Tutto quello che bisogna imparare dal Paese che ha sconfitto la disinformazione digitale, fin dalle scuole

L'Estonia dal 2010 ha avviato diversi programmi scolastici per far conoscere e riconoscere le fake news fin dalla più tenera età perché saper affrontate le sfide e i tranelli della reta diventa sempre più importante

La lotta alle fake news e agli attacchi cibernetici in Estonia si insegna a scuola dove apprende come riconoscere pericoli e falsità. Questo paese dell’est Europa nel 2007 ha subito un pesantissimo cyber-attack dall’ex madre patria russa con il risultato di rivolte nelle strade di Tallin per la diffusione di notizie tendenziose. Dal 2010 sono stati avviati programmi obbligatori e non per tutti i cicli scolastici focalizzati sull’educazione alla cultura digitale e alla sicurezza.

Sicurezza digitale dall’asilo all’università

All’asilo i bambini utilizzano giocattoli con manopole e mandare impulsi a un insetto per far compiere determinate azioni, un’attività propedeutica alla comprensione del coding e del funzionamento degli algoritmi. Alle scuole elementari e medie i concetti sono integrati nelle normali lezioni: nell’ora di matematica si studia come leggere le statistiche e la loro manipolazione; nei corsi d’arte si analizzano immagini e pubblicità. Alle superiori è obbligatorio frequentare il corso su media e influenza per capire meglio il ruolo dei media e del giornalismo, il funzionamento di social network, bot e troll. Alcune università hanno ideato dei corsi per analizzare il giornalismo mainstream e il fact-checking.

Nel Media Literacy Index 2021, compilato dall’Open Society Institute (OSI), l’Estonia si è posizionata terza, dietro a Finlandia e Danimarca, salendo sul podio delle nazioni con il più alto potenziale di resistere alla disinformazione in base alla qualità dell’istruzione, alla libertà dei media e all’elevata fiducia tra le persone. L’Italia si è classificata al 21esimo posto su 35 paesi presi in esame.

Sicurezza in Rete, i dati presentati al Ministero dell’Istruzione

In occasione della Giornata mondiale per la sicurezza in Rete, celebrata l’8 febbraio, è stata presentata presso il Ministero dell’Istruzione la ricerca annuale realizzata da Generazioni Connesse su un campione di 2.472 studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado. Il 42% resta collegato dalle 5 alle 10 ore al giorno, contro il 59% dello stesso periodo dell’anno scorso. Chi si definisce “sempre connesso” scende dal 18% del 2021 al 12% del 2022. Il restante 46% degli adolescenti coinvolti, invece, stima di trascorrere online meno di 4 ore al giorno, contro il 23% complessivo di 12 mesi fa. Il 55% dei giovani sostiene di aver ricevuto indicazioni sulla sicurezza online, soprattutto dai docenti.

Il ministro per l’Istruzione, Patrizio Bianchi, in occasione di questa giornata ha sottolineato l’importanza del digitale e come le “competenze digitali che trasmettiamo alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi non riguardano solo la capacità di conoscere gli strumenti, ma di governarli”. Ha poi chiosato: “Le parole sono pietre, spesso vengono lanciate in Rete con poca attenzione, ma ogni parola conta e la scuola deve insegnarlo”.

 

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La ricerca presentata dall’onlus Telefono Azzurro

Anche la storica onlus Telefono Azzurro, attiva dal 1987, ha condotto una recente analisi su un campione di 815 giovani, tra i 12 e i 18 anni, e di 855 genitori, su temi legati alla presenza online degli adolescenti. Il 53% dei giovani intervistati rimane connesso tra una e tre ore al giorno; il 43% dichiara di aver fatto acquisti in autonomia per motivi di gioco; il 25% ha usato la carta di credito dei genitori previa autorizzazione, il 4% all’insaputa degli adulti.

 

Le paure dei genitori

Dalla survey emerge la preoccupazione dei genitori per i pericoli della rete: l 63% teme che i figli possano essere adescati online da predatori adulti con scopi sessuali; il 38% che i giovani possano rimanere vittime di bullismo o che prendano parte a sfide pericolose per il 29%. Infine il 25% degli adulti immagina che possano ricevere richiesta di invio di foto provocanti da parte dei coetanei  o che accedano a contenuti pornografici (24%).

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FONTI: Media Literacy Index; Ministero dell’Istruzione; Internet Safer day;  Telefono Azzurro e Doxa Kid

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