Ganesha, il dio elefante: cosa rappresenta il suo simbolismo

Una delle divinità induiste più conosciute e venerate è Ganesha, figlio di Shiva e Parvati. Nella sua rappresentazione simbolica, Ganesha identifica e racchiude alcuni aspetti e virtù dello yoga, motivo per cui viene conosciuto anche da chi pratica questa disciplina.

Una testa di elefante con grandi orecchie per ascoltare meglio, occhi piccoli per essere più concentrato e bocca piccola per parlare poco.

Viene rappresentato con una sola zanna. Secondo una leggenda, Ganesha mentre scriveva il Mahābhārata, uno dei più noti poemi epici indiani, spezzò la stilo con cui scriveva. Per continuare la stesura del poema, sotto dettatura del saggio Vyasa, si spezzò una zanna e continuò a scrivere con questa, preferendo la saggezza alla bellezza.

Ha quattro braccia. In una possiede il loto, fiore di purezza che rappresenta il buon agire. Il loto è il fiore che nasce dal fango e si mostra in tutta la sua bellezza, allo stesso modo rappresenta la purezza del nostro cammino supportato da Dharma. Anche per questo fiore simbolico che possiede, Ganesha viene identificato come simbolo di buon auspicio e buon augurio e simboleggia la capacità di superare gli ostacoli, infatti viene spesso invocato all’inizio di un’attività, come aiuto per superare ogni difficoltà.

Con due mani regge l’Ankusha, attrezzo che i conduttori di elefanti usano per guidarli. Nella mano di sinistra possiede dei dolcetti, i “siddhi”: i risultati di una buona pratica.

Nella proboscide Ganesha ha l’Amrita, il nettare degli dèi, in grado di generare uno stato di Ananda, ovvero di gioia suprema.

Ai piedi di Ganesha c’è il topolino Aku che simboleggia l’astuzia, la velocità. Secondo alcuni testi rappresenta, invece, il desiderio e la necessità di tenerlo sotto controllo per evitare che prenda il sopravvento.

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