Andar per piante selvatiche: Carpobrotus, il fico degli Ottentotti

Il Carpobrotus o Fico degli Ottentotti è una pianta grassa di origini Sudafricane. Alcune specie producono un frutto commestibile ed il gel presente nelle foglie può essere utilizzato come rimedio erboristico.

Conosciuto come fico degli Ottentotti il genere Carpobrotus appartiene alla famiglia botanica Aizoaceae. Questa pianta dalle foglie grasse è stata importata dal Sud Africa e piantata un po’ ovunque per stabilizzare le dune sabbiose. Avendo trovato nei topi, golosi dei suoi frutti, un veicolo per diffondere i suoi semi, ed essendo rustica e di rapida crescita, è ora una pianta infestante che cresce soprattutto nelle regioni costiere.

Di solito qui da noi si trovano Carpobrotus acinaciformis e due sottospecie di Carpobrotus edulis, subsp. edulis e subsp. parviflorus, che ha fiori più piccoli di circa 50 mm di diametro, mentre in Sud Africa sono presenti sette specie. I suoi grandi fiori fucsia o gialli compaiono da Aprile a Settembre e lasciano il posto a frutti carnosi simili a fichi d’India in miniatura, a mio parere, più che ai fichi comuni.

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In questo momento mi torvo in Grecia, e per la prima volta ho trovato i frutti che sono riusciti a completare la loro maturazione: in Italia non mi è mai capitato, quindi ho colto l’occasione al volo, li ho raccolti ed assaggiati. La parte commestibile è quella interna, piena di semini immersi in una mucillagine liquida e saporita. Il profumo è ottimo, di frutta, mentre il sapore mi ha stupito, è leggermente salato e acido, poi arrivano al palato delle sorprendenti note di…caramella alla fragola e ananas, simile ad un aroma artificiale. La parte carnosa sotto la buccia è meno salata e più dolce. Buono, non me lo aspettavo, ma la consistenza viscida non è tra le cose che preferisco. Se ne troverò una grande quantità, proverò a trasformarli in una confettura agrodolce, da servire con formaggi o piatti salati in generale.

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Gli Ottentotti sono una popolazione di pastori del Sud Africa (sterminata brutalmente dai tedeschi nei primi anni del ‘900) ed i reperti archeologici relativi ai loro insediamenti e luoghi di sepoltura, indicano che i frutti sono consumati dagli esseri umani fin dall’antichità. Ancora oggi, un infuso dei frutti è assunto dalle donne durante la gravidanza per garantire la nascita di un bambino sano con un parto facile e tradizionalmente il succo delle foglie è spalmato sul capo dei nuovi nati per renderli più agili e forti.

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Ho anche assaggiato le foglie, che ho letto in molti articoli essere commestibili, ma sono tanniche e andrebbero lasciate spurgare per ore e ore in acqua, cambiandola spesso, prima di poterle consumare.

Il succo delle foglie, tannico e astringente, può però essere utilizzato come rimedio erboristico, applicato esternamente per il trattamento di tagli, eczema, punture di insetti, scottature e come collutorio per trattare mal di gola, infezioni gengivali e ulcere.

A quanto pare, masticare un pezzetto di foglia e deglutirne il succo succo è un ottimo rimedio per alleviare il mal di gola, e potete provare ad applicare il succo della pianta come rimedio di emergenza per contatto con meduse, ustioni e piccole ferite: crescendo vicinissima al mare è una medicina che la natura ci mette a disposizione nel posto giusto!

Buona raccolta e buoni esperimenti!

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Bibliografia

  • Van Jaarsveld, E.J. and De Villiers Pienaar, U. 2000. Vygies, gems of the veld. A garden and field guide to the South African mesembs. Cactus & Co., Grafica Quadro, Tradate, Italy.
  • Goldblatt, P. & Manning, J. 2000. Cape plants. A conspectus of the Cape flora of South Africa. Strelitzia 9. National Botanical Institute, Pretoria & Missouri Botanical Garden Press, Missouri.
  • Hutchings, A. 1996. Zulu medicinal plants: an inventory. University of Natal Press, Pietermaritzburg.
  • Roberts, M. 1990. Indigenous healing plants. Southern Book Publishers, Halfway House, South Afirca.
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