Vivono in uno spoglio e angusto box di appena 1 metro quadrato, senza mai respirare aria fresca o vedere la luce del sole. E nemmeno la possibilità di accedere liberamente al cibo e all’acqua. Nel loro corpicino sono stati inseriti degli “impianti”, all’interno dell’apparato respiratorio e sotto pelle, come testimoniano queste immagini. Sempre soli, sono spesso sofferenti, con tremiti e sintomi da intossicazione. In molti mostrano segni di malnutrizione e maltrattamenti.
Sono gli sfortunati beagle, di solito cuccioli di appena 6 mesi, impiegati nella sperimentazione animale dalla casa farmaceutica Menarini, che ospita anche la “RTC – Research Toxicology Centre”, un’azienda che solo nel 2011 avrebbe comprato da Green Hill ben 100 beagle per non noti test tossicologici. Anche la mia Vivi sarebbe potuta finire in questo posto orrendo, passando da un orribile lager all’altro.
“All’interno ci sono cani, ratti, conigli, topi, maialini, scimmie e cavalli. Mio malgrado ho assistito a una vivisezione su un cane. Era su un tavolo operatorio completamente aperto con i tubi attaccati e 4 persone attorno. Era vivo. Gli animali non vengono mai adottati, anzi sono tutti uccisi dopo gli esperimenti. Avere un contatto con gli animali era proibito. Se ti vedevano ti facevano un richiamo. All’inizio del lavoro ho firmato un foglio in cui si diceva che se io avessi fatto foto o video sarei stato perseguito. Quello che accade lì dentro deve rimanere lì”. Questa l’agghiacciante testimonianza contenuta in un’intervista rilasciata a Striscia da un ex dipendente.
Una volta entrati, quindi, per gli animali c’è solo la morte, dopo una vita passata dietro le sbarre tra dolorose sperimentazioni e senza mai ricevere un abbraccio o una carezza. Ma, come spiega Michaela Kuan, responsabile LAV settore Vivisezione, “in realtà gli animali possono essere, e dovrebbero, essere recuperati sia psicologicamente che fisicamente, se gli esperimenti a cui sono stati sottoposti non rappresentano un pericolo per l’ambiente e la salute umana, procedendo all’adozione presso associazioni o strutture. La sperimentazione è palesemente inutile in tutti i casi”. Silenzio, ovviamente, da parte della società, di cui forse ricorderete lo scandalo sollevato dai pm di Firenze del Novembre 2011, quando fu accusata di truffa ai danni dello Stato, riciclaggio, evasione fiscale, corruzione e riciclaggio di denaro.
Per dire basta a tutta questa inutile e gratuita sofferenza gli attivisti hanno organizzato per sabato 12 Gennaio, a partire dalle ore 11:00, un presidio davanti all’azienda, in via Tito Speri a Pomezia (qui l’evento su Facebook). “Alla Menarini – spiegano gli organizzatori- ci sono animali che vivono rinchiusi in gabbie, privati di ogni necessità etologica e fisica, sottoposti tutti i giorni a sperimentazioni per le quali non esiste limite al dolore che è possibile infliggere loro. Torture che noi neanche immaginiamo. Tutti insieme dobbiamo dire basta!“. Seguirà, a Febbraio, un vero e proprio Corteo nazionale (qui l’evento su Facebook). In nome di tutte le vittime condannate a morte dai vivisettori, con la speranza che la struttura venga sottoposta a un sequestro preventivo, proprio come accadde per l’allevamento di Montichiari. Noi ci saremo, e tu?
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Fonte foto: Legambiente