Gli antidepressivi in gravidanza aumentano il rischio di disturbi del linguaggio nei bambini del 37%
Un team di ricercatori ha scoperto che gli antidepressivi possono penetrare nella placenta e entrare in circolo nel feto.
Circa il 10/15% delle donne in gravidanza negli Stati Uniti soffre di disturbi d’ansia o depressione e a molte di esse vengono prescritti farmaci antidepressivi. In Italia la situazione è molto simile e i dati potrebbero essere sovrapponibili a quelli americani.
A preoccupare sono gli effetti collaterali di questi psicofarmaci sulle madri, come dimostrato da tempo. Una ricerca d’archivio fatta su 61 studi scientifici da una dottoressa americana di Harvard, Lisa Cosgrove, mostra come i farmaci inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), i più noti farmaci antidepressivi, possano ad esempio aumentare il rischio di sviluppare tumori alla mammella e all’ovaio.
Ma la preoccupazione maggiore è rivolta ai nascituri. Ci sono 4 grandi categorie di disturbi che possono colpire i feti e i neonati in seguito all’assunzione di antidepressivi:
- Rischi teratogeni, ovvero la possibilità di causare malformazioni congenite;
- rischi di tossicità neonatale, come lo sviluppo di disfunzioni neurofisiologiche o comportamentali;
- rischi neuro evolutivi come lo sviluppo di disturbi dello spettro autistico (secondo uno studio il rischio di autismo aumenta dell’87%);
- rischio di aborto spontaneo.
Uno studio recente pubblicato sulla rivista JAMA Psychiatry ha mostrato come l’uso di antidepressivi in gravidanza aumenti il rischio per i bambini di sviluppare un disturbo del linguaggio. Il mondo medico difende l’uso degli antidepressivi in gravidanza sollevando la questione dei rischi legati al mancato trattamento della depressione nelle madri nel periodo pre o post natale.
I risultati di questo studio tuttavia mostrano come il rischio di sviluppare un disturbo del linguaggio per i figli di madri che in gravidanza hanno assunto antidepressivi aumenti del 37% rispetto i bambini figli di madri con depressione che non li hanno assunti.
Nello studio in questione sono state osservate più di 800.000 nascite dal 1996 al 2000 e sono state intervistate oltre 50.000 madri. Circa la metà di esse soffriva di depressione e 15.596 assumeva antidepressivi, mentre le restanti 9.537 pur soffrendo di un disturbo psichiatrico non assumeva psicofarmaci.
Una terapia farmacologica a base di antidepressivi SSRI era associata ad un notevole aumento del rischio di sviluppare un disturbo del linguaggio, indipendentemente dalla quantità di farmaci assunti. L’unico fattore che sembrava incidere ulteriormente sul rischio di sviluppo di un disturbo del linguaggio nei bambini era la gravità della depressione della madre.
I rischi per la salute dei bambini sono ben documentati, tuttavia i dati indicano un continuo aumento delle prescrizioni, dell’uso e dell’abuso di psicofarmaci come gli antidepressivi serotoninergici. Dalla fine degli anni ’80 negli Stati Uniti il consumo di antidepressivi è aumentato del 400%. Dati quantomeno allarmanti.
(via www.techtimes.com)
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