Il tecnostress, riconosciuto come nuova malattia professionale, provoca dei seri problemi di salute. Ecco quali
Tecnostress, ovvero quando un lavoro digitale ci rende nervosi, irrequieti e di pessimo umore. A mettere in luce questo aspetto è una ricerca condotta su un campione di poco più di mille “mobile workers”. Di questi, quasi la metà ha avuto problemi di salute a causa dell’uso prolungato e intenso di tablet, smartphone e pc, in una vera e propria “overdose da tecnologia”.
L’indagine è stata portata avanti da Netdipendenza Onlus in collaborazione con l’Associazione italiana formatori salute e sicurezza sul lavoro (Aifos).
Realizzato su un campione di 1.009 di lavoratori digitali, lo studio ha acceso i riflettori (ancora una volta) sulla mania ormai di tutti di essere costantemente connessi: sa da un lato è vero che smartphone, tablet e computer portatili sono diventati strumenti di lavoro abituali, il loro utilizzo eccessivo può favorire rischi per la salute. E il bello è che è un circolo vizioso: da un lato i tipici sintomi dello stress (mal di testa, ansia, ipertensione, insonnia, depressione, disturbi alla memoria, attacchi di panico), dall’altro l’elettrosmog, cioè la lunga esposizione ai campi elettromagnetici emessi da smartphone e tablet.
Da qui al tecnostress, riconosciuto come nuova malattia professionale dopo una sentenza della Procura di Torino, il passo è davvero breve. L’analisi condotta da Netdipendenza ha coinvolto 1.009 lavoratori digitali: l’87,5% dichiara di usare frequentemente dispositivi mobili connessi a Internet per motivi di lavoro e la maggior parte usa un computer connesso al web per 8 ore al giorno (18,4%), ma c’è anche chi arriva a 10 ore (9,8%) e chi oscilla tra le 12 e 16 ore (complessivamente il 6% circa). Il 64,1%, inoltre, usa lo smartphone un’ora al giorno per conversazioni di lavoro (circa 30 ore al mese), anche il sabato e la domenica. Alcuni lavoratori usano lo smartphone anche 6 ore al giorno, con pause di 30 minuti.
Tantissimi, inoltre, non staccano mai gli occhi da computer, smartphone e tablet nemmeno la sera a letto per motivi professionali (complessivamente il 66,5% circa), o il sabato e la domenica (circa il 90%). Il 65,5% è consapevole dei rischi dei campi elettromagnetici correlati all’uso dei dispositivi mobili, ma non può farne a meno.
Tutto ciò cosa provoca? Il mal di testa è il minimo: l’87% confessa che questo attaccamento alla tecnologia gli provoca affaticamento mentale e tra questi, l’8,7% lamenta seri problemi alla salute e il 39,6% problemi occasionali: in tutto, dunque, il 45% dei lavoratori fa i conti con acciacchi e disturbi da tecnostress.
Calo della concentrazione, nervosismo , alterazione dell’umore, tensioni neuromuscolari, stanchezza cronica, insonnia, ansia (20,4%), disturbi gastro-intestinali (15,8%), dermatite da stress (6,9%). Tra i sintomi più gravi alterazioni comportamentali (7,1%), attacchi di panico (2,6%) e depressione (2,1%).
A questi rischi, si aggiungono quelli che provengono dall’esposizione eccessiva ai campi elettromagnetici, su cui, però, ci sono da approfondire ancora molti punti.
E quanto alla ormai celebre “dipendenza dalla tecnologia digitale“: spegnere computer&Co ci è sempre più difficile e ci mette addirittura in disagio e per molti è un’ipotesi da non considerare affatto. Consigli? Beh, forse, è tutta questione di volontà: nel vostro tempo libero provate a dedicarvi ad attività più rilassanti, a una bella passeggiata, alla meditazione o allo sport per recuperare la concentrazione e la vitalità. Netdipendenza Onlus pubblicherà nei prossimi mesi la guida gratuita “No TecnoStress, sì Aloe“. All’interno una selezione di indirizzi dei centri benessere e olistici antistress nelle varie regioni italiane e da frequentare rigorosamente senza smartphone!
Germana Carillo
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