L’auto non è morta

L’auto non è morta. Semmai, rischia di esserlo l’auto per come la conosciamo: quella con il motore a scoppio, a diesel o benzina, che fa rumore e inquina.

L’auto non è morta. Semmai, rischia di esserlo l’auto per come la conosciamo: quella con il motore a scoppio, a diesel o benzina, che fa rumore e inquina. Ma l’auto in sé è ben lungi dall’essere morta. E per fortuna, aggiungo. Sarà perché sono di Monza, ma l’idea di accantonare le auto (magari pure belle) per darmi solo alla bicicletta o a piccole utilitarie anonime non mi ha mai entusiasmato.

E potere vedere (e guidare) una Tesla Model S mi ha fatto capire che il futuro ci riserva molte sorprese interessanti, a livello di mobilità sostenibile.

Il marchio Tesla ormai lo conosciamo tutti: ritenuta da Forbes l’anno scorso l’azienda più innovativa del pianeta, la casa automobilistica fondata da Elon Musk, già patron di PayPal e SpaceX, è un esempio di sviluppo positivo della tecnologia, del design e della creatività in chiave sostenibile. Lo dico con un certo sollievo, dopo avere ritenuto per anni le auto americane dei “carrettoni”, vecchi di concezione e sporchi di emissione.

E la dico proprio tutta: per la prima volta da anni non mi sono sentito a disagio, godendo il fatto di passare da zero a cento km all’ora in tre secondi su un’auto sportiva. Sì, perché il mio amore per le corse (sia di auto che di moto) non si è mai spento, nemmeno nei momenti più “green” o decrescenti della mia vita. Ma mi ha sempre fatto sentire a disagio, appunto. Come si possono amare le due o le quattro ruote e contemporaneamente l’ambiente?

Una domanda un po’ idiota, forse, che ci si potrebbe fare per qualunque cosa, visto che tutto (ma proprio tutto) quello che usiamo, guidiamo, indossiamo, mangiamo ha un impatto ambientale più o meno importante. Una domanda, però, che mi sono sempre fatto, ma che solo guidando questo capolavoro ingegneristico mi ha portato a trovare una risposta. Una risposta semplice, quasi banale, che ho potuto però capire levandomi certi paraocchi (ideologici?) che mi ero messo da solo da una dozzina di anni a questa parte.

E la risposta sta nell’innovazione, quella vera. Quella che, anche se dietro c’è il perseguimento di un profitto, il consumo di tot risorse, le problematiche e le controversie ben lungi dall’essere risolte, aiuta comunque l’umanità a fare un passo verso la sostenibilità: proprio quello che fanno le auto elettriche, e Tesla in particolare. Il che è necessario, visto il numero di auto che sono state vendute al mondo anche solo nel breve tempo che è servito leggere o scrivere queste poche righe.

Anche se il prezzo di quest’auto non è alla portata di molti, date un’occhiata ai siti che ne parlano, o visitate uno show room in cui la potete vedere dal vivo (in Italia ce n’è uno solo, per ora, a Milano), e vi potrete rendere conto della direzione che prenderà presto tutto il mondo dell’auto. Una direzione che conferma ciò che ho sempre pensato: che impattare meno non porta necessariamente a fare rinunce. Nemmeno quella di vedere in giro ogni tanto una bella auto, oltre che tante belle bici.

Ma Tesla non è solo Model S, è una filosofia di vita, un modo di vedere che è andato oltre i vecchi schemi, capace di coinvolgere in una vera e propria comunità internazionale anche chi dell’ambientalismo se n’è sempre fregato prima. Sta proprio lì il bello di tutta questa storia: rendere cool la sostenibilità.

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