Il glifosato fa male: sono molti gli studi che confermano la dannosità del glifosato e i suoi legami con il cancro e con altri disturbi, tra i quali l’ansia.
Indice
Dopo il recente dietrofront dell’Oms, che aveva inserito nel 2015 il glifosato tra le sostanze potenzialmente cancerogene e ha ritrattato in questi giorni, sostenendo che non ci sono evidenze a supporto della pericolosità in tal senso, è da aspettarsi che la Commissione Europea proceda con il rinnovo della licenza. Ma l’erbicida è davvero innocuo per la nostra salute? Il glifosato fa male: sono molti gli studi che confermano la dannosità del glifosato e i suoi legami con il cancro e con altri disturbi, tra i quali l’ansia.
Studi recenti infatti dimostrano che il glifosato e il Roundup, il diserbante commercializzato dalla Monsanto a base di alluminio e glifosato, hanno effetti dannosi per la salute e sarebbero coinvolti nella diffusione di molti disturbi e patologie sui quali tanto si discute. Tra questi vengono menzionati infatti quelli che si piazzano ai primi posti come popolarità sul motore di ricerca Google: autismo, celiachia, depressione e ansia.
Facciamo un po’ di chiarezza in pillole:
- L’Oms è l’Organizzazione mondiale della sanità, un’agenzia speciale dell’ONU che si occupa di salute; se non la maggior autorità mondiale in materia, sicuramente la più influente.
- Il glifosato è un diserbante chimico totale, non selettivo, scoperto nel 1950 e brevettato nel 1970 dalla Monsanto company. Da quel momento è diventato il più diffuso in assoluto, perché ritenuto meno tossico rispetto ai diserbanti in uso fino ad allora e perché spinto dalla multinazionale più potente al mondo di biotecnologie.
- La Monsanto è appunto un’azienda che si occupa di mezzi tecnici per l’agricoltura; ha un fatturato di quasi 15 miliardi di dollari e il monopolio in molti paesi del mondo della distribuzione di sementi convenzionali e geneticamente modificati. Molti prodotti sotto brevetto della Monsanto sono stati oggetto di cause intentate a causa dei danni provocati all’ambiente, al bestiame e agli esseri umani.
Lo stato attuale delle trattative
La multinazionale, che nel 2001 ha visto scadere il brevetto sul diserbante a base di glifosato, mantiene il primato sulle vendite ed esercita una forte pressione affinché la sostanza non venga bandita. La Commissione Europea si è espressa con diplomazia sulla possibilità che il glifosato sia cancerogeno, basandosi sugli studi già condotti in ambito scientifico. Probabilmente i risultati al momento non indicano un ruolo evidente nello sviluppo del cancro, nonostante fosse stata proprio l’Oms a sollevare la questione un anno fa grazie ad uno studio su una forma particolare di linfoma.
I giochi politici in questo senso lasciano immaginare che vi siano molte zone d’ombra, ma alcuni studi hanno invece fatto luce sulle relazioni strette tra il glifosato e l’autismo, la celiachia, la depressione e l’ansia.
Secondo i ricercatori Anthony Samsel e Stephanie Seneff del MIT (Massachusets Insittute of Technology), il glifosato influirebbe sull’organismo umano in maniera distruttiva, legandosi al Manganese e inibendo gli enzimi CYP e distruggendo la flora batterica intestinale.
Questo meccanismo è stato battezzato Entropia Semiotica Esogena, ovvero un processo di deteriorizzazione di una funzione biologica di trasmissione di segnali a causa di un agente esterno.
In parole povere il glifosato, assorbito dal terreno e dalle colture, in particolare grano e soia, dove viene impiegato in quantità massicce, entra nel nostro organismo attraverso alimenti come la pasta, i biscotti, le farine e moltissimi prodotti confezionati che ne presentano tracce. Essendo l’alimentazione di massa costituita in gran parte da questo tipo di prodotti, il glifosato sarebbe presente nel nostro organismo costantemente.
Una volta raggiunto lo stato di intossicazione cronica, il glifosato agirebbe senza sosta in tre modi:
- legandosi al manganese con un processo chiamato chelazione e modificandone la disponibilità all’interno dell’organismo. Il morbo di Parkinson è stato correlato a grandi esposizioni industriali di questo metallo.
