La condivisione spasmodica online delle foto e dei video dei minori è sfuggita di mano a tanti genitori anche in Italia. Adesso una proposta di legge punta a vietare lo sharenting e proteggere bambini e ragazzini da una serie di rischi sottovalutati (fra cui la pedopornografia)
Sui profili dei genitori abbondano i video e le foto dei figli minorenni, immortalati in vari momenti della giornata: mentre fanno il primo bagnetto, mentre dormono o giocano al parco. Ogni momento può diventare instragrammabile e per alcuni influencer (e non solo) tutto questo è pane quotidiano. Si tratta di un fenomeno dall’ampia portata che ha un nome ben preciso: sharenting, nato dall’unione delle parole inglesi “share” (condividere) e “parenting” (genitorialità).
Questa tendenza sta esponendo i minori a rischi sottovalutati, soprattutto oggi nell’era dell’Intelligenza Artificiale. Le immagini di bambini e ragazzini possono finire nelle mani di pedofili o cyberbulli con una facilità impressionante. A metterci in guardia sui pericoli che corrono i nostri figli o nipoti online è un inquietante spot (divenuto virale) realizzato dalla DeutscheTelekom, la più grande azienda di telecomunicazioni tedesca.
Protagonista della campagna “Share with Care” una bambina di 9 anni, resa ormai adulta grazie all’AI: nel video, proiettato in un maxi schermo, spiega in lacrime ai genitori perché è assolutamente da evitare esporre i minorenni sui social, mostrando una serie di drammatiche conseguenze per il loro futuro e la tutela della loro privacy:
https://www.instagram.com/p/C4vRetctnaF/
Il dibattito in Italia sullo sharenting
Ogni anno in Europa i genitori condividono online una media di 300 foto dei propri figli. Secondo recenti statistiche, il 75% mamme e papà pubblicano regolarmente foto e dati dei propri figli su Facebook, Instagram e altre piattaforme social, senza pensare a ciò che potrebbe accadere.
Qualche mese fa il Parlamento ha approvato il disegno di legge per garantire ai minori il diritto alla loro immagine e proteggerli dalla sovraesposizione online. E in Italia? Nel nostro Paese qualcosa inizia finalmente a muoversi. Abbiamo già assistito a delle sentenze che hanno dato ragione a figli, divenuti maggiorenni, che hanno denunciato i propri genitori per video e foto condivisi quando erano piccoli. Una delle più significative è quella emessa dal Tribunale di Mantova nel 2017, con cui è stata condannata una madre aveva pubblicato sui social le foto dei figli senza il consenso dell’altro genitore.
Al momento però non esiste una normativa che lo vieta e il dibattito sulla delicata questione è aperto. Domani mattina verrà presentata daalla Camera dei Deputati una proposta di legge per mettere finalmente un freno allo sharenting e proteggere i minori.
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