratta dunque delle foglie, che sono ridotte a piccole escrescenze presenti sui cladodi giovani, in modo da ridurre al minimo la traspirazione e la perdita di acqua da parte della pianta. Proprio per questo i fusti sono verdi, e provvedono a compiere la fotosintesi clorofilliana al posto delle foglie.
Proprio le pale giovani del fico d’India sono commestibili e utilizzate comunemente in Messico come cibo, oggi e fin dall’antichità, prima dell’arrivo degli spagnoli, al tempo degli Aztechi ad esempio. Sono chiamati Nopales (o Nopalitos una volta cucinati), una volta puliti dalle spine e venduti nei mercati come qualsiasi altro tipo di verdura qui da noi. Era da mesi che progettavo questo esperimento culinario e il corso che ho tenuto a Brindisi, mi ha permesso di raccogliere le pale di fico d’India fresche e tenere, quelle di color verde brillante e lunghe al massimo sui 20-30 cm. In più una delle ragazze che hanno partecipato era messicana e mi ha dato un sacco di consigli in merito (gracias Graciela ?). Quindi, sperando che la fatica e la pericolosità dell’operazione di raccolta e di pulizia delle pale, valesse la pena, ho cucinato i Nopales e… sono buonissimi!! Sanno di fagiolino e asparago, una via di mezzo. Tramite la cottura si elimina la gelatina che li rende viscidini e poi si possono consumare in insalata, oppure, come ho fatto io, saltarli in padella con aglio, olio e salsa di soia. Proverò anche a farli grigliati e impanati e fritti come ho trovato in altre ricette, ma per ora…ecco qui il procedimento che ho seguito:
1. Raccogliere le pale di fico d’India giovani e tenere. Io li ho raccolti in questi giorni, verso la seconda metà di giugno in Salento.
2. Portarle a casa e con un pelapatate o con un coltello molto affilato rimuovere le zone con le spine sulla parte piatta e tutto intorno alla pala.
3. Lavare accuratamente assicurandosi di rimuovere tutte le spine.
4. Tagliare le pale a cubetti di qualche cm
5. Raccoglierle in un tegame alto e ricoprirli completamente di acqua. Accendere il fuoco e portare ad ebollizione.
6. Aggiungere una presa di sale e due cucchiai di aceto bianco per circa 6 pale.
7. Fare bollire per circa 30 minuti, in modo che espellano la gelatina che li rende viscidi.
8. Scolare e lavare per qualche minuto sotto l’acqua fredda corrente in modo da eliminare la gelatina restante.
Ecco, i Nopalitos sono pronti. A questo punto potete condirli e mangiarli in insalata, oppure saltarli in padella, aggiungerli alle frittate… Io li ho serviti sulle frise di orzo con qualche pomodorino.
Sono un cibo davvero salutare, che ha poche calorie ed è fonte di fibre, pectine, mucillagini, emicellulose, che aiutano a mantenere sotto controllo i livelli di glucosio e colesterolo nel sangue, oltre che a favorire la digestione. Se consumati freschi, ci fanno il pieno di vitamine e minerali. Ma attenzione: i Nopales non andrebbero consumati, (soprattutto cotti, in quanto si è sperimentata una maggior rapidità del calo glicemico rispetto a chi consuma il succo crudo) da chi utilizza medicinali per controllare la glicemia, come i diabetici perché spesso causano un rapido abbassamento della glicemia. Inoltre, avendo proprietà diuretiche, non va consumato se prendete farmaci diuretici, o la diuresi essere troppo violenta. Il gel può impedire inoltre l’assorbimento dei medicinali presi entro due ore dall’ingestione de Nopales… consiglierei particolare attenzione a questo particolare alle donne che assumono contraccettivi orali, ad esempio.
Come dico sempre… le piante vanno conosciute, non sono innocue, e la dose fa il veleno. Quindi non esagerate anche se sono buoni 😉