- Inibendo e sopprimendo la funzionalità degli enzimi CYP, i più importanti per la naturale detossificazione dell’organismo. Questi enzimi sono cruciali per lo smaltimento di tossine prodotte dal nostro metabolismo, farmaci, sostanze inquinanti, per la regolazione ormonale e soprattutto per l’assorbimento della vitamina D. Il metabolismo di questa vitamina è al centro dell’attenzione per quanto riguarda la maggior parte delle patologie moderne, come cancro, celiachia, sclerosi multipla, Alzheimer, diabete, autismo, depressione, ansia.
- L’esaurimento del manganese nell’intestino provoca la distruzione della flora batterica e in particolare dei Lattobacilli. Una carenza di Lattobacilli è stata riscontrata nei disturbi autistici e un loro reintegro è stato utilizzato con successo come terapia contro l’ansia, a conferma del fatto che ansia e intestino sono strettamente collegati.
Stephanie Seneff con altri ricercatori ha anche trovato una correlazione tra il glifosato nell’organismo e disfunzioni della ghiandola pineale, che regola il ritmo circadiano e provocherebbe disturbi del sonno rilevanti. Questi sono spesso associati alle patologie già citate e a molte altre e nell’ansia è fondamentale mantenere sincronizzato il nostro orologio biologico interno.
Glifosato e ansia
Sembra allora che la diffusione dei disturbi d’ansia, che secondo l’OMS riguarderà 1 persona su 2 al mondo entro il 2020, sia favorita da un’esposizione costante a questa tossina, attraverso l’inquinamento delle acque, del terreno e i residui presenti nell’alimentazione. Uno studio italiano, condotto da Il Salvagente dopo i risultati ottenuti in Svizzera e Germania sulla birra, mostra che tracce di glifosato rimangono presenti in moltissimi alimenti presenti sulle nostre tavole, come pasta, biscotti e farina.
Gli effetti del glifosato sull’organismo, che impediscono una disintossicazione naturale, distruggono la nostra flora batterica e l’equilibrio ormonale che regola tra le varie cose il nostro ritmo circadiano, costituiscono una base solida per lo sviluppo dell’ansia.
Attenzione: non bisogna correre a conclusioni azzardate e semplicistiche e sostenere che il glifosato sia l’unica causa dell’ansia o che ne sia una causa diretta. Nello sviluppo dell’ansia infatti sono coinvolti molti aspetti della nostra vita e il glifosato non è l’unico da demonizzare. Tuttavia una continua esposizione a questa tossina potrebbe indebolire il nostro organismo e porre le basi per lo sviluppo di molte malattie, tra le quali l’ansia.
È doveroso segnalare che sono state mosse anche alcune critiche agli studi presentati da Stephanie Seneff, ma è altrettanto importante segnalare come queste critiche provengano da persone legate al mondo del pro-OGM, dell’industria chimica e della Monsanto stessa. Le ricerche infatti sono state validate e pubblicate ufficialmente e non sono state smentite da nessuna autorità scientifica.
Cosa fare per eliminare i rischi
Innanzitutto è meglio non saltare a conclusioni affrettate, ma armati di buon senso possiamo semplicemente ribadire l’importanza di uno stile di vita attivo e un’alimentazione sana, biologica, che non comprenda il consumo di prodotti confezionati. Evitiamo di entrare in contatto quotidianamente con il glifosato e tutte le altre sostanze dannose utilizzate in agricoltura, attraverso scelte di consumo consapevole e una detossificazione naturale. È anche utile aumentare le difese dell’organismo, rinforzando la flora batterica intestinale e in generale riallineandoci con il nostro funzionamento naturale.
Se vogliamo trovare sulle nostre tavole soltanto cibi sani, se volgiamo che l’agricoltura non utilizzi sostanze pericolose, così come l’industria, quello che possiamo fare è condividere gli articoli e le informazioni a riguardo, la firma di petizioni e la sensibilizzazione, per diminuirne o abolirne l’utilizzo. Facciamoci sentire, condividi questo articolo!