La resilienza nei bambini

Cos'è la dote della resilienza e come possono i genitori aiutare i figli a svilupparla

Una metafora perfetta in grado di spiegare l’idea di resilienza è quella coniata dal neurologo e psichiatra francese Boris Cyrulnik: l’arte di navigare sui torrenti delle difficoltà della vita, risucchiati verso una cascata e sballottolati incessantemente tra le rapide…

Tutti, grandi e piccini, sperimentano nella vita la sensazione di sconforto e di abbattimento, in forme ed in intensità differenti naturalmente, ma anche i bambini nella loro quotidianità devono far fronte a situazioni più o meno difficili, che mettono a dura prova la loro personalità ancora fragile e in divenire.

E noi genitori che, se potessimo, spazzeremmo via in un attimo o ci accolleremmo le esperienze negative per tenerli al riparo, abbiamo un ruolo fondamentale…

Possiamo aiutare i bambini a sviluppare la resilienza: la capacità cioè di fronteggiare eventi traumatici in maniera positiva, reagendo ad essi ed uscendone fortificati.

La resilienza è sicuramente una dote innata, per cui diversa in ogni individuo, ma può essere potenziata con “stimoli ambientali” preziosi ed adeguati.

Vediamoli:

È un lavoro lungo che ha il suo inizio già nei primi mesi del bambino e che ha a che fare col primo attaccamento che la mamma è in grado di sviluppare con suo figlio.

Parlo di quel rapporto ideale che ben si può “disegnare” con l’immagine di un elastico: il bambino è in grado di allontanarsi dalla mamma per esplorare il mondo con fiducia e tornare da lei “raccontando” le sue esperienze, nella convinzione che la sua mamma è sempre lì a guardarlo da lontano, pronta ad accoglierlo e a consolarlo se ce ne fosse bisogno.

E’ un continuo andare e venire, che presto diventerà sempre più un andare e sempre meno un venire!

E’ qui che inizia a costruirsi la personalità, l’autostima del bambino, la sua capacità di esplorare il mondo seguendo la curiosità senza paure.

Sta a noi allora stimolare e incentivare questa curiosità permettendogli di allontanarsi, scoprire e costruire relazioni con i pari. Assecondiamo quindi le sue passioni e inclinazioni e proponiamogli esperienze adatte alle sue capacità dove possa sperimentare il successo.

Gratifichiamolo ogni volta che ce la fa e consoliamolo quando non ce la fa, con una buona dose di umorismo che aiuta sempre e con messaggi di fiducia e speranza.

E siccome i bambini imparano a vivere come i genitori, l’esempio sarà fondamentale; quindi il nostro modo di reagire in famiglia alle esperienze negative della vita, per loro sarà meglio di qualsiasi parola.

Stimoliamo la creatività dei bambini, il disegno e il racconto per esempio, per far sì che le emozioni negative, la rabbia, la frustrazione, non rimangano dentro, ma escano fuori e diventino scambio e condivisione con mamma, papà, o la maestra, o i nonni.

Valorizzare il gioco in compagnia con i coetanei è importante, perchè possano pian piano trovare oltre che in sè, anche negli altri, un supporto emotivo, un confronto e una risorsa.

Permettiamogli di praticare lo sport desiderato, più che quello che noi vorremmo per lui, lo sport che lo incuriosisce maggiormente, perchè possa innanzitutto praticarlo con l’animo sereno e poi perchè riesca a misurarsi con le proprie capacità e con l’idea di obiettivo> fatica> risultati> gratificazione.

Cerchiamo, per quanto possiamo, di creare un ambiente familiare privo di stress, perchè il bambino possa concentrarsi per i primi anni su se stesso senza interfenze, senza entrare in contatto magari con tensioni di coppia che non gli appartengono.

E per concludere, sarebbe auspicabile che gli sforzi familiari fossero portati avanti anche in ambiente scolastico, grazie all’azione di insegnanti empatici e positivi, perchè sono lunghi e importanti, per il carattere, gli anni che i nostri figli passeranno tra i banchi!

Fonte foto cultor.org

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