Negli ultimi anni, Shein è cresciuto in maniera esponenziale. Il suo è un business basato sulla produzione di capi di bassa qualità e usa e getta. Un modello che genera enormi quantità di rifiuti tessili inquinanti, che si aggiungono alle frequenti segnalazioni di casi di sfruttamento dei lavoratori. Un modello di vendita che, però, incontra il favore delle nuove generazioni, spesso troppo impegnate a seguire i like. E il guadagno facile
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In genere cominciano così: “vi faccio vedere cosa ho comprato oggi” o “non vedo l’ora di aprire questo paccoooo” (contornate, solitamente, da emoticon e codici sconto a go go). Oppure, mute, si cambiano magliettine e gonne alla velocità della luce, giusto il tempo di un reel o di un video su YouTube che non sfori i venti minuti.
Sono i “video haul” che, ok boomer, significa letteralmente “video bottino” e sono quegli splendidi siparietti in cui le ragazze (influencer, blogger, neofite) attraverso i social aprono pacchi e scatoloni pieni zeppi di vestiti e oggetti comprati a bassissimo prezzo su Shein o altre piattaforme.
Lo scopo? Farsi e fare pubblicità, invogliare all’acquisto per avere sconti, visualizzazioni e follower, riempire armadi già traboccanti spendendo pochi euro e comodamente da casa. Eppure, sappiamo bene che quei capi verranno usati una, al massimo due volte, dopodiché andranno dritti in discarica, inquinando il suolo e rilasciando sostanze chimiche nocive.
https://www.instagram.com/p/CQ1RWo1pnQy/
Cosa sono i video haul?
Si tratta di video lanciati sui social in cui la ragazzina (sì, in genere sono le donne a farli, e la loro età varia dai 15 ai 35 anni) riprende sé stessa mentre svuota una bustona ancora piena di indumenti che mano a mano proverà anche.
Il più delle volte si tratta di capi d’abbigliamento, cosmetici o accessori, ma possono anche capitare oggetti d’arredo come le candele o le mug in stile americano.
A ogni prodotto c’è una descrizione (fatta in toni del tutto colloquiali e che spesso lascia il tempo che trova) e il giudizio sempre positivo, oltre al suo prezzo e al motivo per cui è stato acquistato.
Il più delle volte riguarda il fatto di aver trovato il capo tanto desiderato a un prezzo super basso:
Ma perché fare un video haul?
Perché fa tendenza e perché in alcuni casi si guadagna anche.
“Fatemi sapere se i miei consigli sono stati utili” e intanto le hauler generano reazioni, interazioni e fidelizzazioni che spesso si traducono in moneta.
Quelle ragazze, infatti, più hanno visualizzazioni e più sono “oggetto” di strategie di marketing da parte delle aziende. Le visualizzazioni che un video haul può fare tramuta la ragazza “esperta” in acquisti su Shein e spacchettamenti in una generatrice di buzz marketing: una sorta di viral marketing basato sull’idea che il passaparola ne aumenti la visibilità.
Così, nel caso di Shein, l’hauler (truccatissima, con unghie sfavillanti e trendy), fornendo un giudizio positivo su un prodotto spesso sulla scia dell’entusiasmo di un pacco appena arrivato, scatena un vero e proprio rimbalzo da una follower all’altra, rendendo quel particolare capo l’oggetto del desiderio di tutte:
https://www.youtube.com/watch?v=T-8fmXPaaQo
Un giochetto dal quale aziende non possono rimanere escluse, tanto che inviano prodotti gratis alle hauler affinché facciano del buzz marketing. E non finisce qui: l’elevato numero di visualizzazioni richiama anche l’attenzione di YouTube, che vorrà stringere una partnership con la proprietaria del canale e pagarla per produrre video (la hauler riceverà anche una quota delle entrare pubblicitarie).
Le storture dei video haul
Ascoltateli bene, escono tutte dalle frasi che in quei video si possono ascoltare. Ne ho estrapolate solo alcune:
Ho comprato questi stivali, ma non sono quando li userò
L’ho comprato per il completo, ma in realtà io i costumi interi non li indosso
Questo non lo trovi nei negozi fisici
L’unica cosa che va sistemata forse è qui (indicando il décolleté) per cui probabilmente farò togliere le coppette
Ho paura dei materiali di questi top perché se mi fanno troppo caldo finisco per non indossarli
Non mi piace come mi sta
Tutto è indicativo di una cosa: quei capi arrivano così, a scatola chiusa. Ovviamente non vengono provati prima, né misurati. Non sai come ti sta addosso, se è stretto, se largo, se ti sta bene. Acquisti per il semplice gusto di acquistare, perché “tanto costa poco, che importa se poi non lo indosso“.
Eccola la stortura numero 1 di un sistema famigerato di nome Shein.
Ma attenzione: Shein ha solo accelerato il modello “test and repeat” (la logica secondo cui un’azienda, per cambiare rapidamente gli articoli, produce piccole quantità di una gamma di stili diversi l’uno dall’altro), che era stato reso già famoso da Inditex e H&M, proprietaria di Zara (solo il 6% dell’inventario di Shein rimane in stock per più di 90 giorni).
Il marketing aggressivo, combinato con l’uso di algoritmi che scansionano nel vero senso della parola i social media alla ricerca di micro tendenze, è quanto di più pericoloso c’è per il nostro Pianeta e per la salvaguardia dei diritti umani.
Cominciare a capire come funziona, magari tentando di trasmettere nozioni e conoscenze ai ragazzi, potrebbe essere il primo fondamentale passo verso la salvezza.
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Fonte: YouTube
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