Etichette ingannevoli e DNA di topo negli hamburger: sappiamo davvero cosa mangiamo?

Un recente studio inglese dimostra che in quello che mangiamo spesso si trova qualcosa di molto diverso da ciò che riportano le etichette...

Da un’analisi di laboratorio condotta su 258 campioni tra hamburger e preparati vegetali di 79 marche diverse vendute in California, è emerso qualcosa di sconvolgente: DNA di topo nella carne di manzo e burger vegetariani sulla carta, ma che in realtà contengono tracce di carne. Ancora peggiore, poi, la scoperta di DNA di topo in un hamburger surgelato.

L’idea di condurre queste analisi è venuta agli scienziati inglesi del Clear Labs, che hanno voluto fornire un’istantanea dell’industria dell’hamburger che ne delineasse le tendenze in fatto di qualità e sicurezza dei prodotti. Tra gli alimenti sotto analisi c’erano carne macinata, hamburgers, cibo da fast food e preparati vegetariani e ciò che è emerso in prima battuta riguarda la discrepanza tra le tabelle nutrizionali riportate sugli alimenti e nei menu dei fast food e i risultati dei test: 12 tra gli hamburgers analizzati contenevano ben 100 calorie in più rispetto a quanto riportato in etichetta. Un bel problema per il consumatore a dieta, per esempio.

In secondo luogo è stata riscontrata la presenza di DNA estraneo nei campioni: i ricercatori hanno trovato DNA di maiale in hamburger di manzo, così come del DNA di pollo in hamburger che avrebbero dovuto contenere solo carne di maiale. Nei prodotti vegetali, invece, era presente una discreta quantità di segale non segnalata in etichetta, che avrebbe potuto procurare problemi a soggetti allergici o intolleranti al glutine. Gli esperti sottolineano che l’aggiunta di segale in un prodotto ne compromette la qualità e lo rende al contempo più costoso. Oltre a queste aggiunte non segnalate, però, i campioni hanno evidenziato anche diverse mancanze: il 16% dei prodotti vegetariani analizzati presentava almeno 1 ingrediente in meno rispetto a quelli riportati in etichetta. Addirittura, in alcuni prodotti vegani ai fagioli neri non c’era alcuna traccia di questi legumi.

Come se tutto ciò non bastasse a far dubitare, se non della qualità, almeno della serietà con cui questo tipo di alimenti vengono preparati, ecco la scoperta shock: DNA umano e di topo in alcuni degli hamburgers analizzati. Nel primo caso gli esperti attribuiscono questo riscontro a capelli, unghie o pelle che potrebbero essere finiti all’interno delle lavorazioni; il secondo, invece, ci porta a dubitare seriamente delle condizioni igieniche in cui questi prodotti vengono preparati. In più, l’analisi aggiunge che le percentuali di DNA umano e di ratto rilevate sono in quantità tale da rappresentare un rischio per la salute dei consumatori anche se gli esperti tengono a sottolineare che “per legge alcune quantità minime di DNA umano e di ratto possono rientrare nella composizione degli hamburger e quindi son considerate accettabili”. Rimanendo in tema di salute, poi, diversi campioni contenevano tracce di agenti patogeni come salmonella, escherichia coli e aeromonas hydrophila, per citarne alcuni.

Il fatto che in alcuni burgers dichiarati vegani sia emersa la presenza di DNA animale potrà sembrare poca cosa a confronto con quanto affiorato fin qui, eppure anche questa discrepanza si aggiunge all’elenco di orrori rilevati dai ricercatori dei Clear Labs. Dallo studio è emerso che i prodotti vegetariani industriali non sono sempre qualitativamente eccellenti: “i produttori di alimenti vegetali dovrebbero essere diligenti in termini di qualità e sicurezza tanto quanto quelli di prodotti tradizionali – dichiarano gli esperti – eppure non è sempre così”.

È vero, lo studio condotto non riguarda alimenti prodotti in Italia, ma è anche vero che un luogo comune ci ricorda che “tutto il mondo è paese”: d’ora in avanti sarà bene guardare con occhio maggiormente critico quello che acquistiamo, soprattutto se si tratta di alimenti particolarmente lavorati, onde evitare spiacevoli scoperte future.

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