Il finocchio marino, (Crithmun maritimum) è un pianta spontanea che si può raccogliere sugli scogli nelle regioni affacciate sul mare e poi utilizzare in cucina come aromatizzante.
Nel corso della mia ultima permanenza in Salento, oltre ad aver sperimentato in cucina le pale di fico d’India, ho raccolto altre piante spontanee, e in particolare di una voglio parlarvi, il Finocchio Marino, che in alcune regioni d’Italia chiamano Erba di San Pietro e che scientificamente si chiama Crithmum maritimum L. una pianta appartenente alla famiglia delle Umbelliferae (come il finocchio) adattata a resistere alle alte temperature e al sale (alofita).
L’ho trovato in piatto di pasta che mi hanno servito in un ristorante a Marina di Castro, sminuzzato fresco come il prezzemolo e mi ha subito incuriosito: non capivo se fosse una pianta o un’alga, a causa della difficoltà a vedere le venature e i piccioli delle foglie, quindi ho chiesto alla cameriera di cosa si trattasse. Mi ha spiegato che era una pianta spontanea che cresce sugli scogli, vicino al mare e che viene utilizzata per il suo sapore simile a quello delle foglie fresche di finocchio selvatico, e aggiungo io, delle foglie fresche di aneto. E che ogni volta che il padre andava a pescare ne portava a casa un poco da utilizzare in cucina.
In rete ho poi trovato tantissime ricette e troverete in fondo alla pagina link alle pagine che mi sono piaciute di più. Io ho naturalmente immediatamente perlustrato gli scogli vicini e trovato la pianta con le radici ben conficcate tra le crepe della roccia e ho raccolto le foglie cicciottelle, leggermente salate e profumatissime. Mi sono aiutata con un coltellino e affilato, in modo da non danneggiare le radici tirando, mi raccomando sempre di rispettare le piante quando le raccogliete: sempre solo nella quantità che utilizzate e lasciando, oltre che la pianta sana, una parte anche per gli animali selvatici, che siano fiori per gli insetti o foglie per gli altri animali.
Il momento migliore per la raccolta è quello della fioritura, in cui la pianta ha la maggior concentrazioni di sostanze aromatiche, ma per me che abito lontano dal mare è già una fortuna essere in grado di trovarlo.
Ho raccolto due mani piene di foglie e a casa le ho trasformate:
- In un aceto aromatizzato, che si è rivelato il modo migliore per mantenere ed esaltare il profumo della pianta.
- In un delicato sugo per la pasta, e la ricetta la trovate qui sul mio blog di cucina.
Per fare l’aceto aromatizzato, che utilizzo per condire in particolare le patate lesse, oltre che le insalate, ho lavato le foglie del finocchio marino e senza sminuzzarle le ho messe in un vasetto di vetro ben sterilizzato con l’acqua bollente. Ho poi riempito l vasetto di aceto di mele biologico, che preferisco a quello di vino come sapore, oltre ad avere un sacco di proprietà benefiche. Vi consiglio di riempire il vasetto fino all’orlo e una volta passate tre o quattro settimane, di filtrare l’aceto e di metterlo in un contenitore più comodo. L’ho tenuto in un luogo fresco e al buio per circa tresettimane, ed è pronto per essere gustato.
La pianta in giugno era già sfiorita, e anche i semi erano ormai dispersi. I fiori sono molto simili a quelli del finocchio che tutti conosciamo, e li vedete in questa bella foto:
Vedi anche:
www.piantespontaneeincucina.info