Il ciclo riproduttivo delle anguille è sempre stato un mistero, non da molto si è svelato l'enigna: la straordinaria migrazione verso il Mar dei Sargassi
Cosa sapete dell’anguilla, oltre al fatto che rientra come piatto nella tradizionale cucina natalizia soprattutto in alcuni paesi del sud Italia?
(E sapete il motivo di tale tradizione? L’anguilla, e più precisamente la femmina, chiamata anche “capitone”, per le sue sembianze fisiche con un serpente, si credeva fosse il simbolo del demonio, e quindi capace di tenere lontano il male; mangiarlo quindi a Natale significava propiziarsi un nuovo anno felice e sereno. Purtroppo a mio parere, quando le tradizioni mettono radici è poi difficile estirparle). Vi ha mai invece così tanto incuriosito al punto di andare oltre e di documentarvi riguardo le caratteristiche fisiche e soprattutto comportamentali di questo animale? Sapevate che durante la riproduzione compie una migrazione di migliaia di chilometri, argomento che rimane ancora avvolto da un alone di mistero anche per gli studiosi? Stupitevi anche voi leggendo quanto segue…
Solo recentemente si è riuscito a dare delle risposte più precise riguardo le abitudini riproduttive delle anguille, anche se già nei secoli scorsi diversi scienziati cercarono di risolvere l’enigma (curioso pensare che Aristotele fosse convinto che questi animali si generassero direttamente dal fango).
Ebbene, quando raggiungono la maturità riproduttiva, le anguille femmina discendono i fiumi per raggiungere il mare, incontrando così gli individui maschi che invece vivono nelle acque salmastre alle foci. È da qui che in autunno comincia la sorprendente migrazione verso il Mar dei Sargassi, un viaggio lungo 6000 km. Le anguille europee (Anguilla anguilla) partono dal Mar Mediterraneo, dalle coste atlantiche dei paesi europei e a sud fino a quelle del Senegal. Prima di partire il loro corpo subisce una serie di modificazioni: la pelle da verde bronzo con riflessi gialli diventa argentea per mimetizzarsi meglio nelle acque oceaniche, gli occhi diventano più grandi per vedere meglio nelle profondità; gli accumuli di grasso vengono invece utilizzati come fonte energetica in quanto durante il viaggio le anguille non si nutrono. Una volta raggiunta la meta, in primavera, depongono le uova, ad una profondità di 450 m. Gli adulti poi muoiono, infatti non compiranno mai il viaggio di ritorno.
Questa zona, oltre che dalle anguille europee, viene raggiunta anche da quelle nord americane; la loro zona di deposizione si trova leggermente più a ovest rispetto a quella delle europee, ma esiste un’area in sovrapposizione tra le due.
I leptocefali sono lo stadio larvale delle anguille, piccolissimi e trasparenti; sono loro che in estate ricominceranno il viaggio di ritorno, seguendo la Corrente del Golfo. Durante il tragitto aumentano di volume, trasformandosi in ceche una volta raggiunta la destinazione. Quelli americani impiegano un anno per raggiungere la meta, mentre quelli europei ben 3 anni. I maschi si fermano nelle acque salmastre a livello della foce dei fiumi, mentre le femmine li risalgono verso l’interno; vivono di giorno in anfratti, nascondendosi sotto la vegetazione, tra i rami sommersi o nel fango, si nutrono di notte di organismi vivi o in decomposizione (svolgendo quindi un ruolo importante per l’ecosistema). Possono rimanere qui anche molti anni prima di raggiungere, a loro volta, i maschi alla foce dei fiumi e chiudere nuovamente il ciclo come le loro progenitrici. Le femmine possono raggiungere i 120-150 cm di lunghezza, mentre i maschi i soli 50-60 cm.
Oltre ad essere, quella delle anguille, una delle migrazioni più sorprendenti del regno animale, soprattutto per la distanza che questi animali devono coprire, la forza e determinazione che devono avere per compiere tutto questo, è straordinario come tutto questo avviene solamente seguendo il loro istinto: come fanno a capire quando è arrivato il loro momento di partire? Cosa dice loro di dover raggiungere la foce dei fiumi nei quali vivono? E per fare questo vengono portate o dalla corrente dei corsi d’acqua, oppure strisciano sul terreno, di notte (essendo lucifughe) e nei giorni di pioggia (per evitare la disidratazione).
Purtroppo questo animale è a forte rischio estinzione, tanto da essere registrato nella Lista Rossa IUCN; questo è dovuto agli sbarramenti che spesso si trovano lungo i fiumi, ma anche alla pesca spinta (per il particolare ciclo riproduttivo delle anguille viene catturato il novellame per il ripopolamento delle valli da pesca).
